Che cos’è lo sguardo? È la finestra sul mondo attraverso la quale ci formiamo un’immagine interiore.

Ma è anche più di questo. Quando scopriamo un viso addolorato, impaurito o indurito, il nostro sguardo non accoglie solo le emozioni dell’altro, ma diviene anche espressione delle nostre reazioni. Dice l’atteggiamento del nostro cuore. Esprime allora la paura di soffrire? Resta indifferente? Si indurisce? È toccato dalla compassione (nel senso forte di soffrire con)? Gli occhi sono rivelatori dell’animo…

Nelle lettere che riceviamo a Ombre e Luci, ritorna spesso la questione sullo sguardo degli altri.

«Mia figlia ha una profonda angoscia affettiva che i medici non hanno saputo curare. Mangia in continuazione. Pesa più di cento chili. Non ha più il coraggio di uscire. Dovunque vada non vede che sguardi di scherno o di pietà. Non lo sopporta. È un circolo vizioso. Sola e avvilita, si gonfia sempre di più».

E ancora: «Cerco una comunità che mi accolga così come sono, sconquassato dalla vita che ho fatto, droga, avventure di ogni tipo… Non ho voglia di tornare dai miei. L’ultima volta che mi sono trovato faccia a faccia con mio padre, mi ha accolto con una tale esplosione di collera che sono scappato, forse per sempre».

C’è poi lo sguardo di chi non vede, troppo preso dalle proprie faccende. Il ricco Epulone forse non si era nemmeno accorto che Lazzaro era alla porta della sua casa, a mangiare i bocconi dati ai cani.

Quante volte, leggendo le testimonianze o le lettere che giungono a Ombre e Luci ci siamo scontrati con questo mistero dello sguardo. Quanto diminuirebbero i problemi delle persone con handicap se tutti gli sguardi fossero di accoglienza e di amicizia.

Un papà ci scrive: «Andiamo alla messa delle dieci perché ci troviamo sempre un vecchio signore che non conosciamo, ma che ha uno sguardo sempre pieno di dolcezza e di pace verso nostro figlio Cristiano che non crescerà più. La nostra famiglia trova nel suo sorriso un po’ di conforto e di speranza».

È proprio così, il nostro sguardo è una forza infinitamente potente e misteriosa. Possiamo far vivere o far morire a seconda di come guardiamo gli altri. Ma è inutile cercare di rieducare lo sguardo perché non è altro che il riflesso del nostro cuore.
Francesco lo sa bene, non si lascia mai ingannare dal sorriso tecnico, meccanico di certi visitatori e afferma: «bocca ride, ma occhi non buoni». È dal di dentro del cuore dell’uomo, dice Gesù, che escono i pensieri malvagi, cattiveria, orgoglio, diffamazione, insulti (Mt. 15, 19). Ed è anche dal cuore dell’uomo che nascono bontà e pace.

«Non si vede bene che col cuore» dice Saint Exupéry, e disegna una cassa nella quale, quelli che vogliono andare al di là delle apparenze, sanno bene che c’è una pecora. Lo sguardo, in questo senso più interiore, è la scoperta dei bisogni segreti del cuore al di là di un viso sfigurato o di un corpo mortificato. È l’inizio semplice ed evidente di una comunione al di là di ogni parola, di ogni gesto. È così vero che quando due sguardi si incontrano in profondità, subito, talvolta, le palpebre si chiudono… Come il sole in primavera fa sciogliere le nevi, il calore del cuore, attraverso il nostro sguardo, può far sparire le paure, le angosce, la sensazione di essere diverso, di essere rifiutato. Per cambiare il nostro sguardo bisogna prima cambiare il nostro cuore.

Ma chi può con le proprie forze cambiare il proprio cuore? Solo Colui che lo ha creato può trasformarlo in un cuore simile al suo, Lui il cui cuore è tanto più umano del nostro. È il suo più grande desiderio da quando siamo nati, da quanto è venuto a dimorare in noi col Battesimo e ogni volta che lo riceviamo nell’Eucarestia. Aspetta solo il nostro sì.

«Vieni a cambiare il nostro cuore di pietra in un cuore di carne» (Ez. 11, 19), in un cuore di tenerezza e di umiltà. Vieni a cambiare il mio sguardo in uno sguardo che dà vita.

Marie-Hélène Mathieu è nata il 4 luglio 1929 a Tournus in Francia. Educatrice specializzata, allieva di padre Henri Bissonier, ha fondato l'Office Chrétien des Personnes Handicappées (1963), poi Ombres et Lumière, rivista cristiana delle persone portatrici di handicap, delle loro famiglie e dei loro amici. Ha creato, nel 1968, con Jean Vanier il movimento Foi et Lumière. Membro del Pontificio Consiglio per i Laici dal 1984 al 1989 è stata la prima donna a tenere una Conferenza di Quaresima a Notre- Dame di Parigi (1988), ed è Cavaliere della Legion d'Onore. Autrice, tra l'altro, di Dio mi ama così come sono (Effatà, Cantalupa 2002), Mai più soli,L'avventura di Fede e Luce, (Jacabook, 2012).

Marie-Hélène Mathieu

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.12, 1985

Editoriale

Natale a Lubiana di Mariangela Bertolini

Dossier: Lo sguardo, un messaggio

«Bocca ride, occhi non buoni» di M.H. Mathieu
Il peso degli sguardi
- Chi viene ignorato
- Voi che avreste fatto?
- Sguardi cupi, tristi, freddi
- Primo sorriso
- Sanno subito se li amiamo
- Esitano e poi...
- Il peso degli sguardi
- Questa arma che ci portiamo addosso

Altri articoli

Quella fredda domenica d’inverno di Virginio e Marisa
Qui "integrazione" non è una parola di Sergio Sciascia
Le condizioni per una scuola così di Nicole Schulthes
Il bambino difficile di M. T. Mazzarotto

Rubriche

Dialogo aperto n. 12
Vita di Fede e Luce n. 12

Libri

Incontro Gesù di Jean Vanier
112 suggerimenti per un corretto rapporto con gli handicappati

Bocca ride, ma occhi non buoni ultima modifica: 1985-12-29T11:07:33+00:00 da Marie Hélène Mathieu

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.