Lettera alla Befana

Lo scorso 6 gennaio sono andata a trovare i miei amici del gruppo S. Anna. Si incontravano come ogni anno, per festeggiare insieme l’arrivo della Befana.
Conservo un ricordo molto bello e intenso di quell’incontro. Annarosa, per l’occasione, come ospite della comunità, si era trasformata in una allegra e insolita vecchina, e aveva distribuito a tutti i partecipanti un regalo personale, quando ad un tratto, si avvicinò a me una ragazza disabile del gruppo e mi disse che voleva scrivere una lettera. Io la spinsi a farlo e lei mi chiese di consegnarla alla Befana. Scriveva piano piano e si vedeva che le brillavano gli occhi. Quando presi il foglio e lo lessi, ebbi un tuffo al cuore perché mi resi conto che il testo lasciava aperti numerosi problemi e contemporaneamente vi si ponevano tante di quelle domande, alle quali nessuno avrebbe mai potuto né sperato di poter rispondere.
“Carissima Befana io vorrei il prossimo anno un lungo abito da sposa e una corona sulla testa come una regina ancora bellissima a me piace tanto a me.
Quando ho imparato a fare il bucato e lavare lo metterei sullo stenditoglio 1) stirare 2) Fare la spesa con Ledi Concetta e conoscere i soldi 3) Fare da mangiare e vorrei essere casalinga come mamma e dopo troverò un uomo ancora più bello.
Alba Colamarino

Forse qualche notizia su di lei può aiutare chi non la conosce a capire meglio questa lettera. Alba ha 46 anni e vive con il padre, che è molto anziano; la mamma è morta da più di due anni ormai, ma lei non lo sa.
Personalmente non chiedo delle risposte, né credo sia fondamentale averle. Vorrei soltanto porvi gli stessi interrogativi e gli stessi dubbi che io stessa mi sono posta.
Perché una persona con handicap mentale, che pure è una donna come tutte le altre e sogna di sposarsi e avere un marito e una famiglia, non può sentirsi dire “sì, anche tu presto potrai realizzare il tuo sogno”? Perché, anche se il suo desiderio è più puro e più sincero di quello di tante altre ragazze, che magari spesso non sanno cosa vogliono dalla vita e sono pronte a dire che non credono neanche nel matrimonio, non ho potuto dirle che anche lei presto avrebbe trovato un marito e avrebbe avuto una casa tutta sua?
Per la prima volta, mi sono sentita completamente impotente e io, che sono sposata e ho una famiglia, ho desiderato che lei fosse al mio posto, perché forse ne ha più diritto.
Chiara (S. Gregorio)

Tutti si sentono impotenti di fronte a questo problema. Ombre e Luci ha cercato di parlarne nel numero 49 del 1995. Siamo sempre pronti ad accogliere testimonianze e articoli che possano aiutare a continuare questa riflessione su un argomento che ci interpella profondamente.

Mandateci foto che sentite ricche di significato. Ci aiuterete a migliorare Ombre e Luci

Un esempio da seguire

Pierluigi Del Bono è andato in pensione nel luglio di quest’anno.
Seguendo il mio consiglio ha donato a Ombre e Luci quel che i suoi colleghi delle Poste di Viareggio avevano raccolto per il regalo di addio. Anche lui ha un figlio Down.
Leggo ogni passo della rivista con gioia immensa e spero di continuare a essere con voi una fonte EVANGELICA.
Anna Maria Fassaro

Ci vorrebbe un amico…

“Magari avere un amico così!” diranno alcune persone.Credono che sia sano, però non lo è. Capisco che non è facile accettare una persona disabile in casa e per lo più nella nostra società… Tutti noi abbiamo dei problemi, ma per le persone che si credono “magiche” questo problema non esiste! Se siete dei buoni volontari: perché non accettare un ragazzo/a diversi?
Gli amici ormai sono pochi… hanno paura di lui e questo perché?
È una persona diversa, ma é anche come tutti voi, pur avendo delle difficoltà. Lasciate vivere in pace questi figli e cercate anche voi (volontari e non..) di stare insieme a loro perché queste cose succedono molte volte e loro soffrono e rimangono soli!
Un lettore

Dialogo aperto n. 60 ultima modifica: 1997-12-15T16:33:00+00:00 da Redazione

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