Chiarire le motivazioni: quello che si vuole è aiutare un bambino a scoprire, in Gesù, Dio Padre, Dio d’amore che l’ama e aspetta la sua risposta d’amore e che, per questo, manda il suo Santo Spirito che anima la comunità cristiana, la Chiesa.

Avere una visione semplice e chiara e nello stesso tempo solida di quanto è da rivelare al bambino: non iniziamolo, almeno all’inizio, a devozioni particolari, ma andiamo al centro stesso della Rivelazione.

Riflettere bene che ricevere i Sacramenti è conseguenza di una formazione religiosa e sempre un mezzo, non uno scopo, ancor meno il termine: non si dà un’educazione religiosa, o una catechesi, per «preparare alla prima comunione» ; ci si arriva e questa prima comunione non è che una nuova partenza, come la parola «prima» sta ad indicare.

Cercare con ogni mezzo di far in modo che il bambino incontri una «comunità cristiana» a sua misura, una «cellula» della Chiesa, cominciando (quando è possibile) dalla sua famiglia e (se è possibile) dalla sua parrocchia. Da qui l’interesse per il bambino a non avere una sola catechesi con la mamma o la sorella, ma, (se è possibile) con altri bambini, handicappati e non, con i quali possa sperimentare l’accoglienza, lo scambio, la gioia di essere insieme.

Quanto ai mezzi concreti per «catechizzare un bambino» — fargli seguire la Messa, prepararlo alla Comunione, guidarlo a prepararsi alla Confessione — sarebbero necessari altrettanti articoli. Ci sono libri, alcuni facili, altri un po’ esigenti, ma tutti abbordabili.

Resta un problema fondamentale: quali sono le possibilità e le difficoltà di questo o quel bambino (per esempio molto ritardato, medio, lieve, autistico, psicotico, ecc.)? Ogni caso pone un problema a sé: in generale si può dire che c’è una gran differenza fra quello che un bambino può esprimere e quello che può intuire: così un bambino che non parla o parla poco, sarà capace di capire molte più cose di quanto dà a vedere.

Dio non è un’astrazione. È una persona viva e quello che conta è aiutare il bambino — vivo anche lui — ad incontrare questo essere vivo e a partecipare, nell’amore e nella gioia, alla sua Vita.

Molte cose sono comunicate al bambino dalla comunità che lo accoglie e lo sostiene anche se egli non le capisce chiaramente, esplicitamente. Da qui l’importanza — lo ripetiamo — di questa comunità d’amore e di preghiera, anche se piccola… ridotta, eventualmente a tre, quattro persone.

I mezzi concreti per trasmettere il messaggio saranno molto utili, a condizione che il bambino non vi si fermi, non ci si perda. Ugualmente, bisogna fare appello al massimo alle proprie capacità di esprimersi e questo attraverso molti mezzi fra i quali il verbale non è sempre il più importante né il più significativo per il bambino stesso. Bisognerebbe qui parlare dei simboli che hanno, in materia religiosa, un ruolo molto importante e del modo di presentarli al bambino perché ne benefici pienamente come di una strada di scelta nel suo cammino verso il Signore e con Lui.

Infine bisogna crederci, con tutto il cuore e con tutta l’anima e chiedere a Dio di venire in aiuto alla nostra Fede.

Henri Bissonier , 1988 – (O. et L. n. 44)

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Il Padre Henri Bissonier è senza dubbio un’autorità nel campo della catechesi delle persone con handicap mentale.
Ha scritto molti libri e articoli, ha insegnato in numerose università, ha fondato e diretto Movimenti nazionali e internazionali di persone con handicap.
Ma non ha fatto solo teoria: provato, fin da bambino, nella malattia, a diciannove anni scopre, nei grandi sanatori delle Alpi, l'esclusione sociale e la desolazione spirituale del mondo dei malati.
Fin dalla sua ordinazione nel 1935, impegna tutta la sua vita di sacerdote in una lotta quotidiana per la difesa dei diritti delle persone con handicap, per il riconoscimento della loro dignità, per il loro inserimento nella vita sociale e nella comunità cristiana.
È stato il pioniere in Francia della catechesi delle persone handicappate entrando con tutta la forza della sua speranza e la sensibilità del suo cuore nel mondo triste e chiuso di un ospedale pubblico dove «vivevano» delle giovani e delle ragazze handicappate mentali.

Henri Bissonier

Sacerdote

Come fare l’educazione religiosa ultima modifica: 1988-09-27T14:42:44+00:00 da Redazione

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