Campeggi estivi

Vita Fede e Luce - oel n.1

Anche quest’anno, almeno per alcune comunità, la vita Fede e Luce è visibilmente continuata anche durante l’estate: da ogni città gruppi più o meno numerosi sono partiti in campeggio per condividere qualche giorno di vacanza, imparare a vivere insieme ed approfondire il senso di questa “vita insieme”.
Non sono mancate persone nuove che, desiderose di conoscere Fede e Luce, non hanno esitato ad affrontare l’imprevisto ed aggregarsi a questo o a quel gruppo.
Descrivere un campo non è facile: bisogna viverlo.
La voce delle persone che seguono ne potrà comunque dare una piccola idea e indurre altri a collaborare per il prossimo anno, nei tanti modi utili alla realizzazione di un campeggio.

Per me il campeggio Fede e Luce è stato l’unico campo dove mi sono sentito come se stessi nella mia propria famiglia.
Da quando ho conosciuto Fede e Luce mi si è sempre raccontato di campeggi, ma io fino all’esperienza pratica non ne avevo la minima idea; solo ora posso capire che cosa è che distingue un campeggio Fede e Luce da un altro qualsiasi campo, ed è la fede che si ha nel Signore.

Il campeggio di Marzocca mi ha fatto scoprire, oltre alla cosa che ho detto, un mondo fuori dal mondo, che prima si conosceva bene, però non come ora, ed ha un nome a me molto familiare, il nome è Fede e Luce.

Marco Colangione (15 anni) – Roma

 

Fausta vieni al campo di Cuneo?

“Fausta vieni al campo di Cuneo?” È stata una richiesta che mi ha emozionato come una studentessa che deve superare un esame, specie nel sentire la parola “responsabile”. Ho voluto provare questa emozione che mi dava la possibilità di vivere qualche giorno in comunità; sia con gli amici, che con i nostri ragazzi e poter offrire la mia disponibilità.
Si dice che di ogni festa i giorni più belli sono quelli che preparano la festa; così è stato per me: telefonate, incontri, ostacoli, timori… lavoro fatto insieme, guidato dallo Spirito Santo e dalla buona volontà di ognuno, ci ha dato la gioia di realizzare questo audace progetto.
Non si può, secondo me, scrivere o parlare molto di un campo Fede e Luce: bisogna viverlo.

Molto impegnativo per me è stato il tema del campo: “Amare è condividere”. Ho cercato di amare! …Ho cercato di condividere!… ma fino a che punto? La risposta la cercavo nella preghiera mentre ascoltavo la nostra Messa di ogni giorno. La cercavo negli occhi di Gianna, nelle riflessioni di Santina, nelle intenzioni di Mirella, …
Ricordando e riflettendo, ogni momento della giornata, poteva darmi una risposta: la felicità dei nostri ragazzi, il lavoro insieme, pregare insieme, giocare insieme, e cercare di superare e migliorare eventuali difficoltà.
Sono ritornata a casa con un bagaglio molto più pesante, perché era carico di tanto amore e di tanta generosità ricevuta in dono da tutti indistintamente; un bagaglio prezioso da mantenere, ma sempre pronto per essere aperto e usare il contenuto.

“La bisnonna del campo”
Fausta Guglielmi

1983- Fede e Luce riunisce persone rese fragili da un handicap mentale, i loro genitori e amici.
Le comunità (di 15-30 persone) si incontrano regolarmente offrendo a ciascuno la possibilità di essere accolto così com’è, di creare legami di amicizia e di offrire il proprio dono specifico. Attraverso incontri di un pomeriggio, di una giornata, di un week-end, si crea poco alla volta una comunità di persone dove ci si sente fratelli gli uni degli altri, si fa festa insieme, si canta, si prega.
Gruppi Fede e Luce sono presenti in alcune città italiane: Roma, Milano, Parma, Cuneo, Abano Terme, Ponte Lambro (Como), Napoli.
Alcuni gruppi, che da tempo vivono gli incontri in parrocchia, offrono alla più vasta comunità parrocchiale un contributo specifico di semplicità, gioia . Al di là delle apparenze – grazie alla presenza e alla guida di chi, agli occhi del mondo, non può essere “maestro”.
Chi desidera maggiori informazioni sui gruppi e sulle attività di Fede e Luce, può rivolgersi alla Segreteria Nazionale Fede e Luce.

Incontro dei responsabili della comunità di Fede e Luce

Roma, 30 ottobre – 1 novembre 1982

Per due giorni ci siamo ritrovati – eravamo un centinaio di persone – nei locali dell’Istituto Nazareth di Roma per un momento di riflessione e di scambio sulla vita delle nostre comunità e per rafforzare la conoscenza e l’amicizia reciproca. Il tema della “fedeltà” a Fede e Luce, scelto per la prima giornata, è stata meditato e approfondito per mezzo di testimonianze e attraverso lo scambio in piccoli gruppi.

“Ho cominciato a darmi da fare anche io per gli altri, per le altre famiglie. Ho capito che il mondo non era fatto tutto di commiserazione e che anche io potevo fare qualcosa per gli altri. Anche il fatto di parlare con una mamma e farle capire che la nostra posizione non è così tragica, è già qualcosa. Io sono guarita. Mi sento cambiata. E la voglia di fare mi rende più disponibile…”
una mamma

“Io sono un’incostante per natura…; cosa dunque mi ha spinto a continuare per 13 anni nello stesso impegno?
Alla base dell’incostanza in questo campo, penso che ci sia l’egoismo che ci acceca. Ma come puoi dire: oggi non ho voglia di stare con loro se sai che loro sono lì che ti aspettano, pronti a darti gioia, il loro messaggio di amore?”
un’amica

“Sotto la nostra crosta terribile e fredda abbiamo tante cose belle e loro, i più piccoli, attingono direttamente a questo centro.
La crosta è fatta dalla nostra paura di lasciarci coinvolgere. Io ho paura come e più degli altri. La componente più grande della fedeltà è di riconoscere questo amore che è in ognuno di noi: basta volerlo far sgorgare…”
un giovane

“Durante l’incontro in Galles, per mia moglie e per me, è scattato qualcosa: non eravamo più soli, estranei in visita: mi sono ritrovato fra amici. Mi sono reso conto che Fede e Luce non era solo qualcosa per passare un pomeriggio, ma qualcosa di molto più profondo… Ho imparato a capire che cosa significa pregare, vivere in comunità la vera amicizia: il significato più vero di Fede e Luce. L’unione tra le comunità deve essere continuamente alimentata da questi incontri: sono troppo utili per migliorare ed ingrandire i nostri orizzonti.
Se tutte le energie spese servissero a far scattare qualcosa anche in una sola persona, il nostro lavoro, i nostri denari saranno spesi bene…”
un papà

Nella seconda giornata il Padre David Wilson, assistente internazionale, ci ha parlato del “nutrimento della fede a Fede e Luce”: la catechesi per le persone handicappate, la “catechesi” che possiamo l’un l’altro rivolgerci attraverso i gesti, le espressioni, gli sguardi quando sono impregnati dell’amore di Gesù, quando ci riuniamo nel suo nome.

“Fede e Luce – ha, tra l’altro, detto Padre Wilson – non include la catechesi tra i suoi obiettivi ufficiali. Ma se la partecipazione nelle nostre piccole comunità non porta risultati di crescita nella fede, vuol dire che manca qualcosa.
Abbiamo bisogno di creare comunità che diventino non ghetti isolati, ma piuttosto scalini verso un’integrazione nella più ampia comunità della parrocchia. Nelle piccole comunità la relazione tra tutti i membri del gruppo diventa l’elemento vitale della catechesi; il gruppo stesso è il veicolo per trasmettere la fede.
Una delle cose meravigliose della Chiesa è che creda che siamo spirito ma anche corpo. E tutti i gesti sacramentali sono considerati importanti. Lo spirito passa attraverso il corpo. Siamo fatti per Dio. Questa è la cosa più importante. Se siamo limitati in certe capacità, certamente la capacità di Dio di vivere in noi non è limitata.”

Questo articolo è tratto da:
Ombre e Luci n. 1, 1983

Ombre e Luci n.1 - Copertina

SOMMARIO

Editoriale

Ombre e Luci? di Marie Hélène Mathieu
Editoriale n.1

Articoli

L’esperienza della solitudine di Jacqueline e Henri Faivre
Difficoltà loro o nostra? di Henri Bissonier
Ti aspetto sempre di Jean Vanier
Il Chicco: una casa per Fabio e Maria di Anna Da e Guenda Malvezzi

Rubriche

Dialogo aperto
Vita Fede e Luce

Libri

Il dolore innocente - Un handicappato nella mia famiglia, G. Hourdin
Darti la vita, J. Carrette

Vita Fede e Luce n.1 ultima modifica: 1983-03-02T20:09:55+00:00 da Redazione

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