Da due anni vivo con Federica. E’ una simpatica donnina di 44 anni. Quando l’ho conosciuta, la sua autonomia appariva buona rispetto alla sua età e al suo handicap (Down).
Oggi mi meraviglio nel constatare come, pur così adulta, sia riuscita a crescere in tante piccole cose.
Il suo quotidiano era ben strutturato; ogni attività della giornata si ripeteva come in una sequenza, sempre identica, ogni giorno.
Allora, mi sembrava quasi impossibile poter interrompere questa sequenza di gesti, anche perchè lei vi si mostrava molto attaccata.

Oggi, Federica si è pian piano adattata ai cambiamenti improvvisi di programma, anzi, è proprio lei a proporli.
Inutile dire che gli impegni di cucina sono i più ricercati: si anima all’idea di imparare a cucinare qualche nuovo manicaretto; in vista di questo — forse perché è un po’ golosa — è pronta a lasciar da parte il suo « diario segreto » o il «concerto per chitarra». Qualche problema con il sale c’è ancora; l’euforia per la cucina è a volte troppa perché si possa tener tutto sotto controllo. Le intenzioni però sembrano buone.
Una vera conquista mi sembra la doccia, che fa completamente da sola! I capelli, a volte, non sono proprio ben risciacquati e il bagno, alla fine, sembra un lago; ma quel che importa è che Federica sa bene ormai l’ora della doccia e se la sa organizzare bene tutta da sola!
Farsi il laccio alle scarpe è stato da sempre un incubo da evitare e lo è tuttora, ma i tentativi che stiamo facendo insieme per comporre il fiocco secondo varie tecniche, sembrano dare i primi risultati.
Le piace molto disegnare e lasciare messaggi scritti per l’uno o per l’altro: messaggi quasi incomprensibili. Durante quest’anno, Federica si è «allenata», ci ha messo attenzione e pazienza per scrivere e riscrivere le parole che non le riuscivano… Ancora non può scrivere una lettera ad un amico, ma i commenti scritti sotto ai suoi disegni, sono ora chiari e compresibili.

Coraggio, Federica, è proprio vero che non è mai troppo tardi!

F.C., 1993

Non c’è forse un posto, un ruolo per l’handicappato mentale adulto, precisamente per cambiare questa società? Perchè sarebbe solo una persona di cui occuparsi? Non deve anche lui occuparsi, agire, aiutare a far cambiare, a muovere? Non ne è capace? E se sì, che cosa si può aspettare, sperare da lui, messa da parte la sua semplice presenza, il suo semplice handicap?
E in più, non c’è forse qui un dovere, e se sì, si può, e come, prepararlo ad affrontare questa responsabilità, a portare un compito?
Henri Bissonier

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.43, 1993

Sommario

Editoriale

Si fa sera di Mariangela Bertolini

Se la notte è agitata

Prima di andare a letto intervista a M.Réthoré
Se dorme male di D. Laplane
Di notte bagna... di P. Lemoine
Io grido verso te

Altri Articoli

Imparando a vivere bene con Jimmy di M.S. Tomaro
Viviamo da soli intervista a Romolo e Remo
Quando i genitori si rimboccano le maniche di Antonio e Milena
Ce l'abbiamo fatta di Milena

Rubriche

Dialogo aperto
Vita Fede e Luce
Proviamo un'altra volta

Libri

Cammino di preghiera, M. Quoist
Esploderà la vita, AA.VV.
La cinquataseiesima colonna, M.Gillini e M.Tonni
La forza del debole, E. Robertson

Non è mai troppo tardi ultima modifica: 1993-06-21T09:37:40+00:00 da Redazione

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