Francesca Mancini

Ho passato qui al Alfedena, due settimane che sono state meravigliose. Io, come altre persone, abbiamo avuto esperienze nuove e anche se qualche volta avevamo la bocca storta per affrontarle, ci sono servite molto e sarà difficilissimo dimenticarla…

Maria Laura

Oggi alla partenza tutti avevo un nodo in gola e sentivo tanto vuoto, ma avevo una grande gioia nel cuore pensando di cominciare un altro anno una nuova esperienza con lo stesso spirito e con un sorriso molto, molto più grande.
Posso esprimere tutto questo con queste parole: sono felice! e vi ringrazio tutti di cuore.

Marta Ferrini

Come sapete, mi sono dovuta ricoverare per delle ricerche, ma il pensiero assillante era che Massimo avrebbe dovuto rinunciare alle attese, desiderate, meritate ferie.
Con spirito più che fraterno siete venuti in mio aiuto: grazie a voi Massimo ha passato delle vacanze serene, piacevoli e belle come non ne aveva passate mai ed avete dato a me una serenità di spirito che mi ha fatto superare il buio. Attraverso di voi ho ritrovato la Luce.

Francesca

È stata un’esperienza meravigliosa, sia dal punto di vista “Fede”, in quanto Michel la sosteneva con le parole che ci diceva specialmente durante la messa quasi sempre all’aperto, sull’altare che Fabrizio Ferrazzoli ed altri suoi amici avevano costruito con tavole e pezzi di tronco, sia dal punto di vista “vacanza” perché servizi di turno, lavori di giardinaggio e passeggiate, riempivano i nostri giorni di allegria, in un grande clima di serenità e di fratellanza.
Certamente abbiamo avuto dei momenti difficili nel sopportare il nostro prossimo, ma li abbiamo presto superati dormendo un po’ più.
Alla fine di ogni settimana è stata organizzata una veglia cantata molto riuscita, alla quale tutti hanno partecipato.

Quando siamo partiti, eravamo tutti un po’ tristi di lasciarci, ma avevamo un grande sorriso che per me riassumeva tutta la gioia di quei giorni splendidi.

La mamma di Roberto

Arriviamo ad Alfedena dove la casa di Francesca (cuore d’oro) ci ospita per sette giorni. Una serena atmosfera ci accoglie in questa grande famiglia che è “Fede e Luce”, direi la stessa che si prova a Lourdes. Rivedo con gioia gli amici presenti. Il mio cuore è pieno di commozione nel vedere con quanto amore si prendono cura dei ragazzi handicappati specialmente di Roberto, il più difficile da trattare.
Il lavoro è per tutti lungo e faticoso, il tempo è breve, sette giorni sono pochi per godere i risultanti che già compaiono a poco a poco. Gli amici si susseguono senza stancarsi, non si concedono riposo, è una nobile gara in cui ognuno dà tutto se stesso senza risparmio.
Solo alla sera (i piccoli a letto) ci ritroviamo attorno al caminetto in meritata serenità.
Roberto si ricorda sempre del campeggio di Alfedena, soprattutto di P.Michel e il suo famoso “Okay!”. Anche noi ricordiamo con nostalgia quelle bellissime giornate passate insieme.

Thérèse

Mi è piaciuto molto campeggio fatto con le amiche, Francesca Mancini – tutti – Sono stati gentili, con Mariangela. Ho aiutato a Chicca per vestirsi, andata a S. Francesco con Pietro e anche Michel. Claudio è gentile con tutti e anche con Pietro. È piaciuto a tutti la festa della mia sorella Perette. C’era una torta buona.

Marco Mazzarotto

È difficile cercare di raccontare cos’è stato il campeggio ad Alfedena per chi l’ha vissuto.
La cosa che mi viene più facile a dire è che nel campeggio ho trovato un’oasi di pace e serenità che da molto tempo non riscontravo in nessun altro ambiente. Infatti tra tutti, soprattutto fra noi ragazzi si era creato un affiatamento che ci rendeva sempre disponibili gli uni con gli altri volentieri, consci del lavoro e delle fatiche che dovevamo affrontare, ma soprattutto contenti di poter fare del bene ai nostri fratelli.
L’ambiente di Fede e Luce inoltre per me ha costituito uno stimolo personale poiché mi ha fatto capire che c’è ancora molta gente che ama e che spera e mi ha fatto ritrovare una vena di ottimismo che in me si era affievolita da un po’ di tempo, non trovando un ambiente vero nel quale comunicare con gli altri le mie esperienze, le mie gioie e anche i miei dolori.
Ho provato grande contentezza nello stare con i ragazzi handicappati, perché, anche se talvolta ciò era impegnativo e faticoso sapevo di poterli aiutare a divertirsi anche loro, in modo che pure essi potessero cantare e giocare con noi e svolgere le nostre stesse attività, nell’unico ambiente forse dove ciò è possibile, appunto quello di Fede e Luce.
Al momento di lasciarci, ci siamo sentiti commossi perché ci eravamo molto affezionati tra noi e ci siamo ripromessi di incontrarci un altro anno per una simile nuova esperienza. Questo è un po’ il quadro generale di quello che ho trovato, ma non potrà mai essere abbastanza esauriente su tutte le situazioni e i momenti di contentezza.
Riassumendo, questo posso dire di Alfedena 1976: un’esperienza di vita da ripetere e, se possibile, da continuare.

Francesca Biondi

Premetto che per me dare la mia casa agli altri è un fatto normale, cioè io dico sempre che se posso godere di qualcosa per quanto mi è possibile è giusto che anche altri ne godano, altrimenti io stessa credo che non potrei essere felice per quello che ho.
Anche i miei figli credo che non dicano molto è “mia” la casa, ma reputano la casa di tutti quelli che la abitano.
Come hanno lasciato la casa gli amici di Fede e Luce? Più bella, più ricca, con una ragione di essere. Ogni angolo ricorda qualcosa che non è solo mio, ma che è stato vissuto con o senza di me in quella unione interiore che io penso non saprò mai descrivere.
Io ho partecipato a questo soggiorno non tanto attraverso la casa che ho messo a disposizione, ma perché vivevo anche da lontano la loro giornata, perché sapevo che ci univa qualcosa che è più di un’amicizia comune.
Solo i nostri ragazzi sanno farci sentire uniti in quello che è la parte più intima e più vera di noi stessi.

Questo articolo è tratto da:
Insieme n.11, 1976

Testimonianze dai campi di Alfedena 1976 ultima modifica: 1976-12-20T11:00:34+00:00 da Redazione

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