Ogni genitore accorto si preoccupa di individuare qualche attività che il proprio figlio possa svolgere al di fuori della scuola e si chiede quale possa essere il suo futuro quando la scuola l’avrà terminata. Sono domande ricorrenti, legittime, ma per la mamma e il papà di un ragazzo disabile questi sono però interrogativi che nascondono spesso un disagio e sottendono quasi inevitabilmente una richiesta di aiuto, a volte anche molto angosciata. Una realtà come quella de La Lampada dei Desideri nasce per rispondere almeno in parte a questa richiesta.

Nel cuore del quartiere Magliana, il 24 Novembre 2011, nasce questa organizzazione di volontariato e prende vita attraverso la solidarietà e l’impegno di alcune persone, con un pizzico di fortuna e, come dice la presidentessa e fondatrice Paola Fanzini, “con l’intervento di Dio”. Lo scopo è quello di creare per le persone disabili del territorio, di tutte le età, perciò non solo per i ragazzi, uno spazio comune dove incontrarsi, divertirsi e svolgere attività che rivelino le loro capacità e le loro naturali inclinazioni.

Il locale fino a cinque anni fa era adibito ad attività è stato poi messo a disposizione specificatamente per attività in favore di persone disabili; anche la ristrutturazione è stata pressoché gratuita grazie alla generosità di fornitori e volontari. Ecco quindi che tra le mura coloratissime di questo ampio locale, si alternano laboratori di artigianato, di cucina, di pittura, di teatro e molto altro ancora. Le iniziative sono tantissime, tante quanti sono gli interessi e le passioni di ciascuno e ognuna è svolta all’insegna dell’amore incondizionato (coloro che se ne occupano sono tutti volontari) e della libertà (ciascuno può fare ciò che preferisce, come e quando vuole e con i propri tempi). La Lampada non intende porsi come un centro occupazionale, bensì come luogo dove incontrarsi, fare delle cose insieme, se si vuole, stare semplicemente seduti su un divano, parlare con qualcuno, navigare col pc.

Ogni venerdì o sabato sera, per esempio, La Lampada si trasforma e diventa il “Diversamente pub” dove si trascorre del tempo insieme, si festeggia un compleanno, si balla, si canta e si beve, come in un qualsiasi altro pub e dove l’unico elemento di “diversità”, appunto, è il grande tavolo intorno al quale ci si siede tutti insieme come in una grande famiglia.

C’è il laboratorio di pittura dove, secondo lo spirito de La Lampada, e sotto la guida di un esperto, le tele vengono dipinte a più mani, come a più mani sono realizzati i lavori nel laboratorio di artigianato o i prodotti della cucina quali i taralli. Prodotti che poi vengono venduti in occasione di mercatini o feste e il guadagno della vendita vanno direttamente a chi ha prodotto e non nella cassa della Lampada. Difatti, e qui è Paola a ribadirlo, l’associazione vive solo di una quota associativa annuale dei partecipanti e di qualche donazione spontanea, senza alcun finanziamento o sostegno pubblico: una precisa scelta, dettata dalla volontà di non avere vincoli o “paletti” di sorta, come dice Paola.

Tra i vari laboratori e spazi occupazionali c’è inoltre un orto botanico, una biblioteca, un laboratorio di cucina, un’attrezzata palestra per massaggi fatti gratuitamente da professionisti volontari. E ancora, grazie ad un’iniziativa che si distingue per originalità e per la filosofia che la sostiene, una web-radio che si chiama “11Radio”. Si tratta di uno spazio in un canale radio cittadino che coinvolge diverse organizzazione del terzo settore, il cui punto di forza non sta nell’indice di ascolto, ma in quello di partecipazione e da cui recentemente si sta trasmettendo un’audiostoria intitolata “Le avventure del lupacchiotto curioso” ideata e scritta dai ragazzi stessi. Storia dalla morale non sempre scontata: un cucciolo curioso parte alla scoperta del mondo e indirettamente, scopre se stesso e le proprie inaspettate capacità, esattamente come dovrebbe fare ogni ragazzo, disabile o meno.

Un posto insomma, La Lampada dei Desideri, dove il filo conduttore di ogni progetto ed iniziativa è la consapevolezza che la persona disabile può, vuole, e sa fare. Può rendersi indipendente e soprattutto utile nel lavoro manuale e ripetitivo, e nel lavoro intellettuale, creativo. Non stiamo parlando, perciò, di un rifugio dove nascondersi, – esempio palese è la volontà di non rimuovere le vetrine del vecchio locale commerciale – ma dove farsi vedere, far sentire la propria voce e interagire, ridonando consapevolezza di sé anche ad un’intera comunità, quella del quartiere Magliana, che purtroppo è stata sinonimo prevalente di devianza, dal quale raramente emergono gli aspetti più veri e significativi, quelli di un quartiere popolare dove impegno sociale e solidarietà sono sempre stati una componente essenziale.

Eleonora Capizzi, 2015

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.130

La lampada dei desideri ultima modifica: 2015-03-19T11:30:53+00:00 da Redazione

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