In passato abbiamo dato voce alle loro esperienze e riflessioni [le trovate nel N.9 del 1985 e tramite tag fratelli e sorelle]: ve ne riproponiamo alcune per sottolineare il loro ruolo fondamentale all’interno della famiglia.

Mia sorella è per me un riferimento grande, mi ha insegnato sul campo che la preziosità della vita sta nelle piccole cose e nelle conquiste quotidiane e soprattutto che le diversità più le allontaniamo da noi più ci fanno paura. Spero di riuscire a tenere sempre nella mente questi insegnamenti e a passarli con amore alle mie figlie.
Francesca


Me lo sento addosso lo sguardo degli altri. Quegli occhi di diffidenza, di curiosità, di timore. Quegli occhi fissi che cercano di decifrare, di capire, mentre io, mio fratello, cerco di proteggerlo. Qualche volta c’è chi lo prende in giro…cosa permessa solo a chi gli vuole bene. Agli estranei NO… Il mio sguardo diventa feroce.
Stefania


So che mio fratello, una delle persone più importanti della mia vita, ha ed avrà sempre delle difficoltà che gli impediranno di cavarsela completamente da solo. Avrà comunque bisogno di qualcuno che lo aiuti e che lo guidi ed io sono felice di essere quella persona perché si è fratelli per tutta la vita.
Imma


Quando rimaniamo da soli in casa, quelle rare volte che i nostri genitori escono la sera, ci divertiamo moltissimo. Si instaura automaticamente un feeling, un rapporto paritetico che ci soddisfa entrambi…con la famiglia al completo diventa intrattabile. Per questo preferisco passare dieci giorni da solo con lui che cinque tutti insieme. Quando ero piccolo mi vergognavo a portare amici in casa quando c’era mio fratello. Ora ciò che mi infastidisce di più sono i miei genitori che gli consentono di porsi al centro dell’attenzione. Da solo con me e i miei amici, sa stare al suo posto, interviene con serietà e non monopolizza la serata con discorsi ripetitivi. Sono convinto che la gioia spesso si nasconda tra la sofferenza e sono felice che mio fratello mi abbia dato gli occhi per individuarla.
Daniele


Com’è arduo conquistarsi la felicità, che dico almeno un po’ di serenità: quella sete di calma di spirito che urge in me e si placa solo quando dipingo o leggo o penso a Londra […], immagino che il mio futuro che spero migliore del passato e anche del presente.
Che la soluzione sia il non pensarci? Il mio principale difetto è riflettere troppo; forse è colpa della responsabilità che ho avuto fin da piccola di essere figlia quasi unica. Questo perché i miei contano su di me e sul mio successo: li ripagherebbe per il dolore patito a causa di mia sorella. […] Ho sempre pensato a quello che vivo: ogni mia azione è frutto di un attento esame sui pro e sui contro. Credo di non essermi mai divertita: non ho mai fatto “pazzie”seppur innocenti; credo di essere stata sempre un po’ adulta senza virtù e con tanti difetti.
T.M.


Avevo sette anni quando ho intuito lo sconvolgimento dei miei genitori, espresso troppo poco a parole. […] Sento che i miei genitori, troppo preoccupati dal pensiero per la mia sorellina, non sono stati disponibili e che non abbiamo mai avuto momenti felici.
Silvia


Sono cresciuta cercando, con fatica, di trovare un significato alla diversità, vivendone il senso di ingiustizia che mi ha accompagnato per tanto tempo. Ma poi, ad un certo punto, accetti che sia così e basta, e diventando grande ti accorgi che nella tua vita contano davvero poche cose al mondo… e quel fratello così invadente e scomodo diventa la tua stessa forza, la tua parte migliore e senti di amarlo al di là di ogni incomprensione. Senti di dovergli tutto. Di dover essere presente, di doverti prendere cura di lui, di doverlo proteggere. E mentre lo fai lui ti apre un mondo d’amore, diventa il portone di accesso alle piccole cose della vita che fanno grande l’esistenza di Dio. […] e ti capita che mentre pensi a come andrà la tua vita, a come crearti una famiglia tua, senti crescere in te la paura di vivertela questa vita, come se stessi “rubando” qualcosa che non puoi avere. Non è proprio così che mi sono sentita io, ma ho sempre pensato che il mio posto doveva restare accanto a mia madre, accanto a mio fratello, che senza di me sarebbe stata troppo dura. E ho cercato di rimandare il momento della separazione finché ho potuto.
Giorgia

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.122

Fratelli e sorelle di persone con disabilità ultima modifica: 2013-06-10T15:45:04+00:00 da Redazione

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