Un fornaio entra dal barbiere e vede un nuovo assunto tra i collaboratori: si chiama Paul e ha la sindrome di Down. Il fornaio fa un mezzo sorriso soddisfatto ma non immagina che il ragazzo sia lì proprio grazie a lui. È la scena finale di una pubblicità per la sensibilizzazione delle aziende (e dei loro potenziali clienti) all’inclusione lavorativa delle persone con disabilità intellettiva: quel fornaio, infatti, aveva innescato una virtuosa catena assumendo Simone come commessa nel suo negozio, anche lei con la sindrome di Down. Tra i due, gli altri anelli della catena erano stati un’avvocatessa, un dentista e un’agricoltrice, ognuno dei quali, visto il precedente, aveva assunto rispettivamente John, Sophia e Kate, tutti con disabilità. Sarebbe davvero bello veder concretizzato il sogno di tante e tanti giovani con disabilità intellettive così come lo vediamo narrato e auspicato nella trama dell’ultima delle campagne comunicative, di gran pregio e cura, ideate da Coordown in questi anni.

La pubblicità, dal respiro internazionale e denominata The Hiring Chain (“La catena di assunzioni” visibile su http://www.hiringchain.org/) racconta proprio di un sogno per niente speciale, come spesso lasciamo che vengano invece definite le persone con disabilità. È un sogno di normalità piena che spetta a ciascun essere umano per il quale sia possibile esercitarlo. Non a caso è uno degli obiettivi esplicitamente inclusivi nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delineata dall’Onu. Certo non è scontato, come le storie raccontate in questo numero dimostrano. Scriveva Mariangela Bertolini anni fa che le persone con lievi disabilità intellettive – anche quelle che difficilmente vengono riconosciute tali, come invece avviene per la sindrome di Down – «hanno bisogno di trovare luoghi rassicuranti dove interlocutori, attenti alle loro difficoltà nascoste, manifestino nei loro confronti fiducia (…). Che li aiutino a progredire (…), che si facciano interpreti dei loro desideri, aiutandoli a scoprire quali possono realizzare». Non sono certo condizioni da poco ma, dove si riescano a realizzare (ed è possibile), dimostrano non solo capacità di accoglienza e sensibilità, ma soprattutto grande intelligenza. Rafforzando il tessuto umano della stessa azienda e dell’intera comunità.

 

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 155, 2021

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Sogni per niente speciali ultima modifica: 2021-10-07T11:07:55+00:00 da Cristina Tersigni

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