Ai cari handicappati di «Fede e Luce» riuniti a Roma. Ai loro genitori. Ai loro amici.
Ci rallegriamo con voi che avete voluto, come già tanti altri pellegrini, incontrarvi a Roma in questo Anno Santo, per chiedere a Dio un cuore nuovo, purificato e fortificato, e vivere da cristiani riconciliati, in una fraternità accresciuta e più estesa.
A voi tutti che soffrite, noi ridiciamo la Buona Novella che l’Apostolo Pietro, prima di Noi, portò fino a Roma.
Voi avete un posto particolare nel Cuore del Cristo Gesù che vi dice: «Venite a me, e vi consolerò… troverete il riposo per le anime vostre» (Mt. 11, 28-29). E con Lui, avete un posto nell’Amore di Dio Padre, che fa di voi i suoi figlioli, che mette in voi il suo Spirito, che vi farà entrare un giorno nella sua Luce.
Voi avete un posto scelto nella Chiesa, dove la vostra fede semplice, la vostra preghiera, il vostro sguardo in cerca di affetto, il vostro cuore generoso ricordano ai cristiani il cammino essenziale per andare a Dio.
Voi avete un posto nella società degli uomini, tra i quali, grazie a Dio, contate molti amici, legati a voi, che vi sostengono e contano su di voi.
Quanto a voi, cari genitori e educatori, Noi vorremmo rafforzare il vostro coraggio e la vostra speranza, con tutto il nostro affetto paterno. La fedeltà della vostra tenerezza, della vostra pazienza, della vostra tenacia per aprire il vostro figliolo, il vostro amico handicappato alle gioie dell’esistenza e al progresso possibile delle sue facoltà ostacolate, Ci fa pensare all’Amore incessante di Dio per condurre gli uomini alla luce piena, alla sollecitudine del Cristo sempre desideroso di guarire, di salvare, di portare la Buona Novella ai poveri.
Che il Signore trasformi in grazia questa ferita che vi avvicina alla Passione di Cristo! Possa la vostra famiglia, portare la prova con amore e nella solidarietà; i vostri amici e i vostri vicini siano accoglienti e comprensivi, con semplicità e umanità! Possano i responsabili della scuola, del tempo libero, del lavoro, dell’economia, preoccuparsi ancora di più di integrare validamente questi fratelli che fanno parte della famiglia umana!
Poiché malgrado belle dichiarazioni di principio e numerose iniziative alle quali Noi rendiamo omaggio, la nostra società rischia purtroppo di lasciare ai margini coloro la cui inserzione richiede uno sforzo più grande di immaginazione creatrice, di amore disinteressato e di speranza. E questo peraltro è il test più significativo di una famiglia pienamente umana, di una società veramente civilizzata, a maggior ragione di una Chiesa autenticamente cristiana. Questi infermi che ci tendono la mano, non hanno forse anche essi un messaggio da darci?
Onore a tutti coloro che si dedicano ad introdurli nella fede e nella luce di una vita più piena! A loro, agli handicappati qui presenti, e anche a tutti coloro che non sono potuti venire, la nostra paterna Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, il 25 ottobre 1975
Paulus P. P. VI

