Come ho abituato i miei bambini a incontrarsi con bambini disabili senza che ne rimanessero in qualche modo impressionati o che non fossero naturali nel trattare con loro?

Mi sembra di scrivere cose banali perché, secondo me, è molto semplice per una mamma spiegare questo ai propri figli, la cosa importante per me è solo preparare il bambino alla realtà; non dirgli: “è come te; non ci fare caso”, No. “È un bimbo particolare; sii con lui affettuoso; vedi come la sua mamma si comporta nei suoi confronti, o come faccio io e sii naturale”.

Cerco poi di non dare l’idea che non possono fare domande, chiedere spiegazioni – faccio in modo che le facciano dopo. Non voglio creare il tabù “non se ne parla, non si guarda, non è vero”.

Le domande per loro abituali a un nuovo amichetto: “Cosa fai? A che scuola vai? Perché cammini così? Tirami il pallone!” ecc, che loro farebbero normalmente a un bambino handicappato, ho spiegato che le devono fare a me, che non sarebbe delicato farle alla sua mamma la quale chissà quante volte ha dovuto rispondere alle stesse domande.

Devo dire che molte volte ora sono loro, i miei bambini, che insegnano a me qualcosa; loro sono più spontanei di noi grandi, sanno trattare con semplicità ed affetto tutti quanti. Talvolta sono così naturali che dimenticano perfino l’handicap degli altri così che a volte sbuffano, se ne vanno, si annoiano come fanno con gli altri amichetti.

Noi grandi non siamo capaci di essere semplici come loro.
Con i più grandi il discorso continua: “che differenza c’è fra me e un bimbo disabile di fronte al Signore? Nessuna, anzi lui vale più di me! Chi è degno di ricevere il Signore più di loro….”

A questa conclusione sono arrivati loro, da soli.

– Francesca, 1975

Una mamma di bambini “normali” ultima modifica: 1975-08-01T10:38:19+00:00 da Redazione

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