Se è vero che al cuore della missione affidata alla Chiesa si trova, fin dalle origini, il compito di proteggere e curare resistenza dei suoi figli più fragili, è anche vero, purtroppo, che ben poco di questa preoccupazione è trapelato e trapela nella vita dei suoi fedeli, almeno di quelli che si riuniscono nelle parrocchie. Ignoranza, paura, egoismo? Non è questo il luogo né il tempo di analizzare il fenomeno; è invece il tempo di far festa perché qualcosa sta cambiando: la superficie di tante situazioni rese patinate e false dagli uomini, si sta incrinando in più punti mentre vengono alla luce – insieme alle incertezze, ai possibili sbagli e a un pò di confusione – la verità e la bellezza della parola di Dio che ci dice, e mentre ci dice è, la tenerezza e l’ansia per i suoi figli più piccoli.

Se infatti qualcosa di terribile c’è, a volte, nelle voci che si intrecciano nei luoghi di culto, è il vuoto che si cela, anzi è visibile, dietro le parole: l’uso vano della parola.
Ma ancora voglio dire: non soffermiamoci sulle ombre, affrettiamoci invece a dare una mano, per fare entrare la luce.
Cominciamo ad avvertire dunque nelle nostre chiese locali il bisogno di porre fine alle omissioni e di essere davvero “casa aperta a tutti” e, nello stesso tempo, all’altezza del proprio compito. Non è sufficiente, infatti, essere aperti; bisogna anche saper suscitare negli altri il desiderio di entrare, e coltivare tutti quei sentimenti di rispetto, di ascolto e di volersi bene, che sono necessari a scoprirsi e a divenire fratelli e figli di Dio.

So bene che tutto questo è solo lo Spirito Santo ad operarlo in ciascuno di noi; perciò dobbiamo davvero implorare la sua grazia e aprirci alla sua opera.
Certamente lo Spirito Santo troverà il nostro terreno più arato se avremo letto il piccolo prezioso libro di Henri Bissonier destinato a “sacerdoti, catechisti, ma anche a genitori e a tutti coloro che si interessano ai problemi dei disabili, per contribuire a risolverli”.
Di fatto, anche quando i responsabili religiosi sentono profondamente il desiderio di offrire il loro aiuto a tutti, le difficoltà – inutile negarlo – sono tante perché mancano tradizione e cultura, mentalità e strumenti (spesso presenti negli istituti ma non nelle parrocchie) per mettere in atto una catechesi che si faccia carico delle persone, sia adulti che bambini, con problemi, ad esempio, di comprensione e di apprendimento.

Questo non deve scoraggiarci; quando c’è la volontà profonda di compiere un passo importante; quando si comincia, con sincerità ed impegno, a cercare aiuto in chi è più esperto, siamo sicuri che non ci fermeremo facilmente. Ed è con sincerità ed umiltà che H. Bissonier ci offre il suo aiuto.

Al termine di una vita (ha 86 anni) trascorsa nello studio dei problemi dell’handicap e nella dedizione di tutte le sue capacità al fine di alleviarli, riconosciuto autorevole come scienziato e come pastore, ha condensato in questo piccolo libro la sua esperienza e la sua saggezza. Da ogni riga traspare il suo desiderio di aiutare chiunque voglia lavorare nella sua stessa direzione; vi è radicata la sua “benevolenza, quel volere il bene dellaltro” che, come lui stesso dice a pag. 17, “deve essere come quello del Signore stesso: aperto a tutti e, in qualche modo, instancabile”.
Il libro è scritto in modo chiaro, in forma semplice, ma non deve ingannare nella sua semplicità: è un vero condensato che riguarda Finsieme del “fatto” catechistico e non trascura nulla.

Il libro è chiaro, semplice, ma non inganni la sua semplicità: è un condensato che riguarda l’insieme del “fatto” catechistico e non trascura nulla.

In una parte introduttiva, Bissonier dice la ragione d’essere del suo testo: introduce il lettore meno esperto in poche, essenziali esemplificazioni delle diversità presenti nell’universo della disabilità; espone con chiarezza ciò che si propone di ottenere.
Nel secondo capitolo, egli ci parla dei ragazzi con problemi ed è come se ci presentasse degli amici di cui ci indica le difficoltà, mettendoci nello stesso tempo in guardia da giudizi frettolosi e da superficialità. Ci invita, con indicazioni precise, ad ascoltarli e ad accoglierli affinché il nostro rapporto con loro possa attingere alla profondità del cuore e divenire vera relazione.
Il capitolo seguente riguarda l’oggetto della catechesi: l’oggetto, egli dice, è Dio stesso con il suo mistero cTAmore. “Questo tesoro riguarda chiunque. Appartiene a tutti, quindi anche al più piccolo, al più povero, al più disabile tra gli uomini. Ognuno di noi, perciò, ha il sacro diritto di possedere quel tesoro e di goderne nella sua totalità”, (pag. 21).
Di fronte al compito immane di trasmettere questo tesoro, non ci lascia soli. Nel seguito del libro egli annuncia un principio inderogabile: “rivelare ciò che è fondamentale (Dio è Amore) e ritornarci continuamente nelle forme più svariate”, (pag. 29), E poi aggiunge subito: “Se solo potessimo dire di aver un po’ contribuito a far sì che uno dei nostri fratelli disabili sappia o senta di essere amato da Dio, sarebbe già meraviglioso”.
L’autore passa quindi in rivista con meticolosità ogni aspetto del rapporto catechistico: il metodo, le riunioni, le celebrazioni, i sacramenti, l’iniziazione alla preghiera… Ogni cosa è detta con chiarezza, pazienza e amore per incoraggiare e per spronare.

Dicevo però, che la sua semplicità non deve ingannare; a mio parere infatti, non è sufficiente una prima lettura, con l’idea di aver capito, di aver tutto chiaro, di saper quindi come stanno le cose. Non mi vergogno di dire di aver letto il libro tre volte, sentendo ogni volta di essere raggiunta in modo più profondo dal suo vero senso. Perché non è un libro che tocchi semplicemente le corde del sapere e del conoscere; è invece un libro che stimola la riflessione, che porta a fare un esame di coscienza, apre a progetti nuovi e a nuovi approfondimenti; è un libro che parla di catechesi, ma anche che fa catechesi, perché parte dall’ascolto dei suoi lettori (sa di cosa hanno bisogno), ha fiducia in loro, mostra loro con chiarezza un cammino e li accompagna. Un libro che ci prende sul serio e che ci lascia più seri.

Lucia Bertolini, 1999

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.64, 1998

Sommario

Editoriale

Fausta di M. Bertolini

Articoli

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Ognuno a suo modo di M.T.Mazzarotto
Decalogo per insegnare alle persone con difficoltà di Redazione
La tua parola è per tutti di L.Bertolini

Rubriche

Dialogo aperto
Vita Fede e Luce

La tua parola è per tutti – Henri Bissonnier ultima modifica: 1998-12-10T15:17:54+00:00 da Lucia Bertolini

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