Il tempo di prendere Giampaolo al centro e arriviamo alla parrocchia che ci accoglie ogni mese per rincontro della comunità. Entrare nella sala, come ogni volta, è una sorpresa accompagnata da grida di gioia e di benvenuto. Maria Teresa e Andrea con la figlia Isabella hanno preparato le tavole (è il loro turno).
La mamma di Cristoforo ha preparato due mazzetti di anemoni. Io accendo quattro candele.

Festa: tempo di gioia

Tutto ha un’aria di festa malgrado i piatti e i bicchieri di carta.
All’inizio, era meno festoso: ognuno tirava fuori i panini col prosciutto, le bibite, involti vari… poco bello da vedere…
Piero un giorno ce l’ha fatto notare: «Una festa, bisogna prepararla bene, tutto deve essere ben fatto perché ci sia più gioia e ci si senta più comunità. Ci divideremo i compiti e spartiremo la spesa».
Il culmine è al momento del dessert; torte, paste, candeline, canti, acclamazioni… La nostra piccola orchestra si mette all’opera e a suon di battimani Andrea e Germana (che insieme hanno più di 150 anni) cominciano a ballare un valzer, «come una volta». È il loro anniversario di matrimonio. Il più felice, il più commosso è Marcello, il loro unico figlio. Fra gli evviva e i battimani li circondiamo e balliamo con loro.

Lo scambio: tempo della scoperta

Dopo la festa, è il momento dello «scambio», della scoperta.
Spesso ci nascondiamo dietro una maschera, ci costruiamo un personaggio: il mio, lo credevo tutto in regola. Avevo dovuto affrontare diverse situazioni dolorose e volevo che si vedesse bene, e che si ammirasse il mio coraggio.
Questa maschera si è presto frantumata quando ho cominciato ad ascoltare gli altri.

Tema di questo incontro: il perdono

Elisabetta ci racconta che suo marito l’ha lasciata dopo la nascita di Laura.
Piero, allevato da genitori che lo picchiavano, è passato da una famiglia d’accoglienza a un istituto speciale.
Martina non ha notizia dei suoi genitori da diversi anni; vive in istituto psichiatrico che non è il suo posto.

Spesso ci costruiamo un personaggio che crediamo tutto in regola

Giampiero non ha ascoltato bene e, quando tocca a lui parlare, dice che la cosa più importante è fare un campo di vacanza in riva al mare. Bernardo, che anima rincontro, gli rispiega tutto; allora Giampiero racconta una dura giornata della settimana trascorsa. Aveva perso il pullmino, era arrivato in ritardo al laboratorio ed era stato rimproverato con durezza. Furioso, non aveva salutato nessuno e aveva tenuto il broncio. «Poi — conclude — mi sono ricordato che era anche colpa mia e allora ho chiesto perdono a Gesù e sono andato a dare la mano all’educatrice sorridendo. Bisogna chiedere perdono, poi tutti sono contenti».
Durante questo momento di scambio, Veronica con Laura e Benedetta che non parlano, e i più piccoli (i figli di Bernardo, i fratelli e le sorelle piccoli) preparano delle cose per la celebrazione. Oggi si disegna, si taglia e si colora dei cuori in giallo e altri in nero.
Un giorno decidemmo di saltare il momento dello scambio perché il tema proposto ci sembrava troppo difficile: Piero alla fine del rincontro si mise a piangere perché lui aveva qualcosa da dire.
Qualche volta i genitori si ritrovano fra loro: condividono le difficoltà, riflettono insieme, vedono come andare avanti.

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La preghiera: tempo di ringraziamento

Spesso a Fede e Luce usiamo il termine «tempo forte». Nella preghiera il termine assume tutto il suo senso. Se ci vogliamo tanto bene in comunità, pur così diversi fra noi, è perché ci siamo messi in ginocchio insieme. Sì, con un solo cuore, chiediamo a Maria di insegnarci a scoprire Gesù che vive nell’altro.

Se è il tempo delle invenzioni d’amore, è anche quello delle esigenze: non è sempre facile amare

Una volta su due, partecipiamo alla messa parrocchiale, ma oggi, andiamo nel piccolo oratorio che il parroco ci mette a disposizione. Ci piace pregare lì aiutati dal sacerdote nostro amico, Paolo. È lì che ci aspetta: le candele sono accese, il grande vangelo è aperto. Leggeremo il rinnegamento di Pietro. Ognuno di noi cinge il collo con un nastro dal quale pende un cuore nero.
Cantando avanziamo verso l’altare e davanti alla Croce mettiamo il cuore su un braciere acceso. Nel nome di Gesù, padre Paolo ce ne consegna un altro di color giallo (colore della luce) e ci dice: «Va! Gesù ti dà un cuore nuovo». Poi vengono le intenzioni; Bernadetta ne ha preparato una lunga lista. Poi i canti, una breve parola del sacerdote che cura che tutto sia bello e sacro. Sappiamo che Gesù è lì e che ama ognuno di noi come il suo prediletto.

Una festa bisogna prepararla bene… perché ci sia più gioia e ci si senta più comunità

Tempo della fedeltà

Curiosamente, quando ci diciamo arrivederci, comincia forse la parte più importante. È il tempo dell’amicizia messa alla prova.
Può essere una cosa tanto grande da sconvolgere una vita. Più spesso è così piccola e vista dall’esterno, così banale. Sono i segni di fedeltà quotidiana che fanno caldo al cuore e sono altrettante prove d’amore.
Un giorno ero malata: vado in cucina e scopro una torta di mele lasciata discretamente da Odette (la riconosco fra mille). Si capisce così di essere importanti per qualcuno.
Se è il tempo delle invenzioni d’amore, è anche quello delle esigenze. Non è sempre facile amare. Un giorno accogliemmo una persona nuova. Poi non è più voluta venire: nessuno si era fatto sentire in qualche modo da lei tra il primo incontro e l’altro, perciò aveva pensato che non ci tenessimo a rivederla.
Alcune volte si viene richiamati gentilmente ma con fermezza da quelli che amiamo.

«Pronto, Corinna!
Che ti è successo? Sei scomparsa!» Ho un bel dare scuse, anche vere, a Rosa (ho avuto molto da fare… stanchezza… abiti lontano…). Mi rendo conto che lei aspettava una mia visita e io non sono andata…
Penso ancora alla fedeltà di Yvette, la mamma di Girolamo, da poco ritornato al Signore. Lui e Piero erano molto amici. Si assomigliavano anche nelle difficoltà. Piero vive da solo in una stanzetta al settimo piano. Si era tutto ripiegato su se stesso e non sapevamo più cosa fare. Yvette un giorno propose a Piero di lavargli la biancheria: da allora, ogni sabato, mangiano insieme mentre la lavatrice gira. Piero è felice: biancheria pulita e un bel pranzetto insieme. Bisogna dire che Yvette è per di più un’ottima cuoca e che non manca mai all’appuntamento con Piero.

È il tempo dell’amicizia messa alla prova… Sono i segni di una fedeltà quotidiana che fanno caldo il cuore

Vivere un’amicizia, una solidarietà, può sembrare cosa idilliaca; ma viverla tutti i giorni non è così semplice. Nel corso degli anni, inevitabilmente vengono gli errori, le tensioni, le meschinerie, le gelosie…
Ripenso a Guido, mongoloide, 35 anni. Un giorno mi chiese con insistenza una cosa in un momento davvero poco opportuno (ero responsabile di un pellegrinaggio e mi trovavo a far fronte a tre pullman arrivati nello stesso tempo!); lo mandai al diavolo senza accorgermene.
Tre anni dopo, a conclusione del sacramento della riconciliazione, Guido viene verso di me, mi abbraccia. «Corinna, ti perdono!».
Meravigliata, non capisco. «Ma sì, non ti ricordi, tre anni fa al pellegrinaggio, mi hai mandato a farmi benedire!». Da allora, non dico più il Padre Nostro nello stesso modo.
L’amicizia, l’alleanza, vorremmo stabilirla una volta per sempre. In realtà, è da fare e rifare tutti i giorni.

Corinne Chatain, 1990

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Incontro di una comunità di Fede e Luce ultima modifica: 1990-09-26T12:47:38+00:00 da Redazione

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