Quel progetto è sbagliato

Ricevo da diversi anni la vostra rivista e l’ho sempre letta con interesse, traendone stimoli e spunti di riflessione. I temi che trattate e le informazioni che date mi interessano perché, oltre ad avere un figlio insufficiente mentale di 30 anni, mi occupo attivamente delle problematiche relative all’handicap. Anche quando non concordavo con quanto leggevo, vi ho sempre considerato persone intelligenti.
Mi ha quindi stupito la maniera del tutto acritica con cui avete presentato nel n. 50 di O. e L. il «Progetto Complemento» che l’ANFFAS ha intenzione di realizzare a Rivarolo Canavese.
Tralasciando altre osservazioni che potrei fare sulla struttura di Rivarolo e sulla sua storia, mi limito a trasmettervi alcune riflessioni che abbiamo fatto all’interno del coordinamento di associazioni di cui faccio parte, non appena siamo stati informati del progetto.
È molto preoccupante che si ipotizzi di concentrare in un unico contesto trenta famiglie accomunate dall’avere un figlio handicappato. Sommati ai trenta che già vivono nei tre gruppi, fanno 60 handicappati intellettivi in un’unica struttura che ha tutte le caratteristiche dell’Istituto: muro di cinta, cancello chiuso, edificio con servizi centralizzati e non piccole unità abitative autonome. Con questo progetto si vuole appunto utilizzare un’ala della struttura non ancora potuta ultimare.
Che garanzie ci sono per l’inserimento nei gruppi dopo la morte o l’inabilità dei genitori? Facilmente il posto non ci sarà per tutti. E allora? Ulteriore ingrandimento dell’Istituto oppure trasferimento del ragazzo altrove, con buona pace della limitazione del trauma di distacco? Chi si prenderà poi cura dei genitori non più autonomi? Forse la Fondazione, ma in questo caso mi pare si stia ipotizzando di creare una RSA per anziani e disabili di ben 120 posti (nel caso ci si trovi con a carico 60 genitori non più autosufficienti).
Che lo proponga la Regione è già una cosa riprovevole, ma che lo proponga un’associazione è secondo me scandaloso. Non conosco le modalità d’ingresso del progetto: costi per le famiglie, convenzioni, ecc., ma credo che le famiglie potrebbero avere delle sorprese nell’affrontare questi problemi. Ben altre sono le soluzioni migliori per il «prima» ed il «dopo» di noi.

Maria Chiara Ciglioni

Parma, 23-09-95

In occasione del nostro 17° anniversario di matrimonio abbiamo sentito l’esigenza di festeggiare l’avvenimento insieme ai nostri «vecchi» amici del gruppo di Parma.
Sì, proprio con loro, con le persone che hanno permesso il nostro incontro nel lontano 1975 durante il pellegrinaggio a Roma per l’Anno Santo.
Ci siamo conosciuti, infatti, sul treno che ci portava alla grande festa di Fede e Luce e da quel giorno non ci siamo più lasciati. Un ringraziamento particolare, però, lo dobbiamo anche al nostro amico Roberto Renassi che doveva partire con la sua mamma, ma all’ultimo minuto non si è sentito bene e la sua mamma ha dovuto rinunciare. Così sono stata chiamata io, Beniamino, al posto suo. Questa sostituzione mi ha regalato un grande dono: «Gabriele » mio marito.
In questi anni la nostra famiglia si è arricchita di altri due doni: Diletta e Letizia e con loro vogliamo ringraziare il Signore di aver incontrato Fede e Luce e lo preghiamo affinché ci dici forza di essere sempre, soprattutto nelle difficoltà, testimoni del suo amore. Grazie Roberto. Grazie Fede e Luce.
Beniamino Carretta , Gabriele Carboni

Pubblicate gli indirizzi

Sono una vostra abbonata da diversi anni e vi seguo con molto interesse. La rivista è bella e interessante e si legge volentieri, anche tutta d’un fiato.
Trovo soprattutto molto interessanti le esperienze raccontate dagli amici che vivono lhandi- cap direttamente: sono molto utili per chi si trova ad avere problemi simili che a volte ritiene insuperabili perché purtroppo manca il confronto e il dialogo con gli altri.
Così tramite una rivista, si riesce ad avere dei suggerimenti che altri non riescono a darti.
Ho letto di esperienze positive fatte da questi ragazzi nei centri diurni e mi sono trovata a fare una riflessione: spesso le famiglie con un handicappato più o meno grave non sono informate adeguatamente della possibilità di avere a disposizione nella zona in cui vivono un centro di attività per il proprio figlio.
Sarebbe molto utile a tutti, e spero che sia fattibile per voi, che pubblichiate, regione per regione, l’elenco di questi centri con relativi indirizzi e numeri telefonici, siano essi pubblici o privati. Sarebbe anche molto utile poter disporre di un elenco di centri di documentazione per l’handicap.
Vi ringrazio infinitamente di ciò che già fate e vi saluto cordialmente.
Lucia Guglietta

La proposta è buona e cercheremo di realizzarla . Intanto pubblichiamo gli indirizzi di alcuni centri di documentazione.

  • Centro Documentazione educativa – Via Saragozza, 100 Tel. 059/219559 41100 MODENA
  • Centro Studi e Consulenza Invalidi Via Gozzadini, 7 Tel. 02/40308339 20148 MILANO
  • Istituto Superiore di Sanità Viale Regina Elena, 229 00161 ROMA Servizio di Consulenza Via Druso, 7 38100 TRENTO

Ringraziamo Annamaria Tanci e il figlio Giulio (nella foto) per i nominativi che ci hanno inviato per la diffusione di Ombre e Luci.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.52, 1995

Sommario

Editoriale

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Rubriche

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Vita Fede e Luce

Vedi anche: Speciale Disabili e Catechesi

Dialogo aperto n. 52 ultima modifica: 1995-12-30T11:28:03+00:00 da Redazione

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