Teresa fa parte di una categoria di disabili di cui si parla poco, anche se sono molto numerosi. Non è semplice delineare le loro difficoltà, perché fra un disabile lieve e un ragazzo normale non vi sono frontiere facilmente percepibili. E stato detto: «Sono così simili che abbiamo la tendenza a farli salire tutti sullo stesso treno. Dopo ci accorgiamo che i disabili lievi sono più sprovveduti e li pungoliamo»
La mamma di Teresa, parlando di lei, dice che è «leggermente disabile» e con queste parole vuole esprimere tutto ciò che esse dicono di doloroso. Molti genitori preferiscono usare il termine «disabile lieve» ed è per questo che userò qui questa parola. Altri parlano di «ritardo mentale» perché ritengono che così si esprime meglio la possibilità di un progresso: a un ritardo si può porre rimedio, soprattutto quando si interviene con rapidità e in modo efficace.

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L’handicap di Teresa deriva da una causa ben precisa: una malattia che le ha colpito il cervello. Le malattie dell’encefalo, gli incidenti alla nascita, i traumi cranici, sono cause frequenti di disabilità mentale. Succede anche che le cause siano di origine psicologica: può trattarsi di un bambino molto piccolo abbandonato dalla madre, o di qualcuno cresciuto in ambiente povero di stimoli come un ospedale, o di chi passa in affidamento da una famiglia all’altra senza avere mai una persona con cui potersi legare in relazioni vitali e profonde.

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Se proviamo a fare un quadro della personalità di un disabile lieve notiamo che le sue capacità intellettuali sono limitate. Teresa non può seguire normalmente i compagni di classe, ma non è sciocca. È capace di imparare a leggere, a scrivere, a contare e soprattutto è dotata di una intelligenza di ordine pratico: le piacciono i lavori di casa e li fa bene. E cresciuta in maniera normale perché ha vissuto in un caldo e accogliente ambiente familiare e perché vi è stata accettata totalmente con i suoi limiti e le sue ricchezze. I genitori e i primi insegnanti le hanno chiesto di fare i progressi di cui era capace. In conseguenza Teresa è fiduciosa e affettuosa e si sente libera di esprimere i tesori di gentilezza che stanno dentro di lei. Anche se a più riprese si è sentita rifiutata, sa che esiste un porto sicuro dove è amata incondizionatamente.
Questo è un punto fondamentale, perché il disabile lieve è vulnerabile. La sua sensibilità è molto sviluppata e rappresenta per lui quasi un sesto senso. Dice una mamma: «Se Bernardo domanda spiegazioni e se un moto di impazienza sfugge alla persona cui si rivolge egli si rinchiude nel suo bozzolo… e per questa volta non se ne farà niente. Si sente molto meno intelligente degli altri e questo gli procura una tale umiliazione che, per non ferire la sua sensibilità sempre all’erta, bisogna fare attenzione al modo con cui gli si parla».
Per poco che abbia sperimentato qualche rifiuto grave, il disabile lieve crescerà con altri disturbi: qualche misura di aggressività, un carattere difficile e a volte collerico, un certo ripiegamento su se stesso, una mancanza di fiducia, una particolare passività. In questi casi di disarmonia (presenti a volte fin dall’inizio) possono esserci rischi di delinquenza. Il libro di Gilbert Cesbron «Ma io vi amavo» racconta il doloroso isolamento che porta un disabile lieve assetato di amore e di protezione, ma considerato dappertutto come importuno, a prendere atteggiamenti decisamente antisociali.

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Oggi Teresa vive in famiglia, ma i genitori stanno invecchiando e presto si porrà il problema del suo avvenire. Anche se conosce i numeri non è capace di fare i calcoli e di gestire il proprio denaro. Non sa fare previsioni a lungo termine. Non sa fronteggiare un imprevisto, come una malattia o un incidente. Vorrebbe vivere come gli altri, essere libera di agire a suo modo, ma nello stesso tempo si rende conto dei suoi limiti (anche se non vuole riconoscerli). Come gli altri disabili lievi accetta sempre di meno l’autorità dei genitori. Rifiuta inoltre di vivere con altri disabili. Che fare? Qualcuno ha proposto di creare dei servizi di accompagnamento che, con il loro sostegno e i loro consigli, permetterebbero ai disabili lievi una vita para-autonoma.

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Queste brevi riflessioni non intendono fare il quadro completo di un problema così delicato e complesso come quello dei disabili lievi. Lo scopo è quello di farli conoscere meglio astenendosi da generalizzazioni frettolose nei loro confronti.
L’handicap non livella mai le persone. La gioia di noi tutti resta sempre quella di essere distinguibili e apprezzati nella nostra originalità qualsiasi sia il numero di talenti ricevuto alla nascita.
(O. et L. n. 41)

Tra i nostri amici ci sono giovani lievemente disabili che ci hanno aiutato ad orientarci nel loro mondo. Abbiamo letto o riletto diversi testi sull’argomento. Ci è sembrato giusto anche, quasi per una verifica, rivolgere alcune domande ad una nostra giovane amica, sorella di una ragazza ventenne con lieve disabilità mentale.
La disponibilità di Marianna ci ha permesso di avere un riscontro diretto su alcune situazioni e su alcuni problemi.
Teresa ultima modifica: 1998-03-04T10:14:37+00:00 da Redazione

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