«Fede e Luce è creazione di legami, di comunità, di amore; è persone in relazione le une con le altre, persone impegnate verso le altre (cosa straordinaria nel nostro mondo di infedeltà); Fede e Luce è legame, non solo tra persone che sono forti, sane, in buona salute, ma legame con chi è più debole, legame con chi è normalmente rifiutato.
Questo è il dono di Fede e Luce: noi siamo legati da vincoli di amicizia gli uni agli altri, esiste un’alleanza tra coloro che sono più deboli e chi è stato chiamato a vivere con loro.
Questa è l’essenza di Fede e Luce».
Da una conferenza di Jean Vanier

Fermiamoci un momento a pensare cosa intendiamo per «amicizia»: che esperienza ne facciamo nella nostra vita?
A volte è qualcosa di conveniente («mi aiuti?»…), oppure un’attività rilassante («andiamo a…»).
Abbiamo «molti amici», passiamo da uno all’altro con un ciao, con una stretta di mano, con un «magari ci sentiamo prima o poi…».
Questa amicizia non ci impegna a fondo: noi non abbiamo veramente bisogno dell’altro, e l’altro di noi.
Non ci fidiamo, e non ci affidiamo del tutto all’altra persona.
Se l’amicizia si esaurisce o si spezza, la ferita non è profonda: le radici correvano in superficie.
Quando avviciniamo una persona ferita nel cuore (non solo i ragazzi con handicap, ma anche i loro genitori), l’amicizia diventa una cosa molto seria.
I ragazzi con handicap soprattutto offrono con generosità il proprio affetto e si aspettano una risposta altrettanto spontanea. Noi possiamo colmare il nostro desiderio di affetto con tanti impegni, nascondere le delusioni affermandoci nello sport, nello studio, nel lavoro.
La persona handicappata rimane sola con il suo dolore. Se un amico rompe con noi, significa che lui è uno sciocco e un incapace. Se io trascuro l’amicizia con la persona handicappata, sarà lei a sentirsi sciocca, incapace di essere amata. E la sua ferita si farà più profonda.
Tutto questo rivela un secondo aspetto dell’amicizia: la fedeltà.
Essere accanto, sempre.
Sempre non significa ogni minuto, ma ogni volta che il nostro amico ci aspetta, che conta sulla nostra presenza. E se non c’è nessuno che ci aspetta, che desidera incontrarci, significa che non siamo stati abbastanza presenti, che non abbiamo stretto legami profondi con le persone, ma ci siamo accontentati di trascorrere, ogni tanto, qualche ora in allegra compagnia.

La nostra fedeltà nell’amicizia ai ragazzi dice loro: «Sei importante per me», e li fa crescere come persone

L’allegria e la gioia danno vita alla comunità, ma a Fede e Luce affondano le radici nella sofferenza e nella disperazione.
Se prima non siamo scesi a toccarle nel profondo, forse la nostra gioia è vuota.
Perché una persona ci riveli il proprio cuore, deve avere fiducia in noi.
E poi deve capitare un momento di intimità; cioè quel momento di scoraggiamento, tristezza, gioia, in cui riveliamo il nostro essere più segreto.
Credo che tutti ne abbiano fatto esperienza, in un rapporto di amicizia, o con la persona amata.
Il problema è che nessuno può sapere quando ciò accadrà.
Non si può dire: «sediamoci e raccontami i tuoi guai», perché chi soffre si chiude in sé, teme di essere di nuovo deluso.
Quello che possiamo fare è, di nuovo, esserci, sempre, con amore, senza stancarci.
La nostra fedeltà nell’amicizia ai ragazzi dice loro «Sei importante per me», e li fa crescere come persone.
La nostra fedeltà nell’amicizia ai genitori può lenire la sofferenza, e far nascere la speranza.
E a noi può insegnare un amore un po’ più maturo.

Alberto Petri, 1990

L’amicizia a Fede e Luce, un legame anche con chi è più debole e solitamente rifiutato ultima modifica: 1990-09-26T13:10:41+00:00 da Redazione

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