L’ultima notizia in questo campo risale a pochi giorni fa: 30 arresti a Napoli per false pensioni di invalidità. E non si tratta di un caso sporadico. I giornali sono pieni di dati impressionanti: circa il 30% dei beneficiari di pensioni di invalidità non ne avrebbero diritto.

Dall’Inps sarebbero state revocate nell’ultimo anno 18.840 pensioni… Anche se gonfiate e forse poco verificate sono cifre che contengono certamente una gran parte di verità.

Dobbiamo quindi pensare che fingendosi ciechi, o affetti da gravi malattie respiratorie,o colpiti da disturbi gravi psichici, tantissimi cittadini italiani ogni anno derubano lo stato e tutti quelli che pagano le tasse, campando o arrotondando le loro entrate con pensioni destinate a sostenerli nella loro esistenza di malati immaginari. Chi sono? Ci saranno tra loro i furbetti e gli indigenti, imbroglioni di professione e persone emarginate magari a loro volta, strumentalizzate.

Ma la riflessione che mi sembra più utile è un’altra: come può avvenire tutto ciò? Gli assegni di accompagno, le pensioni di invalidità vengono assegnati da un team di medici e amministratori dopo accurate visite di controllo, esame di ampia certificazione, riunioni per il confronto dati. Sono tutti costoro ciechi o incapaci, o ignoranti di scienza medica? O piuttosto semplicemente vale anche qui la regola del segnalato, del favore di scambio, del chiudere un occhio anzi due davanti alla richiesta di qualcuno cui non si può dire di no?

Seconda riflessione: chi viene direttamente danneggiato da questo sistema? troppo facile da capire. E’ naturale che per evitare tanti raggiri, tanti fondi sottratti con l’inganno, la pubblica amministrazione tentando di tutelarsi, ricorra a controlli sempre più fiscali Le persone che soffrono realmente di pesanti menomazioni si vedono così sempre più pressate da controlli, obbligate a ripetuti esami clinici, sottoposte ad indagini a volte umilianti con gravi perdite di tempo e fatiche anche da parte dei famigliari ed operatori.

D’altro canto nel pieno di una crisi finanziaria, anche le spese per l’assistenza pubblica vengono decurtate mentre aumenta il numero di chi si trova economicamente in difficoltà e i servizi del welfare ne risentono. Accade così che persone realmente colpite da disagi psichici e fisici da un anno all’altro, a causa di criteri sempre più rigidi e restrittivi, si vedono ridotto il vitalizio, sottratto o dimezzato l’assegno di accompagno o il sostegno scolastico.

I tempi sono duri e da sempre il rispetto della cosa pubblica, il rigore nell’osservare la Legge non è un tratto fondamentale del nostro modo di essere cittadini. Eppure siamo anche il Paese di Don Orione e dei suoi istituti, di Don Milani e della sua scuola, di Basaglia e dell’apertura dei manicomi. Siamo il Paese in cui ancora in questi giorni un film girato in carcere con detenuti condannati a pene assai pesanti ha avuto un premio internazionale.

È possibile che in un Paese così non si riesca ad eliminare la vergogna e il delitto delle pensioni sottratte a chi è meno in grado di difendersi?

Pennablù, 2012

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.118

Pensioni rubate ultima modifica: 2012-03-16T10:01:09+00:00 da Pennablù

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