Secondo quanto è apparso su alcuni giornali, il Papa, nell’udienza generale del 25 novembre 1987, avrebbe affermato che l’epilessia «predispone alla possessione demoniaca» (Corriere della Sera, 12-1-1988, in Corriere/Scienza, con articolo di A.M. di Nola). L’articolista, dopo aver citato due brani del detto discorso, giudica l’intervento del Papa un «ritorno agli aspetti più tetri e nefasti del Medioevo», un passo indietro nel «lungo e difficile cammino che la scienza ha compiuto per individuare clinicamente il quadro dell’epilessia e per liberare la società civile dal peso di barbarici pregiudizi nei riguardi dei malati». In altre parole, il Papa, sempre secondo il di Nola, si farebbe paladino di una campagna rivolta «a sostituire ai sussidi scientifici la classica terapia esorcistica, che resta, per il rituale cattolico e per quello di alcune chiese riformate, l’unica valida via per ottenere la guarigione dell’epilettico-indemoniato».

Se ciò è vero, si comprende il disagio provato dai cattolici venuti a conoscenza di tali affermazioni. Ma è proprio questo quello che il Papa ha detto? L’articolo del di Nola è chiaramente fazioso e deformante non solo rispetto al citato discorso papale, ma anche nei riguardi della posizione cattolica in generale. Ogni cattolico minimamente consapevole della propria fede sa infatti che l’epilessia, come tutte le malattie, è soggetta a ricerca scientifica e a cure mediche. Ma altrettanto spontaneamente, il credente, in caso di malattia, come in tutti gli altri casi della vita, sa ricorrere anche alla preghiera. L’uomo non è una macchina. La malattia non riguarda solo l’aspetto somatico di una persona. In ogni malattia, abbia essa manifestazioni prevalentemente fisiche o psichiche, è la persona che è malata. E la scienza medica ufficiale spesso va ancora a tentoni, non sa dire nulla o quasi su alcune malattie. Da qui il diffondersi delle medicine alternative, e del ricorso a quegli «irrazionalismi che ci assediano», giustamente denunciati dal di Nola. Ma non è certo nelle aree della Chiesa che prosperano maghi, guaritori e santoni di varia provenienza. Quanto all’esorcismo, la Chiesa ne limita strettamente la pratica, affidandola a presbiteri sperimentati e prudenti, scelti dai rispettivi vescovi. Ognuno di questi «esorcisti» troverebbe ridicolo affermare che l’epilessia sia segno di possessione demoniaca o predisponga ad essa, per cui andrebbe trattata con l’esorcismo. Ma ancora più ridicolo è attribuire tali propositi al Papa.

Il discorso da lui tenuto il 25 novembre 1987 (cfr. Osservatore Romano del 26-11-87, p. 4) è una catechesi sul significato salvifico dei miracoli compiuti da Gesù. Tra questi miracoli vi è lo «scacciare i demoni». Fa parte della fede della Chiesa credere che Gesù salvatore libera l’uomo non solo dal «male», ma anche dal «maligno». Il Papa, attenendosi ad alcuni racconti evangelici, ne fa un breve commento, per sottolineare appunto l’azione liberatrice di Gesù. Egli richiama anzitutto il racconto dell’indemoniato di Gerasa (Marco, cap. 5), un uomo che viene ricondotto da Gesù a se stesso e alla pacifica convivenza con i suoi compaesani. È da questo commento del Papa che viene tratta la prima citazione del di Nola («Siamo dunque ai margini…»). L’epilessia qui non c’entra. Il Papa dice soltanto che nella condizione patologica descritta dal Vangelo, «giocano fattori fisici e psichici», oltre che spirituali (potere maligno, ostile a Dio e quindi all’uomo e a Cristo). Gesù opera una liberazione totale.

Quindi il Papa passa a commentare l’episodio di Marco, cap. 9, 14-29 e da questo commento è stata presa la seconda citazione del di Nola. Ma per capire bene il pensiero del Papa, bisogna avere la pazienza di leggere tutto il paragrafo 4:

Nel Vangelo di Marco troviamo anche la descrizione dell’avvenimento qualificato abitualmente come guarigione dell’epilettico. Infatti i sintomi riferiti dall’evangelista sono caratteristici anche di questa malattia («schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce»). Tuttavia il padre dell’epilettico presenta a Gesù suo figlio come posseduto da uno spirito maligno, il quale lo scuote con convulsioni, lo fa cadere per terra e lui si rotola spumando. Ed è ben possibile che in uno stato di infermità come quello s’infiltri e operi il maligno, ma anche ad ammettere che si tratti di un caso di epilessia, dalla quale Gesù guarisce il ragazzo ritenuto indemoniato da suo padre, resta tuttavia significativo che Egli effettui quella guarigione ordinando allo «spirito muto e sordo»: «Esci da lui e non rientrare più» (Cfr. Mc 9, 17-27). È una riaffermazione della sua missione e del suo potere di liberare l’uomo dal male dell’anima fino alle radici.

Da tutto il testo risulta questa concatenazione di pensieri:

  1. L’episodio di Mc 9 viene chiamato abitualmente (dagli esegeti) «guarigione dell’epilettico».
  2. Di fatto, i sintomi riferiti dall’evangelista sono anche di quella malattia.
  3. Tuttavia il padre del ragazzo lo presenta come posseduto da uno spirito maligno.
  4. È ben possibile che, in quel caso concreto, vi sia stata una presenza del maligno.
  5. Comunque, anche se si fosse trattato di un caso di epilessia (e non di possessione demoniaca), è significativo che Gesù abbia effettuato quella guarigione sotto la forma di un esorcismo.
  6. Ciò è segno che Gesù vuole liberare l’uomo non solo dal male fisico, ma anche da quello spirituale. La sua è un’opera di liberazione totale, che include anche liberazione dal peccato e dalla morte, compreso il «maligno», che del male è autore e istigatore.

Dunque il Papa, commentando quel preciso episodio evangelico, ammette due possibili interpretazioni:

  1. Che in quel giovane ci fosse una presenza del maligno, come affermava il padre;
  2. che quel ragazzo fosse affetto da epilessia, come sostengono abitualmente gli esegeti moderni.

La citazione del di Nola, omettendo la seconda parte della frase («ma anche ad ammettere che si tratti di un caso di epilessia…»), fa credere che il Papa identifichi epilessia e possessione demoniaca, cosa manifestamente falsa.

Che poi il Papa creda nell’esistenza del maligno, non glielo si può rimproverare come se fosse una sua particolare «simpatia», perché fa parte della dottrina unanimemente ritenuta dalla Chiesa. Però bisogna intendersi: c’è modo e modo di credere ciò. Se credere all’esistenza del diavolo significa immaginare mostri con corna e coda per far spaventare i bambini o per stigmatizzare persone e gruppi, allora ben cada questa credenza. Ma la fede insegna tutt’altro. Anzitutto il centro del messaggio cristiano è l’annuncio della salvezza-liberazione portata da Gesù e compiutasi nella sua morte e risurrezione. «Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi» afferma Paolo; «state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù» (Lettera ai Galati, 5,1). È questa fede che vince paure, superstizioni e tutti quegli irrazionalismi che pullulano proprio là dove la Chiesa non riesce più a far sentire la parola dell’Evangelo.

In secondo luogo, è il Nuovo Testamento stesso che ci rivela qual è l’azione specifica del maligno: essa consiste nel portare via dal cuore dell’uomo la parola di Dio (cfr Me 4,15); nell’istigare alla menzogna, all’omicidio, all’odio contro il prossimo e all’ingiustizia (cfr Gv 8,44; 1 Gv 3,10.12); in una parola, nel tenere schiavo l’uomo (cfr Le 13,16). Il cristiano crede in Gesù, nella sua grazia di liberazione, e perciò lotta contro il male in tutte le sue forme e con tutti i mezzi, quelli naturali (come la medicina) e quelli soprannaturali (come la fede e la preghiera) facendosi vicino a chi soffre. E questa «semplicità» che gli viene rimproverata (e che viene rimproverata al Papa): ma è quella che ancora riesce a meglio rendere conto di tutti i dati dell’esperienza umana, senza eliminarne alcuno.

Enrico Cattaneo S.I. , 1988

Pontificia Facoltà Teologica – NAPOLI

Che cosa ha detto il Papa sull’epilessia ultima modifica: 1988-03-28T16:31:27+00:00 da Redazione

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