Feci un salto nel buio verso la luce

Anche prima di conoscere il Cottolengo avevo dentro di me il desiderio di vivere accanto a persone disabili. Mentre frequentavo la Scuola Magistrale Ortofrenica, dovevo svolgere un determinato numero di ore di tirocinio. Già allora mi sembrava poca cosa stare solo a scuola con i ragazzi disabili e perciò andavo a trovarli, ad aiutarli a fare i compiti, nelle loro case o istituti. Qualcuno di loro venne anche a casa mia.
Tutto ciò, però, non mi bastava. Mi sembrava di dover fare qualcosa di più.
Mi chiedevo, sempre più intensamente, quale fosse il significato della mia vita, se davvero ero chiamata a sposarmi… Continuai il mio cammino, intensificando la preghiera, la partecipazione quotidiana alla Santa Messa, il silenzio, ecc. Trovai un direttore spirituale che mi fece conoscere una Casa di Preghiera. Frequentavo questa Casa sempre più spesso, finché ci andai a vivere per un anno, poiché mi sembrava di cogliere la chiamata del Signore a questo tipo di vita. Dopo più di un anno, mentre stavo in adorazione davanti all’Eucarestia, mi è sorta dentro questa domanda: “Perché non fai un anno di volontariato al Cottolengo?…”. Così, superando parecchie resistenze dentro di me, partii per vivere l’esperienza dell’anno come cammino di fede e di amore. Dopo circa sei mesi mi trovai a leggere alcuni scritti del Santo Cottolengo e con gioia e meraviglia scoprii questa figura di santo e mi accorsi che anche in me era sempre più forte questa ricerca/sete di Dio e desiderio/bisogno di amarlo nelle persone povere e bisognose di aiuto. Così compresi di essere chiamata dal Signore a diventare Suora di San Giuseppe Benedetto Cottolengo e, dopo molte resistenze in me, mi fidai di Dio, feci un salto nel buio verso la luce, e cominciai il mio cammino di formazione.
Vorrei concludere con una espressione del Santo Cottolengo: “State tranquilli e non abbiate paura; NOI TUTTI siamo figli di un buon Padre, che più pensa Egli a noi, di quanto noi stessi pensiamo a Lui”.
A tutti voi di “Ombre e Luci” dico grazie per la vostra presenza.
Suor Maria


Adoro quelli che mi vogliono bene

Nel Convitto a Casal Lumbroso, ci sono tanti ragazzi e ragazze, che usano un linguaggio che non capisco.
Ogni gesto corrisponde ad una lettera, oppure con pochi movimenti comunicano fra loro.
Quando vedo il signore, che usa quel tipo di linguaggio, rimango estasiato, perché è un modo nuovo, per comunicare e farsi capire.
Io ascolto questo linguaggio, e anche io sono come loro: anche io sotto sotto ho un handicap. Per anni ed anni qualcuno si è approfittato di me, prendendomi in giro, perché non ero capace come gli altri. Vorrei esser considerato come gli altri, ma ho la testa dura e la timidezza.
I ragazzi vanno capiti e difesi; anche i Down, e altri tipi di malattie, a tutto ce un rimedio ed io un pò ne risento perché sono da solo.
E non dò retta a nessuno, e sto sempre con la mia solitudine.
Non mi portate da uno psicologo, perché sono tutti soldi buttati!
Mi dispiace che non riesco a mantenere le amicizie, ma se tu mi conosci, tu imparerai a capire, che un po’ adoro tutti quelli che mi vogliono bene.
Appartengo al gruppo di Fede e Luce “Arcipelago”.
Giovanni Grossi Arcipelago – Roma

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Che formidabile ricostituente

Siamo tornati a casa, dopo una settimana di rianimazione a Milano, perché Manuel aveva un polmone che non funzionava più. Stanchi, come si può esserlo dopo una settimana di panini e caffè, di notti sulla sedia e di rosari sgranati pregando che il ciccione ce la facesse anche questa volta.
Tra la montagna di posta, di bollette da pagare, di pratiche da sbrigare in Regione e in Provincia, spunta la copia di Ombre e Luci. Tutto il resto può attendere e il vostro giornalino viene … divorato.
È un insieme di sensazioni estreme: il dispiacere per Fausta e un pensiero per il futuro di Carla, la gioia di vedere i compagni di scuola di Angela, con le foto a colori e il presentimento dell’emozione della mamma di Aimone, quando leggerà la sua storia. “Dio che grande che è diventato Armando!”, e la foto dell’ultima pagina, quella di Piero che è volato in cielo, e che ci fa venire i lucciconi agli occhi…
È come se la vita della nostra casa si fermasse per una mezz’oretta: tre teste incollate sulle vostre pagine, domande, risposte, osservazioni. goffi tentativi di sincronizzare il ritmo di lettura. E quando l’ennesima vomitata di Valentina ci richiama alla realtà, sentiamo di avere una marcia in più per continuare.
È l’effetto istantaneo di questo formidabile ricostituente che si chiama Ombre e Luci.
Siamo in attesa di un’altra dose. Grazie.
Flora, Daniela, Manu


Ho trovato interessante…

Da molti anni leggo con attenzione la vostra bella Rivista, che quasi sempre mi coinvolge per la delicatezza dei temi trattati.
Desidero per la prima volta intervenire per segnalarvi che ho trovato molto interessante, nell’ultimo numero, l’articolo a firma di Lucia Bertolini.
Ho infatti particolarmente apprezzato il tentativo di far luce sulle complesse “aspettative di amicizia e di affetto” che credo si vengano inevitabilmente a creare nel delicato rapporto che si stabilisce tra una persona in difficoltà, per motivi più o meno gravi, e chi desidera esserle d’aiuto.

Francesco

Dialogo aperto n. 65 ultima modifica: 1999-06-16T12:41:57+00:00 da Redazione

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