Io la notte dormo poco, sono agitato dal pensiero che devo lavorare per forza, e il giorno dopo prendo la prima metropolitana direzione Rebibbia, per andare verso il raccordo anulare di Tivoli.
A me non importa quanto mi danno a fine mese, so soltanto che io tengo molto ad andare a lavorare, con il ricordo dei morti e con i vivi io condivido ogni attimo, quello che mi danno da fare lo faccio tutta la settimana, e quando finisce l’anno io sento dentro di me, meno male è finito l’anno e ce l’ho fatta a superare ogni problema. Le persone che vedo lavorano, creano gli strumenti e io e Franco li spediamo, e poi io non vedo l’ora di pranzare; io ogni giorno mangio la pasta, le fettuccine, la carne il pollo e la cicoria oppure i piselli ripassati portati dal catering.
Quello che mi spaventa è la morte, adesso vivo e continuo e in me resta il ricordo dei morti di chi avevo affianco che reclama la mia presenza, ricordo i momenti di felicità e quando mi sento solo con Franco, penso e con Adriano facciamo i discorsi di quando eravamo con lui Vincenzo, e io penso se disgraziatamente dovessi cambiare posto, resta in me l’esperienza di quello che mi hanno insegnato nei luoghi dove sono stato.
La cosa che mi da fastidio è che sono povero e risparmio e per vivere fatico e non ho quello che desidero. Se non esiste il lavoro io sto meglio e non devo essere controllato da un padrone e poi in casa al ritorno mi sento bene, da solo sto meglio senza che nessuno mi dice come mi devo comportare, io sono troppo buono non mi arrabbio mai, non dico parolacce, ma penso io sono povero faccio una vita di povertà e se capito per i negozi cerco di non restare senza niente! OL
Vita in povertà

Vita in povertà
ultima modifica: 2025-05-12T11:34:05+00:00
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