“Mia madre dava l’impressione di essere un meccanismo rotto. Non era malata, ma una parte di lei aveva ceduto.” Con grande pudore, discrezione e poesia (le tre parti del libro si è: intitolano: “Sotto i fiori”, “Raggi di luna”, “Sulla neve”), l’autore | descrive il cammino a ritroso della madre dalla consapevolezza alla perdita di ogni punto di riferimento.

L’autore divide con fratello e sorelle il compito nuovo ed ingrato di accudire e accompagnare questa “nuova madre”. Con un racconto Adelphi Editore Particolareggiato, non solo delle vicende in cui i fratelli si alternano nell’ospitare la madre, ma soprattutto della fatica del suo animo per accordarsi a una situazione che gli sfugge di mano, lo imbarazza, lo confonde. Si fa allora mille domande: “Perché ripete di continuo le medesime frasi?” “Come mai la madre così esasperante con i figli, appare quasi normale e a suo agio con i nipoti? “Perché ripete continuamente il nome di Shunma (un amico di infanzia di cui si era innamorata)?” Solo l’affetto filiale sa dare risposta là dove la madre si è smarrita. Colpisce il clima e l’orizzonte diverso dal nostro: siamo in Giappone e molte particolarità ci fanno sentire un po’ estranei anche se attirati da una civiltà così lontana.

M. B., 2010

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.112

Ricordi di mia madre – Recensione ultima modifica: 2010-12-03T16:55:12+00:00 da Redazione

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