Fino all’11 settembre si parlava di troppo benessere, di esagerato consumismo, di eccessiva libertà…
Dopo la visione in diretta di quel terribile attentato ai grattacieli di Manhattan – simbolo per molti di una civiltà inviolabile – ci siamo trovati, all’improvviso, ad aver paura.

Ora non parliamo più come prima: siamo disorientati, divisi, perplessi. Ora, siamo costretti ad assistere all’intensificarsi dei bombardamenti su uno dei paesi più poveri del mondo, già provato da anni di guerra, da mancanza di benessere e di libertà. E ci chiediamo: “È questo fare giustizia?”

Noi da anni viviamo accanto a persone che con la loro fragilità ci hanno insegnato ad avere verso gli altri uno sguardo diverso; loro ci hanno guidato alla ricerca non del merito della persona, ma dell’accoglienza di ognuno per quello che è, diverso da noi, certamente, difficile da capire… Ci hanno insegnato a non fermarci alle apparenze, a schierarci in difesa della comprensione e del dialogo, a diffidare dei pregiudizi.

Quale sarà allora la nostra risposta alla situazione drammatica che si è creata?

Da sempre sappiamo che non volere la guerra significa preparare la pace, ogni giorno, come si può, la dove si è. Ogni gesto, iniziativa, lavoro, studio o impegno, che sia in difesa del valore dell’uomo – di qualsiasi uomo – della sua ripresa, del suo rispetto, della sua educazione, è e sarà sempre promozione alla pace.

Non è questo il messaggio che da duemila anni sentiamo vibrare nella notte del ventiquattro dicembre?

Da bambina, ascoltavo fiduciosa la nonna dirmi che ogni volta che sulla terra qualcuno compie un gesto di pace, lassù in cielo si accende una stella. Forse solo ritrovando l’innocenza e l’ingenuità dei bambini, ci sarà possibile riprendere con speranza un cammino che appare tanto difficile.

Forse, solo mettendoci sulla strada battuta da tanti altri, facendo in modo che ancora, sempre, nuovi altri si aggiungano, potremo far sì che il cielo sopra di noi sia più forte delle tenebre.

Nelle pagine che seguono – le storie, i fatti, le persone, le riflessioni che vi compaiono – vogliono essere come piccole stelle che brillano nel cielo buio di questo Natale.

– Mariangela Bertolini, 2001

English version: And a star lights up

Mariangela Bertolini

Nata a Treviso nel 1933, insegnante e mamma di tre figli tra cui Maria Francesca, Chicca, con una grave disabilità.
È stata fra le promotrici di Fede e Luce in Italia. Ha fondato e diretto Ombre e Luci dal 1983 fino al 2014.

Tutti gli articoli di Mariangela

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.76

Copertina Ombre e Luci numero 76, 2001 - Un natale difficile

Sommario

Editoriale

E si accende una stella di M. Bertolini

Articoli

La lezione di un clown di M.T. Mazzarotto
La Locanda dei Girasoli di Redazione
Per un Natale con qualche cosa in più di H. Pott
La Comunità “Il Roveto” di M. T. Mazzarotto
Un dono di poesia a cura della Comunità il Roveto
Noi quattro: la comunità "il Roveto" di Redazione
Famiglie: una riflessione di Padre Roberti di Padre Roberti
Stelle d’oriente di
Novità per l'handicap di Redazione
Lo straniero di Redazione

Rubriche

Dialogo aperto

Libri

La seconda occasione, Carla Cerati
La ragazza delle lumache, Carla Cerati
Inno alla vita, Erika Gazzola
Nessuno bambino nasce cattivo, Fabrizio Mori

E si accende una stella ultima modifica: 2001-12-25T15:21:07+00:00 da Mariangela Bertolini

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