Credo che non dimenticherò mai la gita alla Méta; è stata un’esperienza straordinaria e fuori dal comune. Del resto quando ne parlo, dico che ho cominciato a credere possibile una simile “pazzia”, solo al momento in cui scalavamo i pendii del monte. Di fatti, per me che non posso camminare, già salire per sentieri impraticabili da una carrozzella, nella prima parte dell’escursione, sapeva di miracolo. C’era, è vero, nel gruppo che aveva deciso l’impresa, una vera comunione; ad ogni costo volevamo vincere quella salita così scoscesa. Nella seconda parte, più ripida, i miei compagni si davano il cambio ogni dieci metri per portare la mia “barella” (costruita il giorno prima con pali e corde); l’ultimo pezzo della salita era addirittura pericoloso: data la forte pendenza spesso scivolavo dalla barella e non era semplice fermarsi per rimettermi a posto.

Lasciarmi sballottare in quel modo è stata una dura prova per me, oltre che per loro, perché, oltre alla fatica evidente sapevo che fisicamente non potevo in nessun modo aiutare i miei amici. Dal punto di vista fisico mi sentivo un peso morto, portato, agitato, scosso in ogni senso. Devo confessarlo, provavo un senso di pesantezza nel cuore che è durato durante tutta la salita. Ma ora, e ogni volta che ripenso a quei momenti, esulto di gioia e mi rivedo immerso in quello splendido paesaggio, circondato dai miei fedeli e intraprendenti amici.

Ogni volta che ripenso a quei momenti, esulto di gioia e mi rivedo immerso in quello splendido paesaggio, circondato dai miei fedeli e intraprendenti amici.

Questa esperienza era un tutt’unico con quello che abbiamo vissuto durante il campeggio ad Alfedena. Credo che senza quel contesto di gioia e sofferenza profonde, un’avventura come questa della Méta non sarebbe stata possibile. Quelli che erano rimasti al campo, durante la nostra escursione erano in comunione con noi che salivamo.

Approfitto di questo articolo per ringraziarli tutti ancora una volta e per dir loro che, attraverso questa esperienza così insolita, è nato qualcosa fra noi che ci unisce per sempre.

Leggi anche: Nessuno aveva pensato che Patrick avrebbe preso parte alla gita di Mariangela Bertolini

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.3, 1983

Ombre e Luci n.3 - Copertina

SOMMARIO

Editoriale

Gli altri di Marie Hélène Mathieu

Dossier: Vacanze

Con la differenza si può convivere di Anna Cece
Nessuno aveva pensato che Patrick avrebbe preso parte alla gita di Mariagnela Bertolini
Con loro sono salito sul monte Méta di Patrick Thonon
Per la prima volta lontano da me di Rita Ozzimo NameErrorem
Insieme sì, ma come di Nicole Schulthes
…ed è stata una vera vacanza di Agnés Auschitzky
Soggiorni invernali di Lucia Bertolini
Prestare casa intervista a Francesca Biondi

Rubriche

Dialogo Aperto n.3
Vita Fede e Luce n.3

Libri

Quando il dolore bussa forte, Dori Zamboni
Un caso di coscienza, Henry Denker
Storia di un padre, David Melton
E non disse nemmeno una parola, Heinrich Böll

Con loro sono salito sul monte Méta ultima modifica: 1983-09-30T19:24:40+00:00 da Patrick Thonon

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