Staten Island, Brooklyn, Queens, Manhattan, Bronx: sono cinque i distretti di New York da dover attraversare per vincere la maratona più partecipata al mondo, tra le corse maggiormente importanti degli Stati Uniti. È questo il sogno dei due fratelli Leo che ogni giorno, a Bellizzi (Salerno), si allenano per farlo diventare realtà. Dario, 38 anni, è infatti pronto a spingere la carrozzella su cui Franco, 52, gareggerà alla cinquantesima edizione della competizione newyorkese, il 7 novembre prossimo, dimostrando a tutti che «se lo vuoi, puoi farlo».
«A mio fratello Franco, che da quando è nato convive con la tetraparesi spastica, gli oltre 42 chilometri da percorrere, secondo l’itinerario previsto dalla gara, non fanno paura – spiega Dario Leo –. Per lui è importante affrontare questa sfida anche e soprattutto per donare speranza ad altre persone, giovani magari, che hanno un desiderio e credono, a causa delle più svariate difficoltà, di non poterlo realizzare».

Una sfida, dunque, la cui idea inizia a formarsi e a nascere proprio nel corso del confinamento dovuto al coronavirus che, nei mesi passati, ha travolto tutti e a Franco, in particolare, ha instillato un profondo senso di isolamento. «Nel corso della chiusura dovuta all’emergenza sanitaria da covid-19 – racconta Dario –, Franco ha attraversato una fase di depressione; per questo mi sono detto che avrei dovuto fare qualcosa per aiutarlo e, ancora, che questo qualcosa avrebbe dovuto realmente identificarsi con la realizzazione del suo sogno, che non è soltanto la partecipazione alla maratona di New York, ma pure prendere un aereo, visitare una grande città, fare dello sport all’aperto».

Trattasi, pertanto, di uno stimolo vero e proprio. L’aiuto di Dario, che di professione fa il grafico pubblicitario, verso il fratello maggiore – il quale, invece, è un artista (Franco ha realizzato oltre cento quadri, tramite il computer e uno specifico dispositivo, e circa dieci anni fa ha anche scritto un libro) – si trasforma in un autentico segno di rinascita; e Franco, una volta a conoscenza dell’ambizioso progetto di Dario, non si tira indietro: si risolleva immediatamente, iniziando a programmare allenamenti e quant’altro, in base a calendari ben precisi. «Franco – prosegue il minore dei Leo – è una persona assai competitiva, per cui mi sollecita sempre a ottenere il miglior risultato possibile e, principalmente, a stare nei tempi che, secondo lui, potrebbero garantire un buon piazzamento nella competizione».

Nel frattempo, affinché il progetto effettivamente si concretizzi, i due fratelli hanno creato l’associazione “SognoAttivo” e aperto una raccolta fondi che li aiuti a recuperare le risorse per poter partire e che, al contempo, dia una mano a chi, con disabilità, abbia ad esempio bisogno di una carrozzella («Franco ne ha una con la seduta simile a quella presente nelle macchine dei piloti, realizzata su misura da un artigiano di Reggio Emilia e donata dalla Fondazione Carisal di Salerno») o di qualunque altra cosa gli permetta di vivere al meglio, in linea coi propri desideri. «Inizialmente – continua Dario – speravo che il nostro sogno (dico nostro perché ormai è di entrambi, un qualcosa che ci lega profondamente) rimanesse, per l’appunto, privato, ma Franco ha voluto creare l’associazione e, in un secondo momento, che la sua storia (e la volontà di partecipare alla maratona nella Grande Mela) si conoscesse, semplicemente per invogliare, come già accennato, gli altri ad andare avanti e a credere in se stessi. Oggi – dice ancora Leo – devo dire che è stata la scelta giusta, dal momento che riceviamo tantissimi messaggi e lettere di incoraggiamento e pure commenti da persone che ci dicono che, grazie a noi, hanno ritrovato un po’ di speranza. È un confronto continuo che, per me e Franco, significa crescere, anche umanamente».

Banco di prova e di rodaggio per la maratona di New York sono, inoltre, le gare a cui Dario e Franco Leo, in questi mesi, stanno partecipando per mettere a frutto gli allenamenti finora compiuti, per capire come perfezionarsi, quali tecniche adoperare per arrivare, tappa dopo tappa, fino a Central Park e, chissà, per fare letteralmente ingresso nell’albo d’oro stilato dagli organizzatori della manifestazione sportiva. «Abbiamo partecipato di recente alla Mezza Maratona di Latina e, devo dire, che siamo riusciti a raggiungere un buon posizionamento. Siamo arrivati 390esimi su oltre settecento atleti, tutti normodotati, percorrendo più di 21 chilometri in un’ora e 48 minuti; e Franco ne è stato contentissimo – sottolinea Dario –. Adesso, tra le altre, proveremo a partecipare alla Mezza Maratona di Verona e poi a quella, a un passo da casa nostra, di Napoli; dopodiché, continueremo ad allenarci, dal momento che novembre si avvicina».

Manca – è vero – poco alla gara che cade nella prima domenica di novembre, in quella meravigliosa cornice che è l’autunno a New York, e che solo in due casi (l’uragano Sandy del 2012 e la pandemia del 2020) non si è svolta. Una gara che, nell’immaginario collettivo, rappresenta un po’ una festa; anzi, una corsa, per Dario e soprattutto per Franco, verso la libertà e contro qualsiasi tipo di pregiudizio: a prescindere dal risultato che si raggiungerà, per la famiglia Leo si può già parlare di successo personale. Un successo per aver aiutato (e continuato a farlo) gli altri a comprendere che sì, se si ha un sogno e si fa di tutto, con pazienza, determinazione e tenacia, per perseguirlo, si è sempre e comunque vincitori.

Leggi anche: La mela è solo rimandata!

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 155, 2021

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Quarantadue chilometri tra Bellizzi e New York ultima modifica: 2021-10-20T15:44:59+00:00 da Enrica Riera

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