“Quando si è giovani, abbattuti e scoraggiati dal dolore per l’esperienza di un primo figlio disabile, solo un angelo è in grado di farti ritrovare la forza per affrontare con coraggio i giorni a venire. Nicole per noi è stata quell’angelo che ci ha aiutati e consigliati animata da un’amorevole dedizione ai bambini portatori di handicap.”
Irene e Vincenzo

Intorno a un caffè, nasceva il Campo Estivo

L’idea venne fuori, spontanea e inattesa, durante un caffè tra amiche — mogli di dipendenti FAO e giovani madri — quando una di loro espresse lo sconforto che provava per aver mandato il proprio figlio lontano da casa, in un’istituzione svizzera per disabili. Negli anni ‘70 a Roma non si trovavano con facilità, o forse non esistevano affatto, soluzioni per bambini portatori di handicap e le famiglie dovevano trovare da sole il modo di gestire il bisogno di cure continue che questi bambini richiedevano.

L’allora quarantaqguattrenne Nicole Schulthes, con una formazione di terapista della riabilitazione, propose l’idea di organizzare a Roma un campo estivo per i bambini portatori di handicap per offrire alle famiglie una breve pausa di riposo nei lunghi mesi estivi. Insieme alle signore di quel caffe, e ad altre che presto si aggregarono, Nicole organizzò un primo campo estivo diurno nel 1975. La Marymount International School mise a disposizione la propria struttura ed ebbe così inizio la quasi 2bennale tradizione di impegno verso i bambini portatori di handicap di Roma, dall’ultima settimana di giugno alla prima di luglio.

I benefici erano reciproci

Cosa facevano i bambini nel campo diurno? Si divertivano giocando, non solo con altri bambini portatori di handicap.ma anche con i figli delle mamme volontarie. Come Bente, che portava i figli con sé per collaborare alle attività del campo (come altre mamme) e ripensa a questa esperienza come estremamente utile e arricchente per i propri figli che hanno avuto modo di conoscere il mondo dell’handicap e compreso il valore della solidarietà e della capacità di vedere oltre le limitazioni fisiche di una persona. La Marymount concesse anche l’uso della piscina: niente di meglio in quelle calde e afose giornate estive italiane che rinfrescarsi e tuffarsi nell’acqua. C’erano canzoni e giochi (Bente e i figli scoprirono che cantare faceva subito cessare le manifestazioni di irrequietezza e le stereotipie), arte e lavoretti manuali. I biscotti fatti da Nicole insieme ai bambini erano discretamente famosi nella comunità internazionale.

Il Bazar

Dove trovavano queste intrepide signore i fondi per finanziare il Campo Estivo? Il primo anno il denaro fu messo insieme in qualche modo da una signora e nel 1976 si costituì un gruppo che si incontrava regolarmente per realizzare prodotti di artigianato da vendere. Il primo Bazar alla St. Stephen era modesto, nel gelo della vecchia cappella con le finestre rotte e le piastrelle del pavimento dissestate. Ogni anno che passava, il Bazar andava sempre migliorando e le signore ebbero l’idea di vendere prodotti etnici provenienti da tutto il mondo, allora rari e quasi introvabili a Roma, e tutta la città si riversò al Bazar per lo shopping natalizio! Con un sorriso nostalgico, Bente ricorda come si dovette contenere l’affluenza chiudendo i cancelli mentre la gente faceva la fila per riuscire ad entrare! In mezzo a tanta euforia natalizia i bambini portatori di handicap non venivano certo dimenticati: un tavolo esponeva prodotti e lavori manuali fatti durante il Campo Estivo e tutti gli ospiti venivano invitati ad acquistarli o a fare un’offerta.

Chi era Nicole?

Nicole, ricorda Bente, viveva ciò che predicava: comprava tutti i suoi regali di Natale al Bazar.
Era una persona estremamente schietta (diceva quello che pensava, sempre determinata, ma anche sempre immancabilmente gentile), sinceramente interessata agli altri, piena di vita e di energia. Il suo interesse verso l’handicap probabilmente nasceva dall’esperienza personale di un nipote disabile. Si recava personalmente a trovare le famiglie prima del Campo Estivo per documentarsi sulla storia di ciascuno, le cure mediche e altre informazioni. Era sempre aggiornata sul trattamento dei portatori di handicap, su come assistere i bambini e le loro famiglie, e nel tempo diventò un punto di riferimento insostituibile per le nuove famiglie con bambini che richiedevano cure speciali. Fino all’ultimo non si è mai lamentata con gli amici della sua malattia e delle sue sofferenze, mostrandosi piuttosto interessata a sapere come andavano le vite degli altri ogni volta che la chiamavano per un saluto.

L’eredità di Nicole è sempre viva anche se l’esperienza del Campo Estivo si è conclusa L’avventura del Campo Estivo si è conclusa alcuni anni fa: la situazione era cambiata in meglio e ora Roma offre diverse soluzioni per le famiglie con bambini portatori di handicap. Il seme che Nicole e le sue amiche hanno piantato ha prodotto diversi frutti. Tra questi Casa Loic … ma questa è un’altra storia.

Nelia Ruiz Cortez, 2007

(grazie a Bente Budtz elrene Ursic Ruisi)


Il ricordo di Jean Vanier e di Marie Helene Mathieu

Ai famigliari di Nicole, a tutti i suoi numerosi amici di Fede e Luce, di Ombre e Luci, del Mary Mount, dell’Alveare…
Siamo con voi questa sera con il pensiero e la preghiera e condividiamo con tutto il cuore il vostro dolore per la dipartita di Nicole da questa terra per il Cielo.
Con voi chiediamo a Dio di accoglierla nella tenerezza del suo cuore, certi che già ella vi ha trovato il suo posto unico.
Rendiamo grazie per tutta la vita di Nicole, per tutto quello che ha fatto, ma ancora di più per quello che era, per la sua disponibilità, la delicatezza, il dono di sé per andare in aiuto ad ogni persona che incontrava, soprattutto i più sofferenti; per la gioia che manifestava, per il suo umorismo a fior di pelle, per l’efficacia e la competenza che aveva acquisito alla scuola di educatori speciali e a quella d’ergoterapia.
Ci ricordiamo con vera gratitudine il suo impegno durante gli incontri e i pellegrinaggi internazionali di Fede e Luce durante i quali si adattava ad ogni tipo di servizio con una naturalezza impensabile. Era insostituibile nel suo dono per le lingue straniere che conosceva bene e per il vocabolario specifico di Fede e Luce.
Con quale meraviglia Nicole deve aver scoperto l’amore di Dio per lei.
Ora, vicino a Lui, con quale sollecitudine veglierà su quelli che ha tanto amato in terra.
In profonda comunione nel dolore, nella speranza e nel ringraziamento per Nicole.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.92

Sommario

Editoriale

Campane a festa di M. Bertolini

Iperattività

Un bambino complicato di Daniele e Luigina
Cos'è l’iperattività cura di P. Stacconi
Come in trappola di Laura
Incontrarsi sul Dojo di M. Palermo e M. Di Luigi
Come far comportare bene mio figlio? di Cordula Neuhaus

Altri articoli

Questi bambini sono intoccabili di I. Casullo
Dialogo aperto
Sul tetto del mondo senza muovere un passo di M. Bartesaghi
Un «atto» di gioia... in prosa e altro di M. Martelli
Il dono più sincero è il dono di sé di N. R. Cortez

Libri

Elogio alla bruttezza, L. Freseura
Brutta!, C. Briscoe
L'amico speciale
La scoperta dell’alba, W. Veltroni
La stanza dell’orso e dell’ape, M. F. Celani e P. Miotto
Giochi per ridere - Recensione

Ricordando la cara Nicole – Il dono più sincero è il dono di sé ultima modifica: 2007-03-02T16:12:35+00:00 da Redazione

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.