Michel e Laure sono sposati da tre anni e hanno un bambino di due anni. Michel non sente, ma legge perfettamente sulle labbra. Laure e Michel ci comunicano qui le difficoltà che possono sorgere durante un pranzo e suggeriscono alcune soluzioni… Questo scritto è di Laure, ma esprime il desiderio di entrambi.

Quando siamo invitati tutti e due domando di mettere Michel a questo o a quel posto. Ciò cambia spesso i progetti della padrona di casa, ma se all’inizio questa domanda mi metteva terribilmente in imbarazzo ora la faccio facilmente e naturalmente. Del resto i nostri ospiti vi rispondono sempre con molta gentilezza.
Resta poi il problema più grosso: Michel deve poter capire veramente la conversazione e parteciparvi.

I maggiori scogli da evitare

Perché Michel possa «afferrare» ciò che viene detto è inutile articolare le parole in modo esasperato. Basta guardarlo in viso, parlare lentamente e con tranquillità.
Per quanto riguarda i soggetti di cui si parla, dobbiamo prepararci a una vera e propria conversione.
Ecco i maggiori «scogli» da evitare.
Qualcuno monopolizza l’interesse durante tutto il pasto. A poco a poco Michel non segue più la conversazione, la stessa cosa accade agli altri e ognuno si mette a pensare per conto suo.
Si raccontano fatti un po’ insignificanti, si critica facilmente il prossimo. Quando si sta bene attenti nel riferire a qualcuno la conversazione ci si rende conto con facilità di quanto essa possa essere poco interessante e poco caritatevole. La presenza di Michel può aiutarci a selezionare i soggetti che meritano attenzione e ad elevare il livello della conversazione.
Tutti parlano contemporaneamente. Per me è allora impossibile «riassumere» l’essenziale per Michel; d’altra parte lui si stanca presto di ciò che percepisce come frastuono. Le riunioni di famiglia o i ricevimenti affollati possono rappresentare per lui una vera fatica se viene a trovarsi a un tavolo dove ognuno cerca di far valere la propria storia, e quando se ne va è tutto rattristato. Ecco perché non invitiamo mai a pranzo o a cena un gran numero di persone e perché ci sforziamo di ottenere che non ci siano mai parecchie conversazioni alla volta.

Questo dipende da ognuno di noi

Quando Michel segue la conversazione il suo pasto procede a rilento: non può guardare una persona e il proprio piatto nello stesso momento. Ogni tanto è perciò necessario fare una pausa e permettergli di inghiottire un boccone.
Per finire non basta che Michel segua il filo della conversazione, ma è necessario che lui pure possa esprimersi. Prima di parlare egli osserva sempre se non sta per troncare il discorso di qualcuno e quando siamo troppo numerosi rinuncia spesso a parlare per timore che la sua voce non porti un contributo sufficiente e che lui stesso possa non essere capito. Deve essere uno dei commensali ad aiutarlo facendogli domande su temi a lui noti: i movimenti di cui facciamo parte, il suo punto di vista su uno dei paesi che ha visitato, le sue opinioni su un dato avvenimento, le ultime partite di tennis o di rugby, le attuali ricerche nel campo della geologia…
Ricordo di aver letto un articolo intitolato «Il pasto, un lavoro forzato oppure una festa». Dipende da ciascuno di noi perché esso sia una festa.

Michel e Laure Morice, 1989 – Ombres et Lumiére n. 85

I genitori di Michel scrivono

In famiglia, quando Michel ha smesso di udire, ci siamo sforzati di parlare articolando meglio ogni parola. Abbiamo constatato allora che il fratellino imitava con naturalezza il nostro modo di esprimerci: le sue prime parole furono automaticamente articolate secondo questo metodo.
C’è un certo numero di dettagli che aiutano Michel a seguire la conversazione e a parteciparvi. Egh deve poter vedere i visi e le labbra dei commensali. La stanza deve essere perciò bene illuminata. Michel si mette con la schiena rivolta alla finestra o alla luce (se Villuminazione è elettrica) per vedere bene i visi in piena luce. Inoltre scegliamo di preferenza un tavolo rotondo oppure ovale.
All’inizio del pasto abbiamo smesso di recitare il «Benedicite» al quale Michel non poteva partecipare; ora diciamo il «Padre nostro».

Jean e Paulette Morice

A tavola con una persona sorda ultima modifica: 1989-06-21T11:50:38+00:00 da Redazione

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