Riportiamo le parole che un padre benedettino — Dominio Milroy — ha detto a S. Anselmo a Roma durante la messa di saluto a Luca; un giovane di 22 anni «la cui vita sembrava (a noi) avere così poco significato».
Ci sembrano parole profonde, vere, difficili da dirsi e da ascoltarsi, forse. Proprio per questo le proponiamo a tutti coloro che vogliono imparare il linguaggio della vera «compassione», del soffrire insieme a chi ha bisogno di consolazione rispettosa e non banale.

Quando mi hai chiesto al telefono se il dolore se ne andrà, dissi di no, che non se ne andrà.
Vorrei cercare di spiegarmi meglio. La risposta semplice è «Sì, non ti preoccupare, le cose andranno meglio, col tempo guarirai». Ciò significa che il dolore è solo per oggi, e che domani comincerai a dimenticare.
Prima o poi la vita continuerà come se niente fosse successo.
Ma questo è negare la verità. La verità è che ciò che ti è accaduto è una cosa assoluta, centrale, irreversibile. La presenza di Luca nella tua vita — e adesso la sua assenza — è stata definitiva. Non un incidente da sopportare, un inconveniente da accettare, un peso da sorreggere coraggiosamente. E neanche un «mistero» della Provvidenza, né una sfida alla «condizione umana». Tutte queste cose, sì, ma molto di più.

È molto semplice, Luca era — è — Luca, e tu lo ami. Luca era difficile da conoscere, difficile da capire. Ma non era difficile da amare. Difficile, forse, per altri, ma non per te. Altri avranno potuto vedere in Luca qualcosa di amabile, però malriuscita. Quel che tu vedesti in Luca fu l’assoluta ed essenziale persona che era e che rimane — non soltanto «un altro essere vivente», ma Luca: questo figlio, ragazzo, uomo particolare — completamente se stesso, speciale, diverso, unico, da mai essere duplicato. Con una voglia di esprimersi, una voglia di comunicare con te, con i suoi amici, una voglia di celebrare con te lo strano mistero della vita. Era tuo — sì, apparteneva anzitutto a Dio, ma apparteneva anche a te, e quest’appartenere gli dava il suo carattere assolutamente speciale. Luca non era solo «una persona handicappata»: era un caro figlio e fratello, membro di una famiglia particolare e di una comunità particolare, circondato da un amore particolare e da atti particolari di compassione. Compassione significa «soffrire con». Per la maggior parte del tempo si cerca sempre di evitare il dolore. Il miglior modo per fare questo è di evitare di farsi coinvolgere nel dolore degli altri. La presenza di Luca rendeva questo impossibile. Lo rendeva impossibile anche per quelli fra noi che incontravano Luca solo raramente o superficialmente; per te era sempre impossibile. Luca imponeva a te la compassione. Era inevitabile dimensione della tua vita.

Io dico che questa era una inevitabile dimensione della tua vita. Lo rimarrà. La vita di Luca non è una storia che è finita, né nel nostro mondo, né nell’altro mondo infinito di Dio, che è così difficile per noi da capire.

Non posso cominciare a capire perché Dio ha chiesto a te di prenderti cura di Luca, di cui la vita umana sembrava (a noi) avere così poco significato, ed era la causa di tanta sofferenza. Ma cercherò di farlo — con cautela e con un desiderio profondo di evitare risposte facili.

Innanzi tutto, abbiamo tutti bisogno della compassione di quelli che hanno sofferto. La società umana non è fatta di persone che sono contente, soddisfatte, complete e senza ansia. Grazie a Dio, abbiamo momenti o periodi di grandi serenità e gioia. Ma ogni vita individuale, e ogni famiglia, è sempre vulnerabile ad inaspettate e terribili possibilità di dolore. Coloro che amiamo sono così magnificamente ed insostituibilmente preziosi per noi che noi siamo, in un modo che non può essere descritto, profondamente vulnerabili alla loro perdita. Tu, che hai vissuto la strana e complessa esperienza di amare Luca, e di perderlo, hai molto da offrirci. Alcune delle nostre sofferenze e perdite umane sono assai piccole, altre sono più grandi. Ma tutte fanno male, e quando abbiamo male abbiamo bisogno di consolazione.

In secondo luogo, Dio ti diede in Luca (attraverso la vostra intimità e le tue cure per lui) un incontro con la magnifica e terribile polarità dell’esistenza umana — da una parte l’incredibile mistero della vita umana (la sua qualità unica e speciale, la sua individualità e il suo splendore) e l’ugualmente incredibile qualità della morte (la sua vulnerabilità, la sua impotenza, la sua piccolezza). Che contraddizione! Di solito le illusioni del tempo, della salute e delle normali circostanze umane ce ne proteggono. In Luca, queste illusioni non erano possibili — era dinanzi a noi (e specialmente a te) con la verità della vita e della morte.

In terzo luogo, Dio piazzò al centro della tua vita la sua immagine preferita — Gesù Cristo crocifisso. Il centro della nostra religione è la memoria e l’immagine di un caro figlio distrutto dal suo incontro con la storia umana. Nell’immagine del Cristo crocifisso riconosciamo non solo Luca, ma innumerevoli vite di cui la morte non può avere significato a meno che non siano viste come appartenenti alla fraternità dell’uomo crocifisso insieme a Cristo, a cui fu detto «oggi sarai al mio fianco in paradiso». Ho avuto, come sai bene, una sorella, una sola sorella, cita, che morì all’età di cinque anni. Era una bambina Down, e non ebbe una vita umana con abbastanza significato da ricordare o celebrare. Mi è impossibile credere che la sua vita non ebbe significato. Lei e Luca fanno parte di una innumerevole compagnia di individui, fatti ad immagine di Dio.

Nel contesto della gloria infinita di Dio non esiste il bisogno di fare distinzioni di livelli di gloria. Tu hai visto in Luca l’immagine dell’imperfezione umana e l’immagine di Dio, e nel tuo cuore sai che la prima immagine era senza sostanza e la seconda eterna. È per questo che la sofferenza della vostra separazione non diminuirà ed è per questo che non potrai mai dimenticare ciò che hai guadagnato dal tuo amore per lui e dal privilegio di essere l’invitata da Dio a prendertene cura.

E quindi tu hai il tuo dolore, e Luca la sua pace. L’amore che tu gli hai dato è stato, in questo nostro mondo strano e complesso, la sua preparazione per un mondo che non possiamo neanche cominciare a capire.
Sii riconoscente per ciò che ti ha insegnato — non avrai mai rimorso per questo, anche se ti rimane il dolore.

Dominic Milroy, 1997

Il senso di Luca nella tua vita ultima modifica: 1997-03-26T08:00:41+00:00 da Redazione

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.