Il parroco don Beniamino perde la testa: la sua missione sacerdotale non sembra più trovare senso di fronte ai bisticci degli operatori pastorali, ai suoi fallimentari e poco diplomatici tentativi di richiamo al cuore del messaggio evangelico.

Pure il Vescovo lo richiama e sembra non riconoscere le sue umane velleità di carriera. Lascia un biglietto, il telefono e le chiavi della macchina creando sgomento tra i suoi parrocchiani. I colpi di scena, in cui si sorride per l’evidenza delle nostre debolezze, non finiscono presto.

Jean Mercier -giornalista esperto di questioni religiose del settimanale “La Vie” al suo primo romanzo, caso editoriale in Francia- ha disegnato una storia davvero godibile in un clima molto francese, ma anche tanto cattolico-universale, che descrive con estrema semplicità e inattesa profondità temi molto particolari, umani e spirituali.

Ce lo rende ancora più sorprendente e vicino una frase di Jean Vanier – capace tante volte di raccontarci e comprendere le ferite di ogni cuore- in cui ci si imbatte proprio al cuore del breve romanzo: «Uno non sa veramente cosa vuol dire amare, finché non ha dovuto amare delle persone difficili, o anche assai difficili, se non addirittura impossibili da amare».

Cristina Tersigni, 2107

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.139


Il signor parroco ha dato di matto ultima modifica: 2017-09-06T09:05:44+00:00 da Cristina Tersigni

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