Tra il 1930 e il 1950 Emmanuel Mounier fu una personalità di spicco nell’ambito del pensiero filosofico cattolico conosciuto sotto il nome di «Personalismo». Fu amico di Maritain, di Danielou e di altri grandi pensatori del suo tempo ed ebbe una vita breve (appena 45 anni) ma ricchissima di attività e di studio.
Il Personalismo combatteva sia l’individualismo astratto che il collettivismo assolutista e vedeva «la persona» come centro di una relazione verticale (con Dio) e orizzontale (con gli uomini) in armonia fra loro. Il «Cristo vivente al centro della propria vita» fu dunque la concezione di base di Emmanuel Mounier e ad essa egli ispirò la sua vicenda quotidiana.
Il libro che presentiamo è un’antologia dei suoi pensieri sul tema del dolore tratti dalle lettere e dai diari. Di fronte a una vita cosi variegata, così travagliata per le difficoltà di lavoro, l’ambiente non sempre consono ai suoi ideali, la guerra, e in modo particolare, la malattia e la morte di una figlia profondamente colpita, noi non possiamo che affidare queste pagine alla riflessione dei nostri lettori perché ne raccolgano il messaggio con delicatezza e gratitudine.

Per Emmanuel Mounier il dolore vissuto cristianamente non perde né la sua drammaticità né il suo mistero, ma si apre ad una possibilità di visione positiva della vita che aiuta a sopportarne il peso. 

Il giorno della terribile diagnosi di encefalite acuta della figlia Francesca. egli, sotto il peso di un mistero incomprensibile per la ragione, scrive: «… siamo stati visitati da qualcuno molto grande…», E un anno dopo: «… ho avuto la sensazione, avvicinandomi al suo piccolo letto senza voce, di avvicinarmi ad un altare, a qualche luogo santo dove Dio parlava attraverso un segno. Ho avvertito una tristezza che mi toccava profondamente, ma leggera e come trasfigurata. E intorno ad essa mi sono posto — non ho altra parola — in adorazione. Senza dubbio non ho conosciuto mai così intensamente lo stato di preghiera di quando la mia mano diceva delle cose a quella fronte che non rispondeva nulla; di quando i miei occhi si arrischiavano verso quello sguardo distratto che portava lontano, lontano dietro di me, una specie sguardo, che vedeva meglio di uno sguardo…».

Non è frequente trovare un Autore che, accanto amabilità di vivere e operare con i piedi ben poggiati su questa terra («… spesso mi rivolgo con riconoscenza verso i miei quattro nonni contadini, davvero contadini tutti e quattro…») abbia la capacità di accostarsi a una figlia malata con un atteggiamento che guarda, attraverso di lei, al di là e al di sopra del dolore. Emmanuel Mounier parla di questo atteggiamento come di un atto di adorazione: la sofferenza e la gioia vi convivono; e il silenzio. Scrive alla moglie: «… sento come te una grande stanchezza e una grande calma mescolate insieme; sento che il reale, il positivo sono dati dalla calma, dall’amore della nostra bambina che si trasforma dolcemente in offerta, in una tenerezza che l’oltrepassa, che parte da lei, ritorna a lei, ci trasforma con lei, e che la stanchezza appartiene soltanto al corpo che è così fragile per questa luce e per tutto ciò che c’era in noi di abituale, di possessivo con la nostra bambina che si consuma dolcemente per un amore più bello. Dobbiamo essere forti con la preghiera, l’amore, l’abbandono, la volontà di conservare la gioia profonda nel cuore…».
La piccola Francesca nella sua immobilità, e senza voce, sembra così parlare, spiegare, lenire il dolore. Attraverso le pagine di questo libro la sua voce raggiunge anche noi.

Natalia Livi, 1996

Natalia Livi, è stata una delle storiche collaboratrici di Ombre e Luci. Ha contribuito alla rivista dal 1991 al 2004.

Lettere sul dolore – Uno sguardo sul mistero della sofferenza ultima modifica: 1996-06-14T16:38:59+00:00 da Natalia Livi

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