Ho scelto di fare il chierichetto

Giovanni Grossi quando è stato ad Assisi, alla chiesa di S.Francesco, al Convento Porziuncola casa tre compagni – Santa Maria degli Angeli di Assisi, ho pensato voglio fare il chierichetto, visto che nessun’altro si offre, ho preso la palla al balzo. 
Un frate mi ha detto: Sei tu che prendi servizio? io dico: si! non adesso dopo, prima si visita il posto, io scelgo il gruppo, per la guida, con Don Andrea, che ha illustrato bene, le opere e la storia di S. Francesco e di santa Chiara, S.Francesco viveva ad Assisi, parlava con gli animali, e contemplava la natura, guardando dall’alto la vallata. Si vedono le case e tre monumenti famosi, che non abbiamo visto, per questione di tempo. C’è una valle di verde, florida e rigogliosa. 
Poi viene il momento della messa, io vado nella stanza, per prendere il camice bianco apposito. 
Ne metto uno, dei frati mi dicono: non puoi mettere questo, questa è del prete è una Casula la mette solo il prete, per dire messa. Metti quest’altro più semplice, io poso il vestito nero, il mio giaccone e la borsetta con le chiavi, e mi infilo il camice, poi entro in scena. 
Aspetto sull’altare, e sto con loro, vestito di bianco, poi arrivano tutti, Don Piero che dice messa, parla tanto, io lo osservo è stato anche in albergo da noi, alla Valle Assisi, per cantare e sento la voce sembra Francesco Guccini, stessa voce io canto con loro, la messa va bene io sto buono, e sono seduto a fianco, e un po’ sono emozionato, perchè non l’ho mai fatto, di solito lo faceva Angelo Patrizi oppure Roberto Luciani, sono di Fede e Luce, miei amici veri. 
Si parla, e poi viene il momento delle intenzioni, la comunione, le ostie le da Don Piero. Enrico Zampetti è bravo farà strada, perchè è determinato e sa quello che vuole ottenere, oltre a recitare e suonare la chitarra, vicino a noi, e chi canta, anche io canto mi piace farlo, non bisogna essere dei cantanti, per farlo tra noi… è una vita che sto a Fede e Luce, siamo delle persone che vivono a contatto dell’handicap e cerchiamo di star bene con i ragazzi, che hanno bisogno di noi, come famiglia e amici. 
E vengono accolti in chiesa, in una comunità, con altri ragazzi, simpatici. Poi finisce la celebrazione e posso ritornare a essere in borghese, senza essere chierichetto, io do la mano a tutti nella pace, e poi giochiamo fuori con le suore Francescane missionarie di Maria, che sono in un altro posto, ci danno da mangiare, poi torniamo a Roma perchè abbiamo il lavoro là. 
ciao da Giovanni Grossi


Cosa sto passando

Sono Laura, mamma Matteo, un ragazzo disabile di 40 anni che da quasi 25 anni è conosciuto nella comunità Fede e Luce di Santa Melania. Con la comunità Matteo ha partecipato a tante casette, a qualche campo estivo ed è stato amato da tutti per il suo carattere affettuoso e dolce. Io non sono più giovane e dinamica, ho 73 anni, diabetica e depressa. Nel 2011 ho subito un intervento alla gamba destra ma il prof … dell’ospedale … ha sbagliato o era ubriaco e dopo un anno ho dovuto rioperarmi. Con la conseguenza che ho dovuto chiedere al Comune di Roma di inserire mio figlio in una casa famiglia e oggi lui è felice di stare con i suoi amici durante la settimana ma anche di venire a casa dalla mamma il venerdì sera. Dal 2004 ho perso mio marito e aiutare Matteo ad andare avanti è stato difficile. Fino a qualche anno fa gli amici di FL sono stati vicini a me e a Matteo ma negli ultimi anni sono spariti tutti. Nella nostra comunità non c’è stato negli anni un ricambio generazionale e quindi la comunità si è dispersa, ora è disunita. I problemi di lavoro e familiari non mancano ma è venuta a mancare la comunione tra famiglie. Quando Matteo è nato non ci davano speranza, per loro sarebbe rimasto a livello vegetativo ma noi genitori abbiamo lottato contro le avversità e con l’aiuto del Signore oggi abbiamo un ragazzo che ha raggiunto un buon livello di autonomia ed è sereno e felice di vivere. La famiglia unita lo rassicura e lo segue e lui lo sa. Tutti in casa famiglia lo amano perché aiuta tutti, è sempre gioioso e ha portato tanta gioia fra i suoi compagni. Dopo la morte di mio marito, ho fondato insieme ad un’altra famiglia l’associazione “Il nostro focolare onlus” ma la comunità ha sempre ignorato i nostri inviti a feste ed eventi vari e non ho mai saputo il perché. Quando ho inserito Matteo in casa famiglia alcuni mi hanno criticata perché l’ho mandato fuori dalla mia vita, dicono. Ma nessuno di loro sa cosa sto passando io, quanto sto male per la solitudine ecc. La vostra rivista la leggiamo insieme e lui è contento. Vi mando una sua foto, vi prego di pubblicarla, lo renderete felice. Vi ringrazio per la bella rivista e Matteo continuerà ad inviare il suo contributo.
Laura


Il pane di Emmaus in Cina

…Lasciatemi ripetere che Gesù ci ha amati e salvati non con un’idea, ma facendosi uomo; e poi non è venuto per farsi vedere per un momento di gloria come i grandi della terra. Gesù ha continuato a stare con noi fino a morire d’amore, per poi risorgere per noi. Pur facendosi uomo, è rimasto Dio fino alla “fine”.
Chi lo incontra non può che essere entusiasta e felice da raccontarlo a tutti proprio come cerchiamo di fare anche noi missionari. Da questo incontro con Lui viene tutta la nostra energia e, anche quest’anno, mi piace farvi partecipi dei tanti fatti di crescita dell’Huiling, dove lavoro ormai da diversi anni. Oltre all’apertura del “Panificio Emmaus” che dà lavoro a un gruppo di persone diversamente abili mentali, abbiamo avviato anche un grande forno a legna nella fattoria. Si è poi aperto un nuovo centro che ospita giovani disabili a Hangzhou (vicino Shangai) e si è fatto lì uno spettacolo all’Hangzhou Grand Theatre con più di 1330 spettatori. C’è stato pure un riconoscimento per il cortometraggio inviato al “Festival del Cinema Nuovo” di Gorgonzola…abbiamo avuto anche la gioia di vedere un nostro ex operatore ordinato sacerdote locale! Qui davvero si percepisce che la fede, la speranza e la carità abbattono “l’eclissi di Dio” e fanno provare che l’incontro con lui produce un cambiamento di vita…
p. Fernando Cagnin, Hong Kong


Ormeggiamo a Napoli per continuare la nostra avventura

Le tre equipe provinciali italiane si sono date appuntamento il settembre scorso a Napoli presso l’Eremo dei Camaldoli delle Suore Brigidine per partecipare al consueto appuntamento annuale dell’Assemblea Nazionale.
Assieme alle tre equipe erano presenti il CdA e Lucia Casella come rappresentante dell’internazionale.
Come una grande famiglia che si incontra almeno una volta l’anno per un momento di festa che sia Natale o Pasqua anche le tre equipe si sono incontrate in un clima di gioia e di allegria. Del resto quando una grande famiglia si incontra dopo un anno è una festa potersi abbracciare salutare e scambiarsi i propri doni di simpatia, di affetto, di amicizia, di stima, di allegria oltre che i famosi doni gastronomici.
Una volta passato il tempo dei saluti, ognuno ha iniziato a raccontare le sue storie e le sue esperienze vissute nell’anno trascorso in un clima di ascolto di confronto e di preghiera.
Come ogni famiglia che si rispetti, l’ultimo giorno è stato riservato per discutere sui programmi e sui progetti futuri, tra questi è stato dato il via libera per l’organizzazione della grande festa che si farà per i 40 anni di Fede e Luce Italia nel 2015.
La presenza di un’ospite d’eccezione, il Vescovo Mons. Lucio Lemmo, ha arricchito la giornata domenicale con la sua semplicità ed i gesti attenti nei confronti dei ragazzi. Nelle parole e nell’esortazione del Vescovo ci siamo sentiti amati e, in particolare, sostenuti e incoraggiati.
Alla fine, dopo i saluti di rito gli equipaggi sono saliti ognuno sulla propria barca, sciogliendo gli ormeggi e issando le vele hanno ricominciato a navigare per continuare la meravigliosa avventura dei messaggeri della gioia, dei messaggeri di Fede e Luce.
Paolo Tantaro

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.125

Dialogo aperto n.125 ultima modifica: 2014-03-29T12:15:35+00:00 da Redazione

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