Che cos’è un’immagine? Un quadro. un graffito, una fotografia? Quanti molte— plici, infiniti significati racchiude in sé e negli occhi di chi l’osserva? Quanti ancora, ancora diversi, sono passati ad esso dalle mani di chi lo ha creato? Ogni persona che osserva un dipinto, più o meno conosciuto, appeso alle pareti di un museo, proverà emozioni, sentirà emergere ricordi, avvertirà magari un senso di disgusto o indifferenza che saranno estranei ad altre.

L’arte, anche soltanto intesa come qui nella sua accezione riferita alla produzione pittorico-scultorea, è da sempre veicolatrice di un mondo di pensieri, sentimenti, riflessioni capaci di colpire chiunque vi si accosti. Non occorre essere studiosi o esperti critici d’arte per restare a bocca aperta di fronte alla veridicità di alcuni grandi capolavori, né per farsi prendere dallo sgomento davanti all’intensità di alcuni volti, né per essere rapiti dalla sorprendente carica cromatica di certi quadri cosiddetti “astratti”.

Il gesto pittorico, o plastico, dell’artista, ha in sé qualcosa di magico, dischiupotere dell’arte: dalla magia alla terapia de un mondo alternativo, nuovo, dai confini elastici e adattabili ai diversi visitatori.

A tale potere non è rimasto indifferente il mondo, sempre più ricco, variegato e complesso, delle terapie.

L’arteterapia è, in effetti, una disciplina che, attingendo il suo sapere dalla formazione artistica, psicologica e pedagogica, si inserisce a pieno titolo nel panorama delle terapie volte alla prevenzione e alla cura di disagi di varia natura. Utilizzando le tecniche artistiche favorisce nell’utente la capacità di produrre manufatti che veicolano, di volta in volta, pensieri, emozioni, ricordi espressi in un linguaggio alternativo al verbale. L’arteterapeuta adeguatamente formato è in grado di decodificare tale linguaggio come specchio delle vicende interne e relazionali dell’utente: il tratto più o meno sicuro, l’uso dello spazio grafico, le regole dell’equilibrio, le linee di forza parlano di un mondo interiore che si rivela al terapeuta, pur nel rispetto dei meccanismi di difesa, in un setting adeguato e condiviso.

Il prodotto artistico è quindi mediatore della relazione, strumento di contenimento e protezione, attivatore di capacità creative e cognitive residue o latenti.

Mediatore in quanto la restituzione verbale, laddove possibile, sarà sempre riferita al manufatto, mai interpretato psicologicamente ma decodificato secondo il principio in base al quale ogni segno è significativo di un pensiero e di un’emozione e ad ogni forma corrisponde una specifica espressione del mondo personale ed interiore.

Strumento di contenimento e protezione in quanto sorta di “catino” in cui gettare, per lo più inconsapevolmente, emozioni o pensieri troppo intensi che, esternati in tale forma inedita, diventano ‘altro da sé”, quindi privi di colpa o, al contrario, caricati dei propri latenti sensi di colpa. I significati profondi, in effetti, restano inintellegibili ad eventuali osservatori esterni: solo il terapeuta e conseguentemente l’autore saranno, in effetti, in grado di leggere dietro a un tratto particolarmente marcato o alla mancanza di un dettaglio apparentemente irrilevante il segno di un vissuto significativo per l’utente.

Attivatore di emozioni: i diversi materiali rivelano ai loro utilizzatori poteri inaspettati. La dispersività degli acquerelli, la visceralità dei pastelli a olio 0, ancor più, della creta, la potenzialità narrativa della grafite sorprenderanno i neofiti, che si troveranno a scegliere e a preferire in modo apparentemente casuale l’uno o l’altro a seconda del momento, del periodo, del fine propostosi. Il tempo, infine, insieme alla sapienza del terapeuta (che deve essere, tra l’altro, un buon conoscitore delle varie tecniche artistiche), farà magari scoprire risorse inattese.

Un percorso arteterapeutico, dunque, può mettere in luce le dinamiche interiori e relazionali dell’utente, seguirne lo sviluppo e i movimenti e, sempre facendo riferimento all’oggetto creato, permettere all’utente di esprimere, riconoscere (e quindi sempre meglio gestire) desideri, traumi, aspirazioni, inquietudini e problemi che, altrimenti, rimarrebbero sopiti e non del tutto compresi.

L’arte è quindi, in tale contesto, un codice condiviso che, all’interno di una concordata e protetta relazione di cura, svolge, di volta in volta e a seconda del singolo utente che ne fruisce, funzioni diverse: catartica, narrativa, riparatoria…

Chi vi accede trova in essa conforto, occasione di dialogo con un interlocutore, sfogo di rabbie o altre emozioni forti altrimenti inesprimibili, puro piacere fisico, soddisfazione per i risultati ottenuti. I diversi materiali, come già accennato, portano dentro di sé potenzialità differenti, che l’abile terapeuta deve saper suggerire a seconda degli scopi di cura che si evidenziano nel percorso. Indispensabile, infine, per la riuscita del cammino terapeutico, è il setting: un luogo ben definito, dedicato (meglio se esclusivamente) alla terapia, protetto da sguardi estranei, ben attrezzato e luminoso svolge un ruolo fondamentale e facilitante.

L’arteterapia si rivolge, con esiti interessanti, a diverse utenze: minori, anziani, disabili, psichiatrici, ammalati di Aids, pazienti oncologici e cardiopatici. Offre un’ottima strada di conoscenza di sé a chiunque desideri affrontare un percorso di terapia psicologica che esca dai consueti canali verbali per sondare la propria interiorità, le sue ferite, i suoi punti di forza attraverso un linguaggio apparentemente cifrato, capace di svelare i suoi segreti attraverso il terapeuta che accompagna nella decodifica. Così ci si sorprenderà nello scoprire che un tratto del proprio carattere, insicuro o timido, si rivela nei tratti incerti o nella mancanza di stabilità delle figure umane; un periodo segnato da una scarsa fiducia nel futuro assume la forma di cieli nuvolosi o passaggi angusti…. Non si tratta certamente di banali ricette da prendere alla leggera, ma di percorsi personali che si svolgono con incontri settimanali lungo mesi o anni, nei quali l’evoluzione dell’utente, l’aumentare dell’auto-consapevolezza, i cambiamenti si riveleranno al terapeuta nella decodifica dei manufatti, posti in relazione tra lo. ro e resi così tramite di un lavoro introspettivo e cognitivo in una relazione transferale consapevole.

ArTeA Nazionale

È un’associazione non profit (presidente A.De Gregorio), costituita nel 1996 da professionisti attivi in diverse città italiane e operanti nell’ambito della terapia artistica e psicoterapia a mediazione creativa in Enti Pubblici, Associazioni e Cooperative. Aggrega esclusivamente Arte-terapeuti diplomati e affermati che
praticano l’Arteterapia come professione principale e strumento elettivo per il benessere psicologico e sociale della persona in difficoltà.
Per la promozione della formazione è impegnata nella gestione di scuole di specializzazione in Arteterapia nelle città di Pavia, Pordenone, Palermo e Cagliari.

Il corso di Arteterapia è articolato in un percorso di formazione di base della durata di tre anni (330 ore) e tenuto nei fine settimana. Le lezioni del percorso di base richiedono la presenza di un incontro mensile per dieci mesi più alcuni seminari obbligatori. Ogni allievo deve fare pratica nel corso del triennio formativo con almeno due utenze differenti in un servizio pubblico o privato (minimo 450 ore). Ciascun allievo è, inoltre, seguito in un percorso personale: a partire dal primo e fino al terzo anno svolge al proprio domicilio e in classe una serie di manufatti artistici che, periodicamente, saranno riportati all’elaborazione del gruppo classe e alla restituzione del formatore. Lo staff della Scuola consiglia agli allievi un percorso personale di tipo arteterapico o, in alternativa, un’analisi personale o psicoterapeutica individuale o di gruppo (110 ore). Il corso triennale prevede un esame finale oltre alla preparazione e discussione della ! tesi di specializzazione preparando quindi operatori specializzati in arteterapia. (tot 850 ore).

Gli allievi già specializzati possono accedere ad un ulteriore percorso formativo facoltativo post diploma che prevede:

  • studio di casi clinici;
  • supervisione di Arteterapia;
  • aggiornamento;
  • ricerca.

Il Certificato Conclusivo della formazione è un attestato comprovante il livello raggiunto e il monte ore complessivo che viene rilasciato al completamento delle 1200 ore e che permette l’iscrizione al Registro Nazionale gestito dall’Associazione Professionale di categoria A.P.LAr.T.

Indirizzo Internet . www.arteterapia.it

Il potere dell’arte: dalla magia alla terapia ultima modifica: 2007-09-09T15:20:28+00:00 da Marta De Rino

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