Abbiamo ripreso in mano un testo di Maria Montessori; «Il segreto dell’infanzia», pubblicato da Garzanti nel ‘50: un libro che ci ha affascinato per la luce che, in forma poetica e scientifica insieme, questa grande educatrice getta sulla vita del bambino nei primi anni di vita.
Molti non sanno che Maria Montessori ha cominciato il suo lavoro di educatrice con i bambini disabili. Forse per questo nelle pagine di questo libro ci siamo ritrovati. Infatti, quanto l’autrice ci dice del bimbo «normale», del suo bisogno vitale di essere «capito» dagli adulti per essere accompagnato con intelligenza nel suo sviluppo, ci ha fatto intravedere come e quanto lo stesso bisogno vitale, in modo leggermente diverso, si trova nei nostri ragazzi disabili.
Abbiamo pensato di scegliere otto episodi narrati nel libro e di usarli per mettervi alla prova: giovani e adulti, educatori e genitori, nonne e nonni compresi, chi è alle prese con bimbi piccoli e con persone disabili.
Ve li proponiamo come un test; provate a vedere se siete «educatori», più o meno validi almeno in potenza. Scoprirete pure che il segreto dell’infanzia è anche il segreto dei nostri amici con handicap intellettivo o con disturbi di comportamento.
Al lavoro, e magari scriveteci per dirci com’è andata.

Un giorno presi parte a un gioco di bambini di pochi anni di età che gridavano battendo le mani festosamente perché avevano trovato il compagno nascosto dietro la porta. Mi vennero incontro e mi dissero: «Gioca con noi, nasconditi». Accettai. Tutti corsero fuori fedelmente come quando ci si allontana per non vedere dove l’altro si nasconderà. Io, invece di mettermi dietro la porta, mi misi in un angolo nascosta dietro un armadio. Quando i piccoli rientrarono, andarono tutti insieme a cercarmi dietro la porta. Io attesi un po’ di tempo e finalmente, constatando che non mi cercavano, venni fuori dal mio nascondiglio. 1 bambini erano disillusi e tristi e mi chiesero:…

a) Che cosa chiesero i bambini alla Montessori?
Perché non hai potuto giocare con noi? Perchè non ti sei nascosta?
b) Perché quei bambini reagirono così?
Perché il piacere del gioco nasceva dal ritrovare la persona nscaosta nel luogo stabilito. Da fuori non si vede ma noi sappiamo dov’è.


Osservavo in quel periodo una bambina di quindici mesi di età. Un giorno, sentii venire dal giardino la sua risata forte, inconsueta in bambini così piccoli. Essa era uscita sola e stava seduta sui mattoni della terrazza: lì vicino era una spalliera magnifica di gerani, fioriti sotto un sole quasi tropicale. Ma la bambina non li guardava. Essa fissava gli occhi a terra, dove non c’era niente. Si trattava dunque di uno degli enigmi infantili. Mi avvicinai piano piano e guardai senza poter vedere proprio niente; allora la bambina mi spiegò a suo modo…

a) Che cosa ha suscitato la risata della bambina?
Un insetto, quasi microscopico, del colore del mattone, che correva con grande sveltezza.
b) Come si spiega che un animale tanto piccolo attiri l’interesse della bambina?
I bambini, sin dall’inizio del secondo anno di vita sono attratti non tanto dalle cose vistose e colorate, quanto da cose “minime che a noi sfuggono… quasi ai margini della coscienza.”


Una baby-sitter, dovendosi allontanare per poco tempo dalla famiglia di un bambino di otto mesi affidato alle sue cure, lasciò a sostituirla una collega egualmente abile. Questa, trovò facile il compito presso il bambino, eccetto quando si trattò di fargli il bagno. Allora il bambino si agitava e si disperava: il pianto non era la sua sola reazione, ma con gesti di difesa cercava di sfuggire alle mani della baby-sitter. Invano questa poneva ogni minuziosa cura nella preparazione perfetta del bagno; a poco a poco il bambino la prese in avversione.
Quando la prima baby-sitter tornò, il bambino ridivenne buono e calmo e si lasciò fare il bagno, mostrando piacere.
Le due signorine si confrontarono per interpretare il fenomeno sopravvenuto. Scoprirono che nel fare il bagnetto, la seconda baby-sitter…

a) Che cosa faceva di diverso rispetto alla prima?
Prendeva il bambino con la mano destra sotto la testa, con la sinistra sotto ai piedi: al contrario di quanto faceva prima.
b) «Perché questo semplice fatto portava il bambino a rifiutare il bagnetto e la baby-sitter?
Perchè il modo diverso con cui viene immerso nell’acqua disturba l’orientamento corporeo “già acquisito”. Di conseguenza il bagno provoca disagio e la baby sitter autrice del disagio diventa “cattiva”.


Una mamma aveva preparato per il suo bambino di diciotto mesi una collezione di cartoline illustrate a colori. Il bambino sembrava interessato — scrive la Montessori — e trasportò accanto a me il voluminoso pacco. «L’automobile», mi disse a modo suo, con una parola monosillaba :«Brun-brun» dalla quale però capii che voleva mostrarmi la figura di una automobile. Vi erano figure di animali esotici: giraffe, leoni, orsi, scimmie, uccelli e di animali domestici che dovevano interessare un piccolo bambino: pecore, gatti, asini, cavalli, vacche e piccole scene e paesaggi, dove erano insieme animali, case e persone.
Ma il fatto curioso era che nella ricca collezione, mancava proprio l’automobile. «Non vedo nessuna automobile», dissi al bambino. Allora egli cercò e tirò fuori una cartolina dicendo trionfalmente: «Eccola». Si trattava di una scena di caccia, che aveva però come scopo di rappresentare nel centro un bellissimo cane bracco. Più lontano in prospettiva, stava il cacciatore col fucile in spalla. In un angolo, in lontananza, una piccola casetta ed una linea sinuosa che doveva indicare una strada e su questa linea…

a) Che cosa c’era su quella linea?
Un punto oscuro che in proporzioni quasi invisibili rappresentava un’automobile.
b) Perché proprio quella figura interessava tanto il bambino?
Per il fatto che in quella figura era rappresentata una macchina riconoscibile in così piccole proporzioni.


Ecco una piccola scena di famiglia: il personaggio principale è una bambina di circa sei mesi di età. Nella stanza dove la bambina vive normalmente, arriva un giorno una signora in visita e appoggia il suo ombrello colorato sopra una tavola.
La bambina sembra agitarsi, ma non evidentemente per la presenza della signora, bensì per l’ombrello; perché, dopo averlo fissato lungamente, comincia a piangere. La signora interpretando ciò come un desiderio della bambina, accompagnando l’atto con i sorrisi e le moine che si sogliono prodigare ai bambini, si affretta a portarlielo vicino.
Ma la piccola respinge l’oggetto e continua a gridare. Si fanno altri analoghi tentativi, mentre la bambina si agita sempre di più. Che cosa fare? Ecco delinearsi uno di quei capricci precoci che si presentano quasi fin dalla nascita. A un tratto la mamma della bambina intuisce la ragione di quel pianto e.

a) Che cosa fa la mamma?
La mamma toglie l’ombrello dal tavolo e lo porta in un’altra stanza.
b) Perché quell’ombrello addolorava la bambina?
Perchè turbava violentemente il quadro consueto della posizione degli oggetti nell’ordine che la bambina aveva bisogno di ricordare.


Io vidi un bambino di un anno e mezzo che nella sua casa trovò una pila di tovaglioli ben stirati accumulati li uno sull’altro con cura esatta. Il bambino prese uno solo di questi tovaglioli piegati, sostenendolo con la più grande cura, e mettendo al di sotto una mano perchè non si spiegasse, lo trasportò all’angolo della stanza, diagonalmente più lontano, deponendolo sul pavimento e dicendo: «Uno!». Tornò quindi indietro camminando sulla stessa direzione diagonale: segno che egli era guidato da una speciale sensibilità orientatrice. Tornato al luogo di prima, prese un altro tovagliolo allo stesso modo, trasportandolo lungo un medesimo cammino e deponendolo sopra a quello già posto in terra, ripetendo la parola: «Uno»!. E così fece fino a che ebbe trasportato tutti i tovaglioli. Quindi…

a) Che cosa fa il bambino a questo punto?
Riporta i tovaglioli uno per uno, al luogo di prima ricostruendo, in qualche modo, una specie di pila
b) Come si spiega questo comportamento?
Al bambino nei primi anni di vita, piace compiere azioni simili a quelle che ha visto eseguire dagli adulti, anche se con scopi e fini spesso intellegibili agli adulti.


Il bambino non aveva ancora raggiunto un anno e mezzo di età: la sua famiglia arrivava da un lunghissimo viaggio, e il bambino era veramente troppo piccolo per sopportarne le fatiche; almeno questa era l’opinione di tutti. Raccontavano però che in viaggio non vi erano stati incidenti. Tutte le notti la famiglia aveva dormito in eccellenti alberghi prenotati e dovunque erano stati preparati una culla e alimenti per il bambino. Si trovavano ora in un comodo appartamento ammobiliato: non c’era la culla, ma il bambino dormiva in un grande letto insieme alla mamma. La malattia del bambino era cominciata con agitazioni notturne e disturbi digestivi. La notte bisognava passeggiare il bambino, le cui grida si attribuivano a dolori viscerali. Il bambino peggiorava e la notte era per tutta la famiglia una veglia straziante. Finalmente soprawernnero delle convulsioni: Si vedeva il bambino contorcersi sul letto in uno spasmo impressionante. Gli accessi convulsivi venivano anche due o tre volte il giorno. Si decise dunque di consultare il più rinomato medico per malattie nervose di bambini e fu stabilito un consulto. Fu in questa circostanza che io intervenni. Il bambino sembrava sano e al racconto dei genitori era stato sano e tranquillo durante tutto il viaggio: poteva dunque esserci in tutte queste manifestazioni una causa psichica. Quando ebbi questa impressione, il bambino stava sul letto in preda ad uno dei suoi accessi di agitazione.

a) Quale provvedimento escogitò a questo punto la dottoressa Montessori?
Con due poltrone poste una di fonte all’altra con lenzuola e coperte improvvisò una specie di culla che sistemò accanto al letto in cui si trovava il bambino il quale guardò, cessò di strillare, rotolò sopra se stesso e si lasciò cadere nella culla improvvisata dicendo: “cama, cama” e si addormentò immediatamente. I suoi disturbi non si presentarono più.
b) Come mai il grande letto dei genitori aveva suscitato un disagio così patologico?
Il bambino non si sentiva più protetto dalle sponde ravvicinate della culla; la mancanza di questa protezione aveva causato un “disordine nel suo orientamento interno”.


Mi trovavo con una piccola comitiva nel passaggio attraverso la grotta di Nerone a Napoli: era con noi una giovane signora che conduceva un bambino di un anno e mezzo, troppo piccolo davvero per poter percorrere a piedi quel percorso sotterraneo che attraversa tutta una collina.
Infatti, dopo qualche tempo il bimbo si stancò e la signora lo prese in braccio.
Ma lei stessa non aveva calcolato le proprie forze: era accaldata e si fermò per togliersi il soprabito e metterselo sul braccio e con quell’ingombro raccolse anche il bambino. Questo si mise a piangere e il suo pianto cresceva e diventava sempre più clamoroso. La mamma cercava invano di calmarlo: era evidentemente esausta e cominciava a diventare nervosa. Tutti a loro volta furono turbati e naturalmente offersero aiuti. Il bimbo passò da braccia a braccia sempre più agitato; e ognuno lo esortava e sgridava, peggiorando la situazione. Sembrò necessario che lo riprendesse la madre. Ma ormai la cosa era montata a quell’apice che si chiama capriccio; e sembrò davvero una situazione disperata.
Qui la guida intervenne e con la sua energia di uomo deciso strinse il bambino tra le braccia robuste. Allora cominciò da parte del bambino una reazione veramente violenta. Io pensavo che queste reazioni hanno sempre una causa psicologica di sensibilità interna e feci un tentativo: mi avvicinai alla madre del bambino e le chiesi: «Signora, mi permette…

a) Che cosa chiede la Dott. Montessori alla madre del bambino?
Signora, posso aiutarla ad infilare il soprabito?
b) Quale era la ragione della grande agitazione del bambino?
Il soprabito è fatto per stare sulle spalle e non come un cencio sul braccio.

 

 

Gioco educativo per tutti – Pensiamo le risposte ultima modifica: 1995-09-12T10:48:44+00:00 da Redazione

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