Sono tante le esperienze che, a partire da un pellegrinaggio, hanno potuto dare vita all’incontro e spazio alla relazione con l’altro. Ne troverete tra le pagine di questo numero e del prossimo. È stato così, ad esempio, per il pellegrinaggio dal quale «inaspettatamente nacque Fede e Luce», ricorda Nanni Bertolini. Nella Pasqua del 1971 arrivarono a Lourdes migliaia di persone (circa dodicimila, di cui quattromila con disabilità) che, alla fine dell’evento, chiesero a gran voce di poter continuare, una volta tornati a casa, il cammino di amicizia intrapreso insieme.
Nel 1975 altrettante comunità da molti Paesi nel mondo raggiunsero Roma per il Giubileo della Riconciliazione, segnando l’anno di nascita del movimento di Fede e Luce in Italia e, soprattutto, la riconosciuta appartenenza alla Chiesa della persona con disabilità intellettiva. Il 2025 è un anno speciale per le comunità italiane, il loro cinquantesimo anniversario, che verrà festeggiato a Pompei nel prossimo settembre. Immersi in un nuovo anno giubilare siamo chiamati a cogliere l’occasione di spostare i nostri baricentri, perdere qualche equilibrio routinario e dare una nuova scansione e senso al nostro tempo.
«Invitare gli amici di Fede e Luce a un pellegrinaggio sarà sembrato ad alcuni un gesto audace» scriveva Mariangela Bertolini nel 1978, in preparazione a quello ad Assisi, primo tra gli eventi organizzati a livello nazionale. «La stessa parola, così poco in uso ai nostri giorni, ricorda una “manifestazione” fuori moda che non fa più per noi». Quale senso allora nel mettersi di nuovo in cammino? «Manifestare con un gesto concreto la volontà di avanzare insieme in un cammino di fede, di speranza e di amore… in risposta ad una chiamata che ci spinge ad uscire da noi stessi per incontrare l’Altro, ed orientare se stessi verso un nuovo orizzonte, al di là delle frontiere che avevamo messo alla nostra speranza». OL
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.169