Il 29 e 30 gennaio 1993 si è svolto a Roma il Seminario su «La persona disabile , soggetto attivo di evangelizzazione e fermento di cambiamento ecclesiale», organizzato dall’Ufficio Catechistico Nazionale, settore catechesi nell’area dell’handicap.
Il seminario si colloca nell’ambito dell’itinerario di lavoro comune avviato tra l’Ufficio catechistico nazionale e le associazioni, istituzioni e movimenti, compresa Fede e Luce, per promuovere nella comunità ecclesiale una nuova coscienza e sensibilità rispetto al tema della partecipazione delle persone disabili alla vita della comunità cristiana stessa, a partire dal momento dell’educazione alla fede.
Fede e Luce vi ha partecipato con alcuni suoi rappresentanti: P. Enrico Cattaneo (NA), Don Vito Palmisano (BA) Don Enrico Colombo (MI), Lucia e Mariangela Bertolini, Anna e Giulio De Rita (RM), Sr. Lauretana Pelagallo (NA).
Riportiamo una sintesi dei lavori curata da Mario Narni Mancinelli e da P. Damiano Lanzone pubblicata dalla rivista «Luce e Amore» del MAC (Movimento Apostolico Ciechi).

La prima relazione è stata tenuta dal teologo don Pierangelo Sequeri su «La relazione fraterna con Dio». Don Sequeri, ponendosi nell’ottica antropologica, ha affrontato il tema dal punto di vista del rapporto che si stabilisce tra le persone disabili e persone non disabili. Spesso si riscontrano atteggiamenti di riduzione della persona disabile, come oggetto di compatimento o vezzeggiamento. Si stabilisce così, una relazione non matura che priva la persona disabile della sua dignità e della sua responsabilità, della possibilità, cioè, di essere soggetto della relazione e di esprimere in essa la sua iniziativa.
Il rapporto va impostato sull* eguaglianza e la reciprocità. Si vedrà come lo scambio, il passaggio di messaggi, di segni e di contenuti è possibile tra la persona disabile e la persona non disabile. Il mezzo necessario è una «lingua interprete» che si costruisce attraverso l’uso di tre modelli di rapporto:

  • un rapporto di sussidiarietà maternale, che prolunghi, per il tempo necessario, il compito di affetto, cura e protezione del grembo materno ma che arrivi, comunque, alla separazione, unico gesto che rende l’individuo adulto;
  • un rapporto di sussidiarietà paternale, che garantisca l’aiuto per l’osservanza della norma e l’ingresso nella società
  • un rapporto di sussidiarietà fraternale, che renda possibile l’integrazione compiuta e la parità.

Dal punto di vista teologico, ha continuato Sequeri, la relazione fraterna si fonda sul fatto che un figlio di Dio è sempre un adottato. Questo dato di fondo deve essere vissuto ed esplicitato in una triplice testimonianza: del carattere immeritato della cura di Dio nei nostri confronti, delle cura ricevuta, della cura scambiata.
La seconda relazione tenuta da P. Henri Bissonier aveva questo tema: «Come affrontare gli ostacoli e valorizzare le attitudini in un approccio catechistico di persone handicappate».
Quando si avvicina una persona handicappata, ha affermato Bissonier, bisogna riconoscerle il valore proprio di ogni essere umano, evitando atteggiamenti che favoriscono l’infantilismo e la presentazione puerile della religione.
Una persona handicappata mentale va sempre trattata in funzione della sua età cronologica.
Ogni persona, per accedere alla conoscenza e alla comunicazione, oltre alla via intellettiva usa quella morale, spirituale, istintiva, affettiva ecc. Se al disabile fa difetto quella intellettiva compensa con le altre. Per cui anche la comunicazione della fede all’handicappato mentale è possibile, basta individuare il linguaggio giusto come, ad esempio, il linguaggio estetico e, soprattutto, quello simbolico. La comunicazione della fede, come le altre, va fatta non con sviluppo lineare, ma «concentrica», dal nucleo centrale allargare a poco a poco a tutto il contenuto del messaggio.
Importante, diceva Bissonier, è il ruolo della comunità visto come luogo in cui l’handicappato mentale deve sperimentare i simboli. Perciò anche la catechesi speciale deve essere integrata nella comunità non solo per stare «dentro» ma per creare relazioni reciproche.
Bissonier infine, raccomandava di trovare nella catechesi agli handicappati mentali, lo spazio per l’educazione alla preghiera. E per prepararsi e ricevere i sacramenti, poi, ammoniva di evitare assolutamente: di catechizzare senza portare ai sacramenti, col pretesto che non ne sono capaci; di dare i sacramenti, anche l’Eucarestia, senza preparazione; di limitarsi alla catechesi finalizzata ai sacramenti.

Risultati

  • La riflessione ha richiamato l’esigenza per la chiesa e la pastorale di considerare meno l’efficienza e più la propria dimensione misterica.
  • L’attuale carenza di catechesi ai disabili che si riscontra nelle chiese locali va superata col contributo, nello spirito del servizio e dell’autentica comunione ecclesiale, di chi opera nel campo.
  • La teologia della sofferenza va approfondita, senza farne un capitolo a parte in riferimento ai disabili.
  • I sacramenti ai disabili vanno conferiti con discernimento, per questo la comunità deve approfondire il significato del sacramento dentro la vita, abbandonando atteggiamenti padronali su di essi.

Sul come coinvolgere le comunità ecclesiali, don Sergio Pintor, ha così risposto:

  • Attivando l’integrazione non solo dei disabili ma anche delle persone esperte aH’interno della vita comunitaria e dei progetti pastorali.
  • Coniugando la parrocchia e le sue ministerialità con la famiglia, i centri e le persone specializzate, esse pure ministerialità.
  • Formando i catechisti, il clero, gli operatori pastorali nei centri specializzati.
  • Riattivando il ruolo della catechesi per la formazione al rispetto della propria e dell’altrui dignità.
  • Mettendo in grado tutti, anche i disabili, di vivere la propria missionarietà.
  • Operando in modo che il piccolo nucleo del coordinamento, nato nell’ambito del settore della Catechesi, arrivi a tutta la pastorale.

In conclusione, don Sergio diceva che subito si può fare questo:

  • Far arrivare alle chiese locali i contenuti del Seminario. I partecipanti ad esso dovranno fare diffusione capillare.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.43, 1993

Sommario

Editoriale

Si fa sera di Mariangela Bertolini

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Prima di andare a letto intervista a M.Réthoré
Se dorme male di D. Laplane
Di notte bagna... di P. Lemoine
Io grido verso te

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Rubriche

Dialogo aperto
Vita Fede e Luce
Proviamo un'altra volta

Libri

Cammino di preghiera, M. Quoist
Esploderà la vita, AA.VV.
La cinquataseiesima colonna, M.Gillini e M.Tonni
La forza del debole, E. Robertson

Vita Fede e Luce n. 43: Seminario sulla catechesi delle persone con handicap ultima modifica: 1993-09-02T12:00:00+00:00 da Redazione

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