“Da bambina Trudi Montag pensava che tutti sapessero che cosa passava per la testa degli altri. Questo accadeva prima che capisse la forza di essere diversa. L’agonia di essere diversa”

Così inizia il romanzo di Ursula Hegi, Come pietre nel fiume, in cui la vita della piccola Zwerg (nana) si intreccia con la storia della Germania nei dolorosi, anni a cavallo tra le due guerre mondiali.

Trudi nasce a Burgdorf, piccolo villaggio sulle rive del Reno. E la figlia di Leo, bibliotecario del paese, e della bellissima Gertrud, che presto morirà in manicomio. La bimba ha quattro anni: la progressiva consapevolezza del non ritorno a casa della madre si intreccia con la sofferta presa di coscienza della propria diversità — il corpo di Trudi non crescerà mai.

È nana infatti questa bambina adorata dal padre, curiosa del mondo, socievole e ostinata, tanto prima caparbiamente decisa a far di tutto pur di crescere ed allungarsi, quanto poi nel suo volersi riconosciuto il diritto di. amare ed essere felice. La storia di Trudi si intreccia con le storie dei suoi compaesani, e tutte le storie sono destinate a fare i conti con la Storia e le sue leggi — le privazioni della prima guerra mondiale, il dramma del ritorno dei reduci e la difficoltà nel ritrovare equilibri con chi è rimasto a casa, la catastrofe del nazismo, delle persecuzioni e di una nuova guerra, il diffondersi di un’ideologia crudele e perversa a cui in pochi hanno il coraggio di opporsi. E tra questi Trudi e suo padre Leo, capaci di presagire il pericolo prima che si trasformi in tragedia, il che permetterà loro di predisporre forme di concreta opposizione alla dittatura. Tutto ciò darà a Trudi modo di entrare in contatto con tantissime figure e, non ultimo, con se stessa: sentirsi diversa, derisa, ignorata o compatita è un percorso faticoso e spesso solitario, capace però di portare alla con. sapevolezza di sé; di vedersi e, quindi, essere vista oltre i centimetri.

La bambina ha tredici anni quando conosce Pia, nana come lei, domatrice nel circo che — come tutti gli anni — arriva a Burgdorf in luglio. “La gente rideva dei clown e delle scimmie, ma non rideva della donna Zwerg; erano in soggezione davanti alla sua bravura e al suo coraggio e quando infilava la testa nelle fauci del leone, sul circo calava un silenzio assoluto e nel lunghissimo istante che trascorreva prima che l’estraesse dalla pericolosa caverna (…) il pubblico intero era unito in un solo respiro. Quando Pia correva al centro della pista (…) il pubblico si alzava e applaudiva. Trudi sapeva che non applaudivano Pia perché era una Zwerg, e lei applaudì fino a farsi male, col desiderio che la gente notasse anche lei per quello che sapeva fare — come fare le somme a mente e ricordare quasi tutte le coincidenze dei treni in Germania — e non perché era una Zwerg”.

Sarà un incontro fondamentale per la bambina: la gente del paese vede solo il corpo di Trudi e la rifiuta perché diversa, Pia invece è in grado di guardarla davero. “Non provate mai il desiderio di guardare dritto in faccia le persone?” “ Invece di guardare sempre dal basso verso l’alto e di vedere il loro mento e i peli del loro naso?” “E le caccole” Trudi rise. “E tu non guardare in alto.” “Ma allora vedrò solo le loro pance, le ginocchia, le cinture..” “I loro culi grassi. Ragazza mia…” Pia rise fino a farsi venire le lacrime agli occhi. “Ma non per molto ancora. Dimmi, che cosa fai se qualcuno ti parla a voce molto bassa?” “Mi avvicino”. “Giusto.” Trudi attese, ma Pia rimase a guardarla senza dire un’altra parola, con un’espressione divertita. “Volete dire…°. ‘*Prova”. “Si chineranno verso di me?” “ Non tutti. Ma molti sì. Purché ti ricordi di non guarda re in alto”.

È il momento cruciale del romanzo. Dopo che il circo lascerà Burgdorf, Trudi comincerà a cucirsi i propri vestiti, a procurarsi mobili proporzionati alle sue dimensioni e camminando, muovendosi le sembrerà di essere un po’ più alta: perché ciascuno di noi per accettare, cercare di capire ed apprezzare i propri limiti ha bisogno non solo di se stesso, ma degli altri.

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Come pietre nel fiume – Recensione ultima modifica: 2005-03-16T07:44:04+00:00 da Giulia Galeotti

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