Siamo in Calabria negli anni ‘80. La protagonista, che ci racconta questa storia, ha 11 anni, un fratello di 5, una mamma in sedia a rotelle, un papà factotum. Vivono in una comunità di accoglienza composta da persone molto varie: per età, per condizione sociale, per guasti… Vivono insieme una vita non facile, handicap fisico o psichico non sempre va d’accordo con le persone che si sono drogate o che continuano a farlo.

Gli avvenimenti si intrecciano, ruotano attorno a personaggi più di spicco, si fanno sempre sentire nella loro violenza e nella loro dolcezza, a seconda dei casi.

Ma cos’è una comunità come questa dove vive una bambina di 11 anni?
“ Una compagna di classe che ha voluto assolutamente venire a casa a studiare con me, ha voluto che le raccontassi per bene che cos’era e io mi ci sono preparata. Mi aspettavo che lei restasse scioccata nel vedere tutte quelle persone in carrozzella: mia madre in carrozzella, Alfredo in carrozzella , Serena che è mongoloide e poi i tossici e tutti gli altri personaggi di passaggio. Invece niente. Si è limitata a dire “wow” come nei fumetti.”

Nella comunità c’è una ragazza “tossica” con una spiccata personalità, sa ad esempio, disegnare molto bene. E’ attorno a lei che la protagonista del libro converge le sue attenzioni: vorrebbe essere come lei, vorrebbe attirare la sua attenzione, soprattutto vorrebbe vederla guarita, liberata dalla dipendenza.

L’autrice, nata all’interno della Comunità di Capo D’Arco, si è poi trasferita nella Comunità Progetto Sud con la famiglia. In questo libro prende spunto dalla sua esperienza per raccontare di una crescita diversa.

Mariangela Bertolini, 2013

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.125

Chi resta deve capire – Recensione ultima modifica: 2014-03-29T11:06:35+00:00 da Mariangela Bertolini

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