In Italia lo abbiamo imparato bene: uno dei modi in cui poter affrontare la criminalità organizzata ben radicata nel territorio è affidarsi all’intelligenza e al coraggio di giudici che sappiano capire il contesto in cui operano. Agendo così per indebolire costumi e abitudini che sembrano scolpiti nella pietra e fanno apparire inutile ogni tentativo di progresso sociale. Rientra senz’altro in questa categoria il giudice Roberto Di Bella, presidente del tribunale per i minorenni di Reggio Calabria dal 2011 al 2019.

Trovandosi quotidianamente innanzi a delitti terribili commessi da giovani perlopiù legati a famiglie della ‘Ndrangheta, che spesso non avevano altra scelta che seguire le regole imposte dal codice di comportamento malavitoso, Di Bella ha capito che allontanare, prima che commettessero azioni irreparabili, i giovani problematici dalle famiglie a rischio poteva essere una soluzione efficace. Perché in grado di offrire quell’alternativa alla violenza e al crimine che da soli, forse, quei giovani non avrebbero mai cercato.

È proprio per seguire da vicino la vita di alcuni dei ragazzi aiutati dal giudice Di Bella che la giovane regista Sophia Luvarà – calabrese di nascita ma emigrata all’estero da molti anni – ha deciso di tornare nella sua terra. Separati dal proprio ambiente familiare, questi giovani sono affidati a una struttura in cui seguono un percorso pensato non solo per educarli alle regole della convivenza civile, ma anche per dare loro un’adeguata formazione culturale.

Non è stato facile per Sophia Luvarà riuscire a ottenere subito la complicità di ragazzi cresciuti in una realtà profondamente maschilista: ma la pazienza della regista ha dato buoni frutti. Dal documentario Parola d’onore (2020) risulta chiaramente il conflitto interiore che stanno vivendo tutti i ragazzi – al di là delle inevitabili goliardie da cameratismo e della naturalezza con cui raccontano azioni ben poco edificanti del loro passato. È un conflitto che li investe interamente, e non tutti avranno la forza di cambiare davvero pelle.

Di Bella ha sperimentato in prima persona che sbagliare un giudizio su una carcerazione o una scarcerazione può costare delle vite: per questo i suoi dialoghi con i ragazzi sono i momenti più importanti del film, sono l’arma più potente con cui Parola d’onore cerca di spiegare come il circolo della criminalità legata alle tradizioni familiari possa essere spezzato.

Parola d'onore (2020) - locandina

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Come spezzare il circolo ultima modifica: 2020-09-02T11:10:59+00:00 da Claudio Cinus

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