Sono in Libano con M.Odile Mathieu da una settimana. È difficile dire tutto quello che ho vissuto…
Il Libano è sempre in guerra: dappertutto ci sono soldati; potete immaginare lo stato di insicurezza della gente qui: cinque anni di guerra e di bombardamenti.
Domattina partiremo per Parigi. È vero che c’è in me una parte che aspetta di lasciare questo stato di tensione che c’è qui e che ha paura; e un’altra parte che vorrebbe restare e rimanere con chi piange e soffre. È un po’ duro predicare la fiducia a chi vive in uno stato di guerra e poi partire e lasciarli. È difficile predicare la non-violenza di Gesù quando si è in pericolo di morte.
In questi giorni ci sembra di aver trovato tanti amici; molti vorrebbero venire all’Arche o lavorare per Fede e Luce.
Anche se la situazione sembra disperata, ci sono tante persone che si impegnano, che hanno fiducia in Dio, che lottano per i più poveri. Certo, il Libano è un paese che ha bisogno di veder sorgere delle piccole comunità in cui cristiani e musulmani possano vivere e operare insieme: che non cerchino né ricchezze né potere; che siano testimoni che è possibile vivere le Beatitudini, che le culture non dividono ciò che è essenziale nel cuore dell’uomo.
Pregate, pregate per il Libano…e per il mondo.
Vi abbraccio
Jean Vanier, 22 Febbraio 1980
Questo articolo è tratto da:
Insieme n.25, 1980