«Non si poteva improntare il progetto che avevamo in cuore per i nostri ragazzi e ragazze come una riabilitazione a vita». Con questa premessa nel 2007 un gruppo di genitori – racconta Silvana Giovannini, presidente dell’associazione Ylenia e gli Amici Speciali – iniziava un percorso molto complesso per realizzare un progetto di vita per i figli ormai fuori dalla scuola e con varie disabilità cognitive e fisiche. L’intento era cercare di «favorire l’inclusione sociale, lavorativa e residenziale, abbattere i pregiudizi che la società ha nei confronti delle persone con disabilità, in particolare cognitive, dovute soprattutto alla mancanza di conoscenza. Volevamo che i nostri figli fossero cittadini attivi, non soltanto suscettibili di ricevere assistenza e protezione dallo Stato, ma che fossero protagonisti della loro vita».

Fin dal principio gli stessi genitori hanno dovuto mettersi in gioco affinché l’impresa fosse, e rimanesse, sostenibile. La prima tappa della nuova associazione (Ylenia, una persona con disabilità del gruppo iniziale, ne doveva far parte ma è morta e l’hanno voluta ricordare nell’intestazione) fu la locazione di un appartamento a Corviale in cui fare palestra di autonomia nei fine settimana e piccoli corsi di cucina nei pomeriggi feriali, aiutati da un’insegnante di un istituto alberghiero in pensione.

Vincente è stata l’idea di accostare alla produzione classica «per umani» la preparazione di biscotti premio per cani con ottimi riscontri in termini di vendite e di motivazione dei ragazzi coinvolti. «Avevamo cercato di sfruttare il loro interesse e la loro attenzione – prosegue la presidente –, sapevamo che avevano una predilezione per i quattro zampe». E i padroni dei cani hanno sempre più richieste particolari per i loro pelosi… perfino torte di compleanno! «Nel 2018, per un bando del FSE, abbiamo simulato una vera azienda, un biscottificio: l’idea è stata premiata e ha dato via alla formazione specifica di 15 ragazzi anche nell’istituto alberghiero di Tor Carbone per circa 600 ore». Nasceva così Mastri Biscottai: il piccolo e ben organizzato locale (acquistato dalla stessa associazione, vista la mancanza di risposta da parte degli enti competenti al momento di render operativo il progetto premiato) ha un piano terra dedicato al laboratorio di cucina e al confezionamento; un piano inferiore per i locali tecnici e il magazzino; un ascensore a collegarli, perché anche chi ha difficoltà motoria non abbia problemi.

La cosa più complicata? «Riconoscersi come colleghi: bisogna collaborare per arrivare al biscotto da vendere, per poterci mantenere»

La cosa più complicata? A parte la ricerca di finanziamenti, cui spesso il gruppo ha potuto far fronte anche con iniziative di auto-aiuto che non lasciassero indietro nessuno, la sfida per i ragazzi è riconoscersi come colleghi. «Non c’è spazio per la simpatia o per l’antipatia in un modello come il nostro che lavora sul gruppo per compensare le varie abilità di ciascuno: bisogna collaborare per arrivare al biscotto da vendere, per poterci mantenere». Così, una trentina di ragazzi e ragazze (dai 18 anni fino ai 50 circa) si alternano per due turni giornalieri tra il lunedì e il venerdì, insieme agli operatori. Il sabato si prestano a coprire la vendita due famiglie volontarie: contenere i costi è questione di sopravvivenza. Al laboratorio afferiscono anche tirocinanti di corsi di formazione per categorie protette. Oltre alla vendita al dettaglio, fondamentali sono anche le commesse da parte di un albergo e di una pasticceria.

Per l’autonomia abitativa, l’associazione ha costituito una fondazione, denominata 31 casette (il numero civico del primo appartamento affittato) che ha acquistato tre appartamenti sempre nello stesso quartiere per garantire facilità di spostamenti, per i quali si attende autorizzazione (e finanziamento) dalla legge 112 del dopo/durante noi per poter finalmente accogliere nuclei stabili di vita in comune. Anche qui la palestra è importante: il distacco dalle famiglie e la convivenza comportano dinamiche da gestire con molta cautela.

Intanto, le due belle vetrate del negozio mettono in collegamento il laboratorio di pasticceria vero e proprio con il locale dedicato al confezionamento dei biscotti, a sua volta visibile dalla zona di vendita/postazione informatica dedicata allo studio delle campagne promozionali, e dalla strada: un bell’effetto di penetrazione in una realtà che non ne vuole sapere di restare ai margini. OL

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.169

 

Mastri biscottai in 31 casette ultima modifica: 2025-05-14T12:01:14+00:00 da Cristina Tersigni

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