Il giardino che nessuno sa

di Antonietta Pantone

La storia della reliquia di Giovanni Paolo II

14 Feb 2024 | Il giardino che nessuno sa | 0 commenti

Cari amici, se ho scelto di raccontare la storia della maglietta di Giovanni Paolo II è perché lui è stato il primo a farci credere in noi quando era ben consapevole che la sua malattia lo stava portando via. Ricordo ancora come se fosse ieri quando ha detto che avrebbe indetto un giubileo straordinario per noi, conosciuto poi come il “Giubileo della misericordia”. Fu aperto in seguito da Papa Francesco che, portando avanti il messaggio di Giovanni Paolo II fece sì che lui non venisse mai dimenticato nemmeno dai più piccoli.

Con l’avvicinarsi del giubileo del 2025, che tutti aspettiamo con grande trepidazione, vorrei ricordare l’uomo che grazie anche alle sue fatiche e alla sua sofferenza ha fatto sì che oggi siamo diventati un punto fondamentale per la Chiesa Cattolica nonostante la nostra disabilità.

Vi riporto quindi la testimonianza che ho raccolto da una religiosa in quella che fino al 2013 era la casa Provinciale delle “Figlie della Carità” della provincia di Roma.

Io sono una Figlia della Carità e sono entrata in questo noviziato nel ’63. L’anno dopo (nel ’64) è venuta una giovane ragazza di nome Anna intenzionata anche lei a diventare Figlia della Carità. Dopo 5 mesi però si è accorta che quella non era la sua vera vocazione e quindi è andata via. Nella sua vita ha lavorato sempre come infermiera al policlinico Gemelli e il 13 maggio ’81, giorno dell’ attentato al papa Giovanni Paolo II, la suora era di servizio alla sala operatoria del Gemelli.

Il Papa è stato portato all’ospedale e le infermiere sono intervenute tempestivamente per togliergli gli indumenti che aveva e prepararlo per la sala operatoria. Anna ha fatto mettere il Papa di fianco per svestirlo tagliando gli indumenti e assicurandosi che il papa si muovesse il meno possibile per non compromettere ulteriormente la sua situazione.

Completato questo lavoro il Papa è stato condotto in sala operatoria e Anna, superato il momento dell’intervento chirurgico, ha notato la maglietta intima bianca del Papa tutta macchiata di sangue; ha pensato immediatamente di raccoglierla, l’ha avvolta in una garza bianca e l’ha portata a casa. Qui ha ulteriormente avvolto il pacco in un asciugamano di
spugna bianco e lo ha riposto nel suo armadio.

Gli anni sono passati, Anna ha continuato a lavorare moltissimo con tutta se stessa per il bene delle persone che si trovava ad assistere e curare finché, giunto il momento della pensione e di dover andar via, si è resa conto con sgomento di essere completamente sola e di non sapere dove andare. I genitori erano ormai morti, non si era costruita una vita con una sua famiglia e aveva orrore all’idea di restare sola.

Un giorno pensò che forse avrebbe potuto bussare alla porta della casa provinciale dove era stata nel ’63, e così fece, chiedendo accoglienza e di poter trascorrere gli anni di vita che le rimanevano con quelle suore.

Suor Anna è arrivata alla casa provinciale l’antivigilia di Natale del 1996, il 23 dicembre. Ed è rimasta lì sino alla morte, conducendo la stessa vita della suore della casa della carità. Una sera mi chiese di essere accompagnata in camera, ha preso dall’armadio un involto di stoffa bianca e me lo ha messo in mano dicendomi che conteneva la maglietta di Papa Wojtyla, la maglietta che indossava il giorno dell’attentato. Nel consegnarmelo si è raccomandata di non fare propaganda, per il momento il fatto doveva rimanere un segreto e io mi sono attenuta al suo desiderio, riponendo a mia volta il pacchetto nell’armadio della mia stanza.

Ma il pensiero della maglietta del Papa mi tornava sempre in mente, mi preoccupava in particolare il timore che potesse rovinarsi e avere bisogno di essere conservata diversamente affinché potesse durare nel tempo. Così mi sono decisa a confidarmi con una consorella e insieme abbiamo deciso di farla sistemare in modo più appropriato: persone esperte nella conservazione la hanno stesa, poggiata su due lastre di vetro, hanno tolto
l’aria e l’hanno sigillata. Ed è ancora oggi così, ben conservata ed è possibile vederla.

Volevo che si conservasse l’autenticità di questa reliquia e ho confidato ad una consorella quello che mi aveva detto la nostra amica Anna, che nel frattempo era morta ed era stata sepolta insieme alle nostre sorelle suore. Inoltre ho pensato di scrivere nel dettaglio tutta la storia per mantenerne viva la memoria. Ho scritto una lettera con la storia e l’ho conservata
insieme a quella di Anna. Quando è morto il Papa, per far sì che la chiesa riconoscesse ufficialmente la reliquia, l’ho portata in Vaticano insieme alla lettera mia e a quella di Anna. Ho lasciato la reliquia lì e sono tornata a casa. Dopo 15 giorni mi è stata ridata. Adesso è esposta e visibile a tutti.

Questa reliquia è così importante perché ci mostra come il Papa abbia messo radicalmente in pratica il perdono verso gli altri. Dopo la guarigione il Papa si è infatti recato in carcere per parlare con colui che ha attentato di assassinarlo e lo ha perdonato. Questa lezione dovrebbe accompagnarci nella vita di tutti i giorni poiché, specialmente da adulti, è difficile abbandonare i risentimenti e perdonare chi ci fa del male.

La storia della reliquia di Giovanni Paolo II ultima modifica: 2024-02-14T13:01:00+00:00 da Antonietta Pantone
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