Quando Mariangela ci disse che voleva fondare un giornale, basato sul modello francese Ombres & Lumière, mi sembrava una pazzia. Non aveva già abbastanza da fare? Faceva parte di Fede e Luce Internazionale, come responsabile di zona, dava consigli ai genitori di persone disabili, aveva anche lei una famiglia, con un marito (anche lui impegnato) e due ragazzi ancora a casa (Chicca invece era da poco tornata al Signore). Serviva un altro passatempo?

Poi, pian piano, il progetto comincia a prendere forma. Marie-Hélène Mathieu (direttrice all’epoca di Ombres & lumière in Francia) diceva che i primi cinque anni sarebbero stati difficili. Il giornale sarebbe stato un peso economico e poi, con tanti sostenitori, i soldi sarebbero dovuti entrare a tonnellate. Infatti M.H. usava i soldi guadagnati dal giornale francese per aiutare i genitori di ragazzi disabili a comprare casa. Però era necessario, almeno all’inizio, contenere le spese.

A quell’epoca, la nostra ex portineria in via Bessarione si era appena liberata. I cinque proprietari della palazzina — Francesco Gammarelli, suo fratello Filippo e le sorelle Paola, Maria e Anna — non avevano ancora deciso come utilizzare l’appartamentino. Era molto piccolo, ma forse sarebbe bastato per ospitare un giornale, almeno all’inizio. Poi, appena il giornale fosse divenuto economicamente stabile, sarebbe stato necessario e possibile, trovare una sistemazione più grande a pagamento.

I cinque proprietari erano d’accordo di dare l’uso gratuito dell’appartamentino.

Sono passati 26 anni e stanno ancora lì, sotto casa nostra.

Che cosa abbiamo guadagnato noi proprietari? Beh, soprattutto belle risate!

Come, per esempio, quel giorno in cui la pioggia cadeva a torrenti. Nicole Schulthes e Giacomo, un ragazzo con la sindrome di Down che lavorava in redazione, arrivarono in ufficio bagnati fradici. Giacomo non poteva restare così bagnato tutto il giorno, quindi Mariangela gli disse di venire da me per cambiare i vestiti. “Vai da Olga Gammarelli all’ultimo piano. Lei ti troverà qualche vestito di Max o di Sabina”. Dopo un po’ Giacomo tornò in ufficio, tutto pulito e asciutto fino alle scarpe. Il giorno dopo Mariangela mi disse: “Quanto sei stata gentile! Sei riuscita a trovare vestiti che andavano bene”. “Di che cosa stai parlando?” rispondo io. Io non sapevo niente. Dopo un po’ di ricerca il mistero si risolse. Giacomo non aveva voglia di fare cinque piani a piedi e si era fermato al primo piano, a quel tempo occupato in affitto da una famiglia di tedeschi. Malgrado le difficoltà del linguaggio (non credo che Giacomo si fosse spiegato bene), loro non italiani capirono al volo. Avevano figli di diverse età, ed erano esperti di emergenze del genere: hanno invitato Giacomo in casa, lo hanno spogliato e rivestito. Sono stati molto gentili ma forse hanno pensato di vivere in una palazzina di matti! Poi il famoso cestino di Natale. Ogni anno a Natale, Mariangela porta da me un omaggio natalizio composto da tante cosettine carine, fatte dai ragazzi handicappati in laboratorio: qualche quadro, qualche presina o borsetta all’uncinetto, marmellate fatte in casa e così via, tutto messo in un bel cesto, anche quello parte del regalo, per i cinque proprietari. Io chiamo le mie cognate, Paola e Maria, e guardiamo bene cosa c’è e come dividere. Raramente ci sono cinque cose uguali. Alcune cose sono due, alcune tre e quattro, ma mai cinque cose uguali. Poi segue una discussione: “Ci sono tre barattoli di marmellate. Prendiamone una a testa”.

“Ma siamo cinque. Il regalo è per tutti. Non è giusto tagliare fuori Anna e Filippo perché non vivono a Roma”.

“Che dici! Dobbiamo andare a Fregene con due quinti di un barattolo di marmellata? Filippo penserà che siamo matti!”

E così via per tutti gli altri oggetti. Finalmente arriviamo al cesto, che è l’articolo più bello e interessa un po’ a tutti.

“Mi piacerebbe il cesto”. “Anche a me”. “Tu lo hai preso l’altr’anno.”

“Non è vero. Era una di voi due”.

Troviamo una manciata di caramelle e cioccolatini in fondo al cesto. Questi sarebbero divisibili, ma in genere li mangiamo noi mentre stiamo litigando per il cesto.

Si, per la presenza dei giornalisti giù in portineria, abbiamo fatto belle risate!

Olga Gammarelli, 2007

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.100

Sommario

Editoriali

Una grande famiglia di M. Bertolini
Con tutto il cuore di M.H. Mathieu

Articoli

La grande famiglia
San Francesco, l'Arca e Fede e Luce di J.Vanier
Né lui né i suoi genitori di C. M. Martini
Dedicato alle namme e ai papà , di A. M. Cosmai
E se Gesù ci scrivesse oggi...
Maria: storia illustrata
Alla scoperta della redazione di Ombre e Luci! di C. Ventura
...e non siamo soli! di C. Ventura
Ti ricordi di Nicole? di T. Cabras, N. Livi, M. Sluthes
Ammalati... di affetto di G. C. Zanon
Una redazione... in condominio di M. e G. Rossi
Noi, dei piani di sopra di O. Gammarelli

Dialogo aperto

Dialogo aperto

Noi dei piani di sopra ultima modifica: 2007-12-10T17:12:45+00:00 da Olga Gammarelli

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