Circola un’aria nuova in questo saggio/romanzo di Charlotte Moore pubblicato in Italia da Corbaccio un’aria nuova che si avverte fin dalle prime pagine. Tenterò di spiegarne la ragione.

George e Sam, insieme al fratello minore Jake cui il libro è dedicato, sono i figli dell’Autrice. In questo libro la madre li osserva, esamina in modo acuto e senza nessun sentimentalismo il loro comportamento riuscendo a catturare la nostra attenzione, a divertirci in qualche modo e ad informarci sul mondo dell’autismo, perché George e Sam sono entrambi autistici. E il loro fratello minore è l’indispensabile pietra di paragone, fratello solidale per sempre, e non come scrive la Moore né ora né in futuro, auspicabile baby-sitter.

L’Autrice, mamma affettuosa e sollecita, è anche una scrittrice affermata, una donna intelligente e aperta che vive la sua professione, le relazioni sociali, gli interessi culturali, con vivacità e passione. Ha parenti e amici affettuosi e presenti, un marito da cui è separata ma che ancora, saltuariamente, si occupa dei figli, un baby sitter “fantastico”, una scuola a tempo pieno che funziona, discrete possibilità economiche. La sua casa è circondata da un giardino che confina con ampi prati e un bosco.

Basta questo a spiegare il suo essere così insolita? A giustificare la vivacità e piacere che sembra provare nel raccontare, la serenità, quasi la ”baldanza di vivere” che si sprigiona dalle sue pagine? E ancora più straordinaria è la sua ironia: un’ironia sottile e bonaria insieme che strappa il sorriso nei momenti più impensati. (Basta pensare alla “ricerca di segnali autistici”, eseguita su indicazione dei medici, nei parenti delle famiglie materne e paterne. E di segnali ne trova, a voglia se ne trova!)

In realtà questo libro a me sembra il risultato di un lungo cammino compiuto dall’Autrice verso l’accettazione completa dei suoi figli che lei ci presenta diversissimi l’uno dall’altro, irripetibili come ogni altro essere umano; ci racconta la loro storia, li descrive nelle loro particolarità che non sempre sono negative, ci spiega le loro difficoltà, i momenti di sofferenza e sottolinea la loro innocenza. George e Sam, sono “autistici veri e per sempre” e tuttavia anche “divertenti, interessanti e belli”. Così sono e così li descrive la loro mamma, così devono apparire agli occhi degli amici, così a tutti noi che leggiamo il suo libro.

Solo questa conquista permette alla Moore di porsi altre domande e di raggiungere l’altro grande traguardo.

A mente sgombra lei si interroga. Cosa fare della mia vita ? Se non è quella che avevo sognato come posso non tradire i miei progetti ? Come preservare la mia voglia di fare e partecipare ? Cosa posso cambiare, tollerare, annullare, di questa vita da “genitore autistico” che mi viene assegnata ? Cosa inventare e come ingegnarmi per il benessere mio e loro, loro e mio ?

Nel suo libro ci sono le risposte. Insieme a tantissime informazioni sull’autismo, a tanti consigli semplici e pratici. Mancano indicazioni di rimedi miracolistici, ma la scuola, le diete, alcuni metodi di apprendimento e trattamenti educativi, sperimentati con successo diverso dai suoi ragazzi, sono ampiamente illustrati.

“George e Sam”, un libro in effetti “illuminante” come è scritto nella introduzione, che può cambiare qualcosa anche in ognuno di noi.

Tea Cabras, 2005

Quale tipo di aiuto o sostegno potete dare Un estratto dal libro «George e Sam»

Se una vostra amica ha un figlio autistico? Spero di non sfondare una porta aperta dicendo che dovreste fare solo promesse che potete mantenere. Non pensate di poter trasformare o curare il bambino, oppure di riuscire ad aprire la prigione dell’autismo e liberare la bella anima che vi è rinchiusa. Non sarà così. Pensate in piccolo. Cercate di immaginare com’è la vita quotidiana della vostra amica. Le è difficile andare al supermercato, soprattutto durante le vacanze scolastiche? (“Specialmente durante le vacanze scolastiche” è un’aggiunta che vale per tutte le situazioni). Il suo bambino soffre di sovraccarico sensoriale, quando entra in un supermercato? Le luci forti, le code, le corsie scintillanti gli fanno venire una crisi di urla? Se è così potete badare a lui a casa mentre la vostra amica va a fare acquisti? Oppure potete fare la spesa per lei? Se a lui, invece, piace andare a fare compere (al momento, ai miei piace), ma è troppo grande per essere messo sul carrello ed è dunque probabile che si allontani, potete accompagnarli? Un paio di mani extra saranno molto utili.

Se ritenete di conoscere bene il bambino e vi sentite in grado di controllarlo, potreste offrirvi di portarlo allo zoo, al parco, in piscina o simili. Questo concederebbe alla madre e ai fratelli neuro-tipici una gradita pausa dalla sua compagnia. Non tutti se la sentono; bÈ, magari potreste fare il contrario e toglierle di torno i neuro-tipici? Mi è molto più facile prestare la giusta attenzione a George e a Sam, se Jake è via a giocare con un amico. Oppure potreste accompagnare la madre in una gita di famiglia? Non ci sono molti posti pubblici nei quali posso gestire tutti e tre i ragazzi da sola, ma con l’aiuto di un altro adulto posso andare quasi dappertutto.

È molto difficile per genitori “autistici” trovare delle baby-sitter. Spesso i due genitori fanno a turno, cosa non molto positiva per la vita sociale matrimoniale. Noi abbiamo Ian, che è un baby-sitter fantastico, ma molte persone non hanno nessuno. Non possiamo semplicemente far venire un’adolescente che si sieda a fare i compiti, mentre i nostri piccoli angeli dormono pacificamente di sopra. Non funziona così. I nostri baby-sitter devono essere ingegnosi, vigili ed esperti; altrimenti la cosa non è sicura. Potreste fare da baby-sitter di tanto in tanto, magari in tandem con un’amica? Per noi è molto importante poter uscire.

È difficile offrire un aiuto finanziario diretto, ma la qualità della vita della vostra amica potrebbe migliorare grazie a qualcosa che non può permettersi: un trampolino elastico, per esempio o un’altalena. Potrebbero alcuni amici unirsi e fare un regalo del genere? Siate audaci, non aspettate che vi venga chiesto, perché non accadrà. La vostra amica è orgogliosa ed è improbabile che vi chieda aiuto, specialmente perché sente di non poter ricambiare.

Invitare una “famiglia autistica” a casa vostra è un atto di vera amicizia. Apprezzo enormemente quegli amici che rendono la propria casa “a prova di Sam” prima del nostro arrivo, nascondendo medicine e sostanze vietate, controllando che porte e finestre siano chiuse. È meglio che siate pronti ad affrontare una certa dose di caos e danni, tuttavia potreste anche essere piacevolmente sorpresi: alcune visite si concludono senza incidenti. Se, d’altro canto, non riuscite e sopportare l’idea che tutti i vostri narcisi vengano strappati, oppure di trovare una cacca sul prato (“Non sono stato io! È stata una gallina!”, esclamò George e io fui contenta che fosse in grado di dire una bugia), allora fate visita voi alla vostra amica. Rompete l’isolamento’ che l’autismo può imporre. Tenetevi in contatto.

Soprattutto cercate di apprezzare il suo bambino. Le madri possono lamentarsi dei propri figli, ma molto raramente vogliono sentire gli altri che li criticano. Ci sono persone che adottano l’atteggiamento del tu-poverina-dev’essere-così-difficile-per-te; io, però, pur essendo loro grata per la partecipazione, reagisco più positivamente quando qualcuno si interessa a George e a Sam, li loda, li trova divertenti, interessanti e belli, come faccio io.

(Da “George e Sam” di Charlotte Moore Editore Corbaccio)

Giorgio e Sam: una madre, due figli autistici e il racconto di un’intensa quotidianità – Recensione ultima modifica: 2005-03-15T08:36:27+00:00 da Maria Teresa Mazzarotto

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