Suona la sveglia: è ora di svegliare mia figlia Vanessa… deve andare all’asilo! Mi avvicino a lei e con dolcezza la sveglio. Pian piano apre i suoi occhietti, si stiracchia e mi sussurra:” Buongiorno, mammina!”. Poi i suoi occhietti vanno verso la foto di suo fratello Gabriele: lei gli sorride, questo credo sia il suo buon giorno verso di lui. Facciamo colazione, ci prepariamo e via di corsa verso l’asilo; lì ci salutiamo, dandoci appuntamento a più tardi.

Arriva l’orario per andarla a prendere, e Vanessa ogni volta mi racconta che sente parlare i suoi compagni dei loro fratelli o sorelle… lì vedo che il suo viso diventa triste ed esce la sua vocina: “Mamma, a me manca tanto Gabriele!”

E io le rispondo: “Anche a me, piccola, ma non bisogna diventare tristi!”… così i suoi occhi neri si illuminano e nel suo viso torna il sorriso. I giorni passano così, rincorrendo il tempo, cercando di fare tutto quello che c’è da fare, ma sempre nella gioia del Signore.

Una mattina in particolare, Vanessa decide di portare con lei un cagnolino di pelouche di nome “Cucciolotto” (un ricordo di Gabriele da parte sua); portatolo a scuola, un bambino gli chiede se il cagnolino è suo, lei risponde subito: “E’ di mio fratello; ma lui è morto, è in cielo che mi guarda”; il compagno di scuola crede che lei si stia inventando tutto ed inizia a prenderla in giro.

Vado a prendere la mia piccola e la vedo triste; appena arrivate a casa mi racconta il tutto, io cerco di tranquillizzarla facendole capire che il bimbo non sapeva niente, la incoraggio a cercare di capirlo e di non essere arrabbiata con lui.

La mattina dopo ci risvegliamo come ogni mattina, e dopo aver pregato e aver affidato la giornata al Signore, usciamo di casa e arriviamo a scuola, la saluto con un bacio come quello che ogni madre da alla propria figlia/o, affinché si senta protetta e la rassicuri per tutto il giorno. Parto per sbrigare tutte le commissioni di quella mattina.

Alle 15,30 vado a prendere Vanessa, e la maestra mi trattiene per raccontami che quella mattina nelle classe è successo qualcosa di diverso, una cosa che ha toccato i cuori dei piccoli, ma anche dei grandi.

Vanessa ha detto “basta!” a quei compagni che continuavano a dirgli che Gabriele non esisteva e alla frase: “Sei stata tu a ucciderlo!”… Per lei una pugnalata al cuore, visto che quel fratello lo ha desiderato tanto e avrebbe voluto averlo a casa come tutti gli altri che hanno il proprio fratello a casa.

Ha messo tutti a tacere, ordinando loro di sedersi e ascoltarla bene; e lì comincia a testimoniare la storia di suo fratello, così come la sente da noi, come noi l’abbiamo raccontata a lei… come la può raccontare una bambina di 6 anni appena compiuti.

Le maestre l’hanno lasciata fare, comprendendo che era arrivato il momento che tutti i compagnetti di scuola sentissero quella storia tanto triste, ma piena di Amore. La maestra continua a raccontarmi che tutti l’hanno ascoltata con attenzione: ha raccontato i giorni a Roma… della bottiglietta che andava fino al braccio della sua mamma, che erano le vitamine per il suo fratellino così piccolo, di quando ha saputo della sua nascita di suo fratello e della gioia che ha provato, di come era bello, la prima ed unica volta che l’ha visto e del momento doloroso della sua morte; ma il sapere che lui è lassù che la guarda ed è vicino al Signore le mette sicurezza e trova la forza dall’Alto.

Poi ha iniziato a parlare de La Quercia Millenaria e di zia Sabrina e di Zio Carletto (come li chiama lei) e di tutto quello che fanno le famiglie della Quercia, di cui fanno parte anche i suoi genitori.

Ecco, Vanessa ha raccontato tutto quello che aveva nel cuore; ha aperto il suo cuore, facendo vedere che sulla morte non si scherza, che tutto quello che dice è vero e che anche lei ha un fratello che abita nei cieli e ha un nome come tutti i fratelli hanno: Gabriele!

I compagni di scuola che l’avevano presa in giro si sono alzati chiedendole scusa, abbracciandola, e lì le maestre hanno ripreso la classe in mano, facendo capire a tutti che bisogna essere sempre uniti.

Io sono stata felice di quello che era successo in classe, sapevo che prima o poi sarebbe successo ed ero pronta a questo. Mi sono girata verso Vanessa con un grande sorriso, dandole un bacio e dicendole: “Hai fatto bene! Mamma è orgogliosa di te!”.

Siamo uscite dalla scuola a testa alta, così alta che vedevamo il cielo. Ho ringraziato il Signore per aver usato Vanessa come canale sul quale fa scorrere il suo Amore verso gli altri.

Bianca De Pascalis, 2010

Coordinatrice Ramo Toscana de LaQM Sezione di Livorno
Tratto da “La Quercia Millenaria“ del 4 febbraio 2010

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.111

Il coraggio della piccola Vanessa ultima modifica: 2010-09-30T16:10:59+00:00 da Bianca De Pascalis

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